[By ANNIE MURPHY PAUL - NEW YORK TIMES]
Tento di tradurre un articolo interessante
AMID the squawks and pings of our digital devices, the old-fashioned virtues of reading novels can seem faded, even futile. But new support for the value of fiction is arriving from an unexpected quarter: neuroscience.
Tra gli strilli e i tintinnii dei nostri dispositivi elettronici, l’abitudine vecchia scuola di leggere romanzi può sembrare sbiadita, persino futile. Ma un nuovo sostegno al valore della narrativa sta arrivando da un ambito inaspettato: le neuroscienze.
Brain scans are revealing what happens in our heads when we read a detailed description, an evocative metaphor or an emotional exchange between characters. Stories, this research is showing, stimulate the brain and even change how we act in life.
Scansioni del cervello stanno rivelando che ciò che accade nella nostra testa quando leggiamo una descrizione dettagliata, una metafora evocativa o uno scambio emotivo tra personaggi. Le storie, sta mostrando questa ricerca, stimolano il cervello e addirittura cambiano il modo in cui ci comportiamo nella vita.
Researchers have long known that the “classical” language regions, like Broca’s area and Wernicke’s area, are involved in how the brain interprets written words. What scientists have come to realize in the last few years is that narratives activate many other parts of our brains as well, suggesting why the experience of reading can feel so alive. Words like “lavender,” “cinnamon” and “soap,” for example, elicit a response not only from the language-processing areas of our brains, but also those devoted to dealing with smells.
I ricercatori hanno saputo per lungo tempo che le ‘classiche’ regioni del linguaggio, come l’area di Broca e l’area di Wernike, sono coinvolte nel modo in cui il cervello interpreta le parole scritte. Quello che gli scienziati hanno iniziato a capire negli ultimi anni è che la narrazione attiva molte altre parti del nostro cervello, suggerendo perché l’esperienza del leggere si percepisca così viva. Parole come ‘lavanda’, ‘cannella’, e ‘sapone’, per esempio, ottengono un responso non solo dalle aree del cervello che processano il linguaggio, ma anche da quelle dedicate agli odori.
In a 2006 study published in the journal NeuroImage, researchers in Spain asked participants to read words with strong odor associations, along with neutral words, while their brains were being scanned by a functional magnetic resonance imaging (fMRI) machine. When subjects looked at the Spanish words for “perfume” and “coffee,” their primary olfactory cortex lit up; when they saw the words that mean “chair” and “key,” this region remained dark.
In uno studio del 2006 pubblicato dal NeuroImage, dei ricercatori in Spagna hanno chiesto ai partecipanti allo studio di leggere parole con forti associazioni olfattive, insieme a parole neutre, mentre i loro cervelli venivano scansionati da una fMRI (Macchina funzionale magnetica di risonanza immagini). Quando i soggetti guardavano alle parole spagnole per ‘profumo’ e ‘caffè’, la loro corteccia olfattiva primaria si illuminava; quando vedevano le parole che significano ‘sedia’ e ‘chiave’, quella regione rimaneva scura.
The way the brain handles metaphors has also received extensive study; some scientists have contended that figures of speech like “a rough day” are so familiar that they are treated simply as words and no more. Last month, however, a team of researchers from Emory University reported in Brain & Language that when subjects in their laboratory read a metaphor involving texture, the sensory cortex, responsible for perceiving texture through touch, became active. Metaphors like “The singer had a velvet voice” and “He had leathery hands” roused the sensory cortex, while phrases matched for meaning, like “The singer had a pleasing voice” and “He had strong hands,” did not.
Ha ricevuto uno studio intensivo anche il modo in cui il cervello gestisce le metafore; alcuni scienziati hanno fermamente sostenuto che le espressioni idiomatiche come ‘una giornata pesante’ sono così familiari che vengono trattati semplicemente come parole e niente di più. Il mese scorso, tuttavia, un team di ricercatori dell’Università di Emory ha sostenuto su Brain&Language che quando i soggetti in laboratorio leggevano una metafora che avesse consistenza, si attivava la corteccia sensoriale responsabile della percezione della consistenza attraverso il tatto. Metafore come ‘Il cantante aveva una voce di velluto’ e ‘Aveva mani coriacee’ provocavano la corteccia sensoriale, mentre frasi combinate per significato, come ‘Il cantante aveva una voce piacevole’ e ‘Aveva mani forti’ non lo facevano.
Researchers have discovered that words describing motion also stimulate regions of the brain distinct from language-processing areas. In a study led by the cognitive scientist Véronique Boulenger, of the Laboratory of Language Dynamics in France, the brains of participants were scanned as they read sentences like “John grasped the object” and “Pablo kicked the ball.” The scans revealed activity in the motor cortex, which coordinates the body’s movements. What’s more, this activity was concentrated in one part of the motor cortex when the movement described was arm-related and in another part when the movement concerned the leg.
I ricercatori hanno scoperto che le parole che descrivono movimento stimolano a loro volta delle regioni del cervello distinte dalle aree che processano il linguaggio. In uno studio guidato dallo scienziato cognitivo Véronique Boulenger, del laboratorio di Language Dynamics in Francia, i cervelli dei partecipanti erano scannerizzati nel momento in cui leggevano frasi come ‘John afferrò l’oggetto’ e ‘Pablo calciò la palla.’ Le scansioni hanno rivelato attività nella corteccia motoria, che coordina i movimenti del corpo. Di più, questa attività era concentrata in una parte della corteccia motoria quando il movimento descritto era relativo a un braccio e in un’altra parte quando riguardava la gamba.
The brain, it seems, does not make much of a distinction between reading about an experience and encountering it in real life; in each case, the same neurological regions are stimulated. Keith Oatley, an emeritus professor of cognitive psychology at the University of Toronto (and a published novelist), has proposed that reading produces a vivid simulation of reality, one that “runs on minds of readers just as computer simulations run on computers.” Fiction — with its redolent details, imaginative metaphors and attentive descriptions of people and their actions — offers an especially rich replica. Indeed, in one respect novels go beyond simulating reality to give readers an experience unavailable off the page: the opportunity to enter fully into other people’s thoughts and feelings.
Il cervello, pare, non fa molta distinzione tra il leggere di un’esperienza e farla davvero; in entrambi i casi, sono stimolate le stesse regioni neurologiche. Keith Oatley, un professore emerito di psicologia cognitiva alla University of Toronto, ha suggerito che leggere produca una viviva simulazione della realtà, che ‘corre nella mente del lettore come le simulazioni al computer corrono nei pc.’ La narrativa, con i suoi dettagli evocativi, metafore fantasiose e attente descrizioni di persone e azioni, offre una riproduzione molto ricca. Infatti, i romanzi vanno oltre la simulazione della realtà per dare ai lettori un’esperienza impossibile fuori dal testo: l’opportunità di entrare pienamente nei pensieri e nelle emozioni di altre persone.
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