Yoga d'aria

Da Stefania Cunsolo @stefystillwords

Isla del Sol, Lago Titicaca (Bolivia)


Sul lago Titicaca ho condiviso con parecchie persone un'esperienza difficile da dimenticare: il mal di montagna.Per i primi giorni a quattromila metri non c'è scampo: l'aria più rarefatta provoca palpitazioni, affanno, mal di testa, vertigini, nausea, mancanza d'appetito, insonnia... Ogni persona è diversa dunque i sintomi possono variare, ma la disperazione è comune a tutti.
La tragedia mi ha ispirato. Mentre cercavo di non svenire a ogni passo in salita, di ritrovare il piacere del viaggio e il respiro nella meditazione quotidiana (sempre più in affanno), ho realizzato come il mal di montagna non sia poi così lontano dalla quotidianità che mette altrettanto alla prova al livello del mare.Stress, ansia, vertigini, digestione difficile, fobie, separazioni, scadenze, attacchi di panico... Sono circostanze comuni a molte persone e la sensazione predominante è quella di soffocare, sentirsi in trappola, senza vie d'uscita. Da cui spesso l'espressione: "mi manca l'aria!".
A me è mancata l'aria in questo viaggio fra Perù e Bolivia: ansimando tra una discesa e una salita, ho messo insieme tutte le informazioni a mia disposizione, dai consigli dei locali e di altri viaggiatori fino ad alcune tecniche di yoga.Ne è scaturito un tragicomico decalogo per sopravvivere al mal di montagna, ma anche a chiunque ci tolga il fiato (noi stessi il più delle volte!).

Qualunque sia la circostanza in cui ci manca l'aria, ecco dunque il decalogo per riprendere fiato:

1. LLP.

Non è un disco musicale, bensì l'acronimo di una delle tecniche di yoga più efficaci: il respiro Lungo, Lento e Profondo.In caso di emergenza è la prima cosa che calma la mente, rallenta il battito cardiaco ed espande i polmoni, facendo in modo che una maggiore quantità di ossigeno raggiunga il cervello.Si può anche trattenere il respiro nei polmoni per qualche secondo, purché non affatichi.

2. SIESTA.

Per quanto riposare possa sembrare scontato, non sempre siamo capaci di rilassarci davvero, correndo fra un impegno e l'altro o prefiggendoci continuamente nuovi obiettivi.Lottare con circostanze inaspettate procura solo altro stress: meglio attendere con pazienza che il peggio passi, senza contorcersi, maledire il prossimo o sentirci sventurati. Le statistiche dimostrano che, facendo altrimenti, la situazione peggiora.Quando il peggio arriva, invece, guardarlo negli occhi senza fare nulla (magari distesi, con una bella tisana calda e rilassante in mano!) ci rende più osservatori e meno vittime.

3. FOCUS.

Appendice al punto precedente, specifica per quelli che "non posso fermarmi, ho un'agenda fitta io!", ovvero non sanno come fare a non fare nulla.In viaggio mi sono resa conto che per qualcuno riposare è un lusso che non ci si concede tanto facilmente.Se proprio non si può venire meno a qualche appuntamento oppure non si riesce a rinunciare a fare qualcosa nonostante i ritmi ci stiano pressando, il suggerimento è: focalizzarsi su una sola cosa alla volta.Tenendo il cervello impegnato su un dato soltanto, si spera di evitare l'overdose.

4. CALMA.

Il cuore pompa più in fretta per portare l'ossigeno che manca al cervello, da cui l'affanno ogni volta che si incontra una salita (nella vita, tanto quanto nei sentieri di montagna).Tecniche di visualizzazione si sono rivelate molto efficaci, associate al respiro profondo, per calmarsi in caso di panico. Si può visualizzare un lago per esempio (il Titicaca mi è servito!) le cui acque sono placide e cristalline.

5. VADE RETRO.

Rallentare i movimenti fisici al punto tale da andare in retromarcia. Un passo dietro l'altro, un battito del cuore dopo l'altro, un pensiero alla volta, e così via.Se proprio dobbiamo muoverci, danziamo soavemente con il corpo, accompagnandolo con dolcezza attraverso le tensioni, lo stress, il panico e quant'altro.

