Lo scorso 23 giugno è morto Peter Falk: tutti ne hanno parlato, i giornali si sono riempiti di coccodrilli e di gallerie fotografiche, ogni mio amico su Facebook ha scritto sulla bacheca qualcosa del tipo "ciao Colombo" o "addio Peter". Io non ho postato nulla sull'argomento un po' perché me ne sono dimenticato e un po' perché Il tenente Colombo non l'ho mai guardato e allora va bene dire che è un'icona e un modello di fascino sornione, ma non saprei nemmeno raccontare una mezza trama di episodio. Al tempo stesso, però, non è che non fossi affezionato a Peter Falk, a lui e a tutto il giro di amici di Cassavetes che negli anni '70 girarono come andare in gita scolastica e se ne usciroon con roba come Mariti, Una moglie o Il grande imbroglio, che era un film venuto malissimo ma con un paio di scene comicissime. E poi, certo, Peter Falk era l'angelo caduto di Wenders, che nel Cielo sopra Berlino se ne stava al bancone del porcaro vicino al muro e con quell'aria ironica e stanca passava oziando il suo tempo sulla terra. Non ci avevo pensato, a Wenders e agli angeli, quando ho saputo della morte di Peter Falk. Ma ieri sera, tornando a casa in macchina, stavo ascoltando questa canzone e a un certo punto, nonostante fossi tipo al milionesimo ascolto, ho finalmente capito cosa vogliono dire le sue parole un po' astruse. E quando Berninger attacca a dire "afraid of the heights / stay tonight with the sinners / 'cos we are desperate to entertain", mi sono venuti in mente proprio gli angeli di Wenders e la loro stanchezza nello stare dietro alle persone, sempre lì a fare i protettori e i dispensatori di tranquillità. Ho pensato alla faccia di Peter Falk, a quanto, in fondo, ammettesse la propria stanchezza da sempre, il distacco un po' burbero e un po' legittimo dagli affari del mondo. Per cui, insomma, credo che lo stesso Falk fosse da tanto tempo stanco del tenente Colombo, stanco di intrattenerci, e che finalmente se ne sia liberato. Per cui ora starà sicuramente meglio e magari sarà da qualche parte lì a Berlino...
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