di Gigi Sanna Altri documenti, sia quelli che si vedranno più avanti sia quelli che via via saranno da noi pubblicati a breve, confermeranno il dato sull'aspetto MF del dio nuragico, ma riteniamo che forse nessuno lo possa, con altrettanta chiarezza, come questo che oggi presentiamo. E' stato trovato casualmente da un privato, diverso tempo fa, in una località del centro della Sardegna che qui (per ovvi motivi di prudenza, soprattutto di doverosa tutela del sito) si preferisce non nominare. Si tratta di un coccio (verosimilmente il resto di un manico di un vaso cultuale nuragico) in pasta rossastra di non grandi dimensioni (meno di 7 cm di altezza x 5 cm circa di larghezza.) che reca incisa, con solchi abbastanza profondi, una 'scritta' realizzata in parte in stile pittografico e in parte solo con segni schematici 'lineari'. La parte pittografica, che procede dalla parte alta del manico, presenta manifestamente un intero 'corpo' umano, ma realizzato per 'dettagli' significativi o pregnanti; in modo tale cioè da suggerire nella parte superiore un "aspetto" femminile, nella parte inferiore un "aspetto" (almeno apparentemente) solo maschile. Nella parte superiore si nota infatti un viso a 'bambolina', reso attraverso un disegno con linee morbide e 'rotondeggianti' che riguardano le guance, ma anche le sopracciglia e la bocca. L'occhio è tracciato solo con un puntino alludente alla pupilla, ben visibile sotto l'arcata sopraccigliare sinistra (a destra di chi guarda la figura), meno visibile sotto quella destra, visibile quest'ultima solo per metà. Al di sopra della fronte una linea non molto marcata denuncia forse l'inizio del disegno della capigliatura, ormai andato perduto, a causa della frattura del manico del vaso, Il viso è seguito, all'altezza delle guance, da due corte 'braccine' senza il busto (quella a destra leggermente più staccata dal 'corpo') e, all'altezza del mento, da un 'corpo' ('piriforme' o, grosso modo, a triangolo con vertice verso l'alto) la cui femminilità è resa, e direi particolarmente sottolineata dall'ombelico dilatato e dal grembo ampio e 'maternamente' rilassato (per infiniti parti) dalle pieghe (questo verosimilmente il probabile significato delle due grandi linee che lo solcano, leggermente curve e opposte. Concava la superiore e convessa la sottostante)...Leggi tuttoCaro Gigi, ci hai fatto aspettare, ma ne valeva la pena. Quel gingillo che ci presenti è, più che straordinario, commovente. Commovente, va da sé, per chi vuol vedere, capire, studiare, interessarsi, anche emozionarsi, pensare a che cosa c'è dietro, a sos mannos nostros che ce l'hanno lasciato in eredità. Per chi, insomma, sente che non tutto lo scibile in materia archeologica ed epigrafica è nella testa di chi proclama pubblicamente (e testualmente): "Prima del primo Millennio aC e addirittura nel IX non si trovano tracce di scritti, fino all'VIII. Eravamo un popolo di muti in quel periodo". O anche per quanti, con altrettanta sicumera e tautologia, afferma che i nostri antichi non scrivevano... perché non scrivevano. Temo - ma non scoraggiamoci perché "ci sarà pure un giudice a Berlino" - che questo coccio farà la fine della barchetta nuragica, del coccio "ugaritico", di quello di Pozzomaggiore e di chi sa quanti altri reperti aspettano nei magazzini delle Soprintendenze che qualcuno, ammettendo di non sapere di epigrafia, si rivolga a chi ne sa. Se proprio il giudice a Berlino non c'è, se ne troverà qualcuno in giro per la Sardegna e l'Italia? Magari qualcuno che sia deciso a chieder conto, nell'interesse dei contribuenti, di questa ormai insopportabile arroganza? [zfp]
Magazine Cultura
YHWH in 'immagine' pittografica. Prima a Gerusalemme? No, in Sardegna. E con scrittura šardan
