I ribelli sciiti prendono il controllo della terza città più grande e importante dello Yemen. L’attacco alla città di Taiz e all’aeroporto limitrofo è stato supportato anche dai sostenitori dell’ex presidente Ali Abdullah Saleh, che hanno coadiuvato le azioni di conquista dei ribelli. Intanto, secondo alcuni funzionari militari, file di carri armati starebbero marciando verso il centro del Paese, probabilmente in direzione di Aden, città in cui si è rifugiato il presidente Abed Rabbo Mansur Hadi.
Prevista per il pomeriggio una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per fare il punto sulla situazione nello Yemen in seguito alla conquista della capitale e delle zone circostanti. I miliziani houthi avrebbero anche ricevuto 185 tonnellate di armi dall’Iran e il rischio di una guerra civile diventa sempre più plausibile.
Gli Stati Uniti rispondono all’aumento della tensione evacuando tutto il personale americano dallo Yemen. La decisione è conseguenza sopratutto degli attacchi dei giorno scorsialle moschee sciite che hanno causato 140 morti, rivendicati dai combattenti dello Stato Islamico. Agli attentati sono seguite ulteriori minacce da parte dell’Is, che ha pubblicato sul web una lista di cento soldati americani che hanno partecipato ad azioni di guerra contro il Califfato, con i relativi indirizzi delle famiglie. La lista è rivolta a tutti i miliziani dello Stato Islamico residenti negli Stati Uniti, con l’invito ad ucciderli.
Intanto il presidente yemenita rompe il silenzio per rivolgersi ai familiari delle vittime di questi ultimi giorni e paragona i ribelli houthi alle forze dell’Is: “Entrambi vogliono dividere il Paese e non vogliono il bene degli yemeniti, le azioni dei ribelli rappresentano un golpe contro la legittimità costituzionale”.