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young adult

Creato il 25 marzo 2012 da Albertogallo

YOUNG ADULT (Usa 2012)

locandina young adult

Mavis Gary, il personaggio principale di questo film, guida una Mini, scrive su un Mac, chiama con un iPhone e indossa magliette Hello Kitty. Vuole riconquistare il fidanzato neopapà dei tempi del liceo e allora parte in auto alla volta del suo paesino natale in Minnesota. Gli eventi che la vedono coinvolta ci spingono a identificarla con i personaggi dei libri che scrive, adolescenti imbranati alle prese con le prime scottature della vita. Considerate queste premesse, dunque, il film, nei suoi primi 30 minuti, rischia di essere, nell’ordine: 1) una di quelle pellicole superfighette tutta accessori e niente cervello; 2) un banale road movie messo in moto da un banalissimo pretesto; 3) un’opera dalle ambizioni sociologico-generazionali, della serie “vediamo cosa succede a questi giovani d’oggi che non sanno crescere e rimangono in un limbo di depressione post-adolescenziale per tutta la vita”. Tutto ciò, per fortuna, e nonostante un titolo ingannevolmente epocale (se avessero cominciato a chiamarci “generazione young adult” avrei cambiato pianeta), non accade: gli accessori/sponsor a un certo punto smettono di accumularsi, il viaggio in auto sulle (belle) note dei Teenage Fanclub finisce subito e il discorso sociologico rimane invece confinato alla figura della protagonista, dipinta anzi come un’eccezione alla regola, come una persona malata e infelice.

Cosa rimane, allora?

Non moltissimo, a mio parere. Rimane la bella interpretazione di Charlize Theron, per esempio, capace di reggere più o meno da sola sulle sue spalle un film dalla sceneggiatura esile esile e dalle ambizioni estetiche inesistenti, a metà strada tra La mia vita a Garden State e Elizabethtown: il topos dell’uomo o della donna che per qualche triste motivo torna alla propria cittadina natale di provincia dovrebbe essere vietato per legge, a Hollywood. Rimane un titolo in più nella prescindibile filmografia di Jason Reitman, che dopo i carini esordi (“promettenti” sarebbe eccessivo; cfr. Thank you for smoking e soprattutto Juno) si è ormai specializzato in film che si fanno guardare anche volentieri e che si dimenticano il giorno dopo (cfr. questa volta Tra le nuvole). E rimane, a quanto ne so, ed è un peccato che ciò accada in una pellicola tanto mediocre, il primo riferimento nostalgico agli anni Novanta mai udito in un film. Argomento: magliette di rock band. A un certo punto qualcuno, forse proprio Mavis, farfuglia qualcosa tipo: “Già, gli anni Novanta… Mitici”. Che tragedia: si comincia a parlare di quel decennio come negli anni Ottanta si parlava dei Sessanta. Non si sfugge alla nostalgia.

Alberto Gallo



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