PS Vita
TESTATO SU
PSVITA
Genere: Gioco di Ruolo Giapponese
Sviluppatore: Nihon Falcom Corporation
Produttore: NIS America
Distributore: Bandai Namco
Lingua: Inglese
Giocatori: 1
Data di uscita: 21/02/2014
PSVITA |
Action-RPG di tutto rispetto finalmente su PS Vita Comparto tecnico sottotono
Combat system di facile comprensione e divertente Il ricorso al backtracking potrebbe non piacere a tutti
Fase esplorativa appagante
Oltre un quarto di secolo e non sentirlo. Probabilmente a qualcuno di voi sarà già stato detto, magari da qualche amico in vena di complimenti. Ebbene, l’espressione funziona anche per i videogiochi. Ancor meglio, per alcuni personaggi oramai divenuti immortali grazie alle loro epopee. Una di queste icone è un semplice ragazzotto dai rossi capelli che da ben più di venticinque anni è la bandiera di una delle saghe ruolistiche più longeve ed apprezzate di sempre, seconda solo all’infinita mitologia creata da Square Enix con i suoi Final Fantasy. Adol Christin, questo il nome del rosso spadaccino, con la sua voglia di avventura ha attraversato non solo due generazioni di videogiocatori, ma anche ogni “era” tecnologica che il genere umano abbia conosciuto sinora. La serie infatti, per far capire meglio a chi non fosse avvezzo, ha fatto la sua comparsa su ogni dispositivo conosciuto dal 1987 ad oggi. Solo i primi due episodi, conosciuti generalmente con i numeri romani I e II, vantano ben una ventina di remake e porting.
Dicevamo, la saga di Adol inizia nel lontano 1987, quando debuttò nei PC degli otaku del Sol Levante. Da allora non si è più fermata, arrivando ad abbracciare console casalinghe, cellulari e, da ultimo, console portatili, tra cui la compianta PSP, che rappresentò a suo tempo terreno assai fertile per la serie (tanto da ricevere Seven, un capitolo in esclusiva), la quale giunse con qualche sorpresa anche in occidente, permettendo alle nuove generazioni e ai vegliardi di riscoprirla.
PILLOLE DI YSPrima di passare ad analizzare nel dettaglio quanto il “nuovo” Adol ci offre è bene fare un po’ di chiarezza nell’imponente mitologia creata dagli sviluppatori in così tanti anni e collocare temporalmente (e “geograficamente”) questo episodio, in modo da preparare coloro i quali non avessero mai avuto modo di avvicinarsi alla serie prima d’ora. Ys: Memories of Celceta non costituisce un “nuovo” episodio bensì, seguendo un’ipotetica linea cronologica, esso è in realtà il quarto capitolo delle gesta dello spadaccino dai capelli rossi. Come mai l’ennesimo remake? Ebbene, questo episodio è stato l’unico a non essere mai stato sviluppato da un team interno a Falcom. Nel corso degli anni sono state ben due le software house che si sono addossate la responsabilità di farci conoscere la terra di Celceta: Tokin House (con Ys IV: Mask of the Sun) e la defunta Hudson Soft (che col suo Dawn of Ys ha optato per una timeline alternativa rispetto a Mask of the Sun). Da vent’anni ormai i fan della serie chiedevano insistentemente a Falcom di regalare al mondo un capitolo vero, originale, totalmente sviluppato dal team interno e, per una volta, le nostre preghiere (eh sì, anche quelle di chi scrive) sono state ascoltate.
Davvero una grande soddisfazione per i vetusti fan della saga, ma i novellini? Niente paura, perché ogni episodio della serie (ad eccezione dei primi due, da gustare rigorosamente in sequenza) rappresenta un’esperienza a sé stante, ambientate nelle differenti regioni della magnifica terra di Ys. L’intero continente è un costante richiamo ad un antico e leggendario bacino del Mediterraneo; la serie infatti contiene moltissimi riferimenti alla storia reale a partire dal nemico di sempre, l’impero di Romun (l’impero romano), per giungere a Xandria (l’attuale Alessandria d’Egitto), Artago (Cartagine), Ys (leggendario territorio nell’attuale Bretagna dove, nell’epica medievale, trovano posto anche le vicende di Tristano e Isotta) e cosi via. Quale miglior modo per avvicinare le giovani generazioni a codesta epica esperienza se non far perdere la memoria al povero protagonista?
