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Yesterday, i film del (mio) passato (10): Recensione "Misery non deve morire"

Creato il 13 gennaio 2016 da Giuseppe Armellini
Yesterday, film (mio) passato (10): Recensione umber whunnnn
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Questi suoni: nonostante la nebbia.

Ricordo ancora quelle onomatopee all'inizio del libro, ripescate in una nebbia diversa da quella da cui cercava di uscire Paul Sheldon, la nebbia dei miei ricordi.
Ero bambino, 12, forse 13 anni, e lessi questo libro al contempo così semplice e complesso.
Vidi il film pochissimo tempo dopo, forse un anno, forse poco più.
Me lo ritrovo oggi, 25 anni dopo, e scopro che ricordavo tutto, anche singoli dettagli.
Impressi come le onomatopee del libro.
Misery è un film grandioso e sarebbe riduttivo e ingrato credere che lo sia perchè tratto da un romanzo come quello di King.
Certo, l'dea di partenza è fenomenale, e gli sviluppi ancor meglio.
L'idea geniale di King fu riuscire ad agire non soltanto su uno ma su due piani metaletterari.
Il primo, quello evidente, è il raccontare la vicenda di uno scrittore di romanzi. In realtà King ne scrisse diversi di romanzi con protagonisti romanzieri, non solo questo.
Ma l'idea ancor più geniale è l'aver inserito ANCHE il lettore in questo gioco metaletterario.
Il lettore, colui quindi che stava leggendo fisicamente i suoi libri, era anche protagonista degli stessi.
E sì che molti di noi all'epoca si vantavano, come il celeberrimo personaggio di Kathy Bates, di essere "i lettori numero 1" di King.
Il gioco di ruolo è doppio, fantastico.
Yesterday, film (mio) passato (10): Recensione
Nel cinema ovviamente tutto questo si perde, il gioco di specchi si frantuma.
Ma il soggetto rimane formidabile lo stesso.
Eppure non basta un gran soggetto a fare un gran film.
Come passo successivo ci verrebbe naturalmente di parlare dei due attori, facciamolo allora.
L'Annie WIlkes dell'enorme Kathy Bates è uno dei villain antelitteram (e molto sui generis) più riusciti che il cinema moderno ci abbia regalato.
Dolce e crudele, svampita e intelligentissima, calma e pazza, protettrice e distruttrice, un crogiolo di sfumature impressionante. La Bates è formidabile, il suo faccione indimenticabile.
Il suo primo accenno di squilibrio, quello riguardante una cosa così piccola e insignificante come le parolacce nel libro, mette più brividi delle manifestazioni successive della propria pazzia, manifestazioni quasi sempre in climax ascendente sì, ma inframmezzate da terrorizzanti momenti di calma e dolcezza.
Parlare della Bates è quasi inutile, siamo a livelli di recitazione pazzeschi.
Lei vestita sempre di colori morti (e quella casa spoglia ma comunque piena di cose che fa pendant), lei così calma, così innamorata del suo scrittore e del suo personaggio, lei così dedita a lui, lei con un maiale come animale da compagnia.
E al contempo così forte (mette paura vederla prenderlo dall'automobile e alzarlo di peso), così pericolosa, così feroce.
Grassa, sola, pazza. Il profilo perfetto.
Yesterday, film (mio) passato (10): Recensione
Ma si parla sempre troppo poco di James Caan, eppure siamo davanti ad una interpretazione ancora più difficile e non meno riuscita. Forse meno appariscente ed iconica sì, ma ugualmente grande. E non solo perchè per buona parte della stessa è Caan immobilizzato a letto, ma soprattutto perchè questo ruolo lo sottopone ad una prova fisica pazzesca.
Guardate il film, guardate in quante scene l'attore deve letteralmente smuovere il proprio corpo per la casa, cadere dal letto, compiere movimenti innaturali (perchè, ovviamente, lui in realtà sta bene).