Creato il 24 settembre 2010 da Zfrantziscu
di Gigi Sanna Altri documenti, sia quelli che si vedranno più avanti sia quelli che via via saranno da noi pubblicati a breve, confermeranno il dato sull'aspetto MF del dio nuragico, ma riteniamo che forse nessuno lo possa, con altrettanta chiarezza, come questo che oggi presentiamo. E' stato trovato casualmente da un privato, diverso tempo fa, in una località del centro della Sardegna che qui (per ovvi motivi di prudenza, soprattutto di doverosa tutela del sito) si preferisce non nominare. Si tratta di un coccio (verosimilmente il resto di un manico di un vaso cultuale nuragico) in pasta rossastra di non grandi dimensioni (meno di 7 cm di altezza x 5 cm circa di larghezza.) che reca incisa, con solchi abbastanza profondi, una 'scritta' realizzata in parte in stile pittografico e in parte solo con segni schematici 'lineari'. La parte pittografica, che procede dalla parte alta del manico, presenta manifestamente un intero 'corpo' umano, ma realizzato per 'dettagli' significativi o pregnanti; in modo tale cioè da suggerire nella parte superiore un "aspetto" femminile, nella parte inferiore un "aspetto" (almeno apparentemente) solo maschile. Nella parte superiore si nota infatti un viso a 'bambolina', reso attraverso un disegno con linee morbide e 'rotondeggianti' che riguardano le guance, ma anche le sopracciglia e la bocca. L'occhio è tracciato solo con un puntino alludente alla pupilla, ben visibile sotto l'arcata sopraccigliare sinistra (a destra di chi guarda la figura), meno visibile sotto quella destra, visibile quest'ultima solo per metà. Al di sopra della fronte una linea non molto marcata denuncia forse l'inizio del disegno della capigliatura, ormai andato perduto, a causa della frattura del manico del vaso, Il viso è seguito, all'altezza delle guance, da due corte 'braccine' senza il busto (quella a destra leggermente più staccata dal 'corpo') e, all'altezza del mento, da un 'corpo' ('piriforme' o, grosso modo, a triangolo con vertice verso l'alto) la cui femminilità è resa, e direi particolarmente sottolineata dall'ombelico dilatato e dal grembo ampio e 'maternamente' rilassato (per infiniti parti) dalle pieghe (questo verosimilmente il probabile significato delle due grandi linee che lo solcano, leggermente curve e opposte. Concava la superiore e convessa la sottostante)...Leggi tuttoCaro Gigi, ci hai fatto aspettare, ma ne valeva la pena. Quel gingillo che ci presenti è, più che straordinario, commovente. Commovente, va da sé, per chi vuol vedere, capire, studiare, interessarsi, anche emozionarsi, pensare a che cosa c'è dietro, a sos mannos nostros che ce l'hanno lasciato in eredità. Per chi, insomma, sente che non tutto lo scibile in materia archeologica ed epigrafica è nella testa di chi proclama pubblicamente (e testualmente): "Prima del primo Millennio aC e addirittura nel IX non si trovano tracce di scritti, fino all'VIII. Eravamo un popolo di muti in quel periodo". O anche per quanti, con altrettanta sicumera e tautologia, afferma che i nostri antichi non scrivevano... perché non scrivevano. Temo - ma non scoraggiamoci perché "ci sarà pure un giudice a Berlino" - che questo coccio farà la fine della barchetta nuragica, del coccio "ugaritico", di quello di Pozzomaggiore e di chi sa quanti altri reperti aspettano nei magazzini delle Soprintendenze che qualcuno, ammettendo di non sapere di epigrafia, si rivolga a chi ne sa. Se proprio il giudice a Berlino non c'è, se ne troverà qualcuno in giro per la Sardegna e l'Italia? Magari qualcuno che sia deciso a chieder conto, nell'interesse dei contribuenti, di questa ormai insopportabile arroganza? [zfp]
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