6. GUARDA CHE LUNA.

Distrarsi dalla tragedia in corso: più si pensa che manca l'aria, continuandola a cercare fuori dove non sempre c'è, meno la si trova dentro di sé.Ci sono cose interessanti davanti ai nostri nasi, nonostante le vediamo doppie per le vertigini o non le vediamo affatto perché accecati dallo stress.

7. ALLA SALUTE!

L'alimentazione è fondamentale per tenere lo stress sotto controllo: ci sarebbe un intero libro da scrivere a tal proposito. Qui ci limitiamo a qualche dritta in caso di mal di montagna o simili.Mangiare spesso ma leggero, innanzi tutto, per non appesantire il corpo con una digestione difficile da gestire. Se si parte per i quattromila metri oggi, cominciare già qualche giorno prima a stabilire una dieta leggera.Quando manca l'aria i cereali sono da preferire, perché i carboidrati apportano ossigeno. Mangiare un pezzo di pane o di cracker inoltre allevia la nausea.Erbe: il gyngko contro la stanchezza fisica e mentale e lo zenzero per lo stomaco. Camomilla e valeriana sono molto rilassanti.In Perù io mi sono imbottita di infusi di muña, un'erba simile alla menta per sapore e proprietà digestive, e di foglie di coca. Ebbene sì, la coca. Ovviamente, presa in piccole dosi non è una droga ma solo un leggero stimolante, alla stregua di caffè o tè: in Perù e Bolivia è il rimedio (legale) più consigliato contro il mal di montagna.A monte di tutto, infine, il rimedio più naturale ed efficace: bere tantissima acqua! Fluidifica il sangue, migliora la circolazione e ci purifica.

8. PPP.

Non è il pianissimo sullo spartito musicale, bensì i tre presto: cenare presto, andare a letto presto, svegliarsi presto.I ritmi giusti sono importanti per passare da allegri ma non troppo ad andanti maestosi.

9. AHI, DORMIRE!

La notte e il risveglio potrebbero essere i momenti peggiori quando manca l'aria: il mal di testa è più forte perché da distesi il cuore fa arrivare più rapidamente il sangue al cervello. La conseguenza immediata è la bestia nera: l'insonnia.La tecnica al punto uno, LLP, è perfetta: praticata prima di dormire concilia il sonno e calma il mal di testa del risveglio.Respirare solo dalla narice sinistra calma, rilassa e rinfresca.Dormire sul fianco destro stimola la respirazione dalla narice sinistra e dunque il sonno.Se il mal di testa è molto forte, si può provare a dormire in posizione semi verticale con un cuscino dietro la schiena.10. COMUNICAZIONE NEUTRALE.Dulcis in fundo, non poteva mancare. Se a rovinare la respirazione non è la montagna ma un fidanzato, parente, capoufficio, o altro essere umano "vampiro" che ci toglie il fiato: comunicare.Dire chiaramente con poche, semplici e gentili parole come ci fa sentire.Se persiste, augurargli buon viaggio ma su un'altra barca, perché insieme sulla stessa si rischia di ribaltarsi e affogare nel bel mezzo di quell'oceano che è la vita.

Ciascuno di noi è in viaggio e, durante il percorso, non sempre le cose vanno come ce le aspettavamo. Frustrazione e senso di impotenza di fronte a ciò che ci sembra incontrollabile sono lo stato di normalità per ogni essere umano. Stress, attacchi di panico, relazioni soffocanti, blocchi oppure ostacoli lungo l'itinerario che tanto appassionatamente avevamo pianificato, sono parte dell'esperienza.
L'altitudine di per sé non è un male. Anzi, come in questo blog è più volte ripetuto, è con una visione di noi stessi dall'alto che riusciamo a vedere bene tutto ciò che ci riguarda e la nostra posizione nel mondo.È perfettamente normale che da quell'altezza, vedendo quello che prima non vedevamo, arrivino un po' di vertigini. Sono blocchi che si manifestano anche nel corpo e come tali sono assolutamente affrontabili.
Meditando ogni giorno con il mal di montagna, quando il corpo sembrava non potere reggere, ho sperimentato questa trasformazione.
Dopo un po' l'aria non manca più, anzi: una volta che ci si adatta alla nuova altitudine si è in grado di respirare l'aria di montagna, più pulita e leggera, rinfrescando la mente. E si torna a godere appieno, anche meglio di prima, del viaggio.

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