Nella bellissima scena di perlustrazione della casa in assenza di Annie ci sembra quasi di soffrire con lui. E quando Annie torna e lo trova sudato fradicio avvertiamo quel sudore e quella fatica come reale, non cinematografica.
Ecco, King e il suo soggetto abbiamo detto, appena sotto gli attori.
O.k.
Yesterday, film (mio) passato (10): Recensione
Ma quando si parla di Misery nessuno invece sottolinea quanto dovuto la magistrale regia di Reiner, uno che solo 4 anni prima, ci (mi) aveva regalato una delle migliori trasposizioni kinghiane di sempre, Stand by Me.
In Misery c'è una costruzione delle scene perfetta, nemmeno una sbagliata, un uso dei tempi e dei luoghi impeccabile. 
Misery è un film di dettagli (ne ho contati quasi 15), mai banali, mai non funzionali allo sviluppo della trama. Reiner usa questi dettagli, queste inquadrature strettissime, come il miglior Hitchcock.
Ma potremmo parlare dell'incipit culminante col perfetto incidente, dell'elicottero visto dalla finestra, della sopracitata scena della perlustrazione, del montaggio che racconta la stesura del romanzo "obbligato" attraverso le stagioni, della magnifica resa dei conti finale, lo scontro fisico tra Annie e Paul, così ben girato, verosimile e cruento che una volta di più capisci a che livelli si siano portati i due attori.
La sceneggiatura di Goldman è un altro punto di forza. Il film ha un ritmo magistrale, mai un momento di calo, una gestione del climax perfetta, l'inserimento di nuovi indizi sempre al momento giusto e al posto giusto (memorabile l'album di ricordi. Sapevamo che lei era pazza ma non che fosse un'assassina seriale).
Funziona alla grande anche un personaggio marginale come lo sceriffo. Ironico, intelligente, brav'uomo. La sua fine ci rattrista come fosse un protagonista.
Paradossalmente il personaggio più intelligente è però quello che all'apparenza sembra possedere il Q.I più basso, Annie stessa. La vediamo persa nel suo mondo, a volte al confine con l'handicap mentale. Eppure sa tutto. Sa di quante volte Paul si è alzato, sa quello che ha nascosto, sa quello che ha trovato. E appena ricevuto a casa lo sceriffo invece che tergiversare o aspettare di rispondere a domande gli dice spontaneamente di aver comprato della carta per scrivere un libro.
Lei è sempre un passo avanti, un personaggio come raramente se ne trovano.
Yesterday, film (mio) passato (10): Recensione
A me la situazione generale ha riportato alla mente Shining.
La neve, i personaggi principali isolati e sperduti, il Male che ti possiede (lì trascendentale, qua impersonato da Annie), le ricerche, l'arrivo dello sceriffo come del cuoco allora. Trovo che lo scheletro di sceneggiatura sia molto simile.
E c'è almeno una scena di una violenza inaudita, quella del martello. 
Roba che mi sono portato il dolore con me ancora 25 anni dopo.
In realtà se di un difetto possiamo parlare è una zona scusa personale mia, un dubbio che non riesco proprio a togliermi dalla testa.
Annie fa bruciare a Paul l'unico manoscritto del romanzo inedito, quello in cui Misery muore.
Non capisco allora perchè nel nuovo romanzo lo costringe a farla resuscitare, a trovare uno stratagemma (la morte apparente) per farla tornare in vita.
Se il romanzo inedito è stato distrutto quello nuovo doveva semplicemente riprendere la storia dal finale dell'ultimo edito.
Lo trovo un errore gravissimo che non riesco a spiegarmi.
Rimane un film meraviglioso, così alternato tra il freddo della neve e il caldo di una casa dove c'è qualcuno che pensa solo per te.
Una riflessione sull'idolatria persino.
Qualcosa che ti rimane dentro anche 25 anni dopo.
Come quelle onomatopee che raccontavano di freddo, vento e una nebbia dalla quale riemergere

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