RICORDI PERDUTICerto, forse il pretesto utilizzato non è tra i più originali visti in una serie videoludica, ma funziona davvero grazie alle scelte stilistiche operate. Adol infatti non ricorda nulla; sa solo di essere sopravvissuto ai pericoli della grande foresta di Celceta e di essere arrivato malconcio in una cittadina al suo limitare. Egli potrà recuperare brandelli di memoria solo avventurandosi, esplorando nuovamente l’antica foresta e parlando con i molti NPC che affollano il titolo. I ricordi recuperati nella grande foresta si manifesteranno sotto forma di sfere di energia le quali, una volta toccate, permetteranno di conoscere un po’ di più del passato del rosso adolescente e dei motivi che l’hanno condotto alla pericolosa situazione attuale. Questo però non è un mero pretesto per dare il via all’avventura, bensì si intreccia solidamente con la missione principale e la miriade di quest secondarie che gli abitanti di Celceta vi affideranno.
Memories of Celceta rappresenta la sintesi perfetta tra classicismo e modernità. La formula veloce, prettamente action, che ha da sempre caratterizzato la serie ritorna anche questa volta, più in forma che mai. Fase esplorativa e scontri con i nemici che popolano la grande foresta costituiscono un tutt’uno inscindibile. Per quanto concerne il primo di questi aspetti, la mappa da scoprire è davvero vasta, costellata di artefatti dell’antico regno di Celceta che permettono l’immediato ristoro delle energie, ma soprattutto il teletrasporto istantaneo che permette di evitare il backtracking superfluo, nonostante proprio questo aspetto sia molto importante mano a mano che i protagonisti acquisiranno determinate abilità. Come dicevamo, esplorazione e combattimenti sono una cosa sola. Essendo un action-RPG, gli scontri avvengono ovviamente in tempo reale, senza alcuno stacco tra le due sezioni. Dalla velocità d’azione fortunatamente non è derivato (cosa che poteva facilmente accadere) un mero e noioso button smashing, anzi, ogni scontro risulta molto divertente ed anche “strategico”, soprattutto gli incontri con i moltissimi boss che infestano Celceta.
Il combat system risulta di facile comprensione sin dai primi istanti, avvicinandosi agli hack’n’slash, con un tasto deputato all’attacco, uno alla difesa, uno alla schivata e le abilità speciali da attivare con i dorsali in combo con i canonici tasti frontali. Col touch screen invece è possibile “toccare” i mostri e scoprire i loro punti salute, ma soprattutto le loro debolezze; in questo modo è che si sceglie sempre il personaggio del party che possiede l’attacco più adatto a quella tipologia di nemico. Una volta abbattuti, i mostriciattoli lasciano cadere i soliti crediti, sfere di energia per ricaricare il mana e gli utilissimi materiali da utilizzare nel solido sistema di crafting dell’equipaggiamento. Raccogliendo questi materiali, tra i più svariati (minerali, ossa, pelli, fiori), sarà poi possibile visitare i diversi vendor sparsi nei villaggi per scambiarli, venderli, oppure utilizzarli per aumentare le caratteristiche di armi ed armature, aggiungendo loro efficacia, difesa ed alcuni effetti (come paralisi, shock, veleno).
Adol ed i comprimari che via via si uniranno al party, risultano leggermente stereotipati per il genere, ma funzionano e sono davvero ben caratterizzati. Gli stessi crescono con il classico sistema della barra esperienza e la progressione avviene in modo automatico. Anche le abilità speciali vengono apprese automaticamente una volta raggiunto il livello previsto e queste ultime, lungi dal venire potenziate tramite un trainer o “manualmente” dal giocatore, si potenziano unicamente attraverso il loro uso costante.
VITA Sì, VITA NO…Prima di parlare del comparto tecnico del titolo possiamo spendere giusto due parole riguardo le features che dovrebbero sfruttare la potenza della console portatile Sony. Abbiamo già visto, poco più sopra, che il touch screen può venire utilizzato per scoprire le caratteristiche dei mostri, ma non solo. Esso può essere anche “pizzicato” (proprio come si fa di solito con i dispositivi mobile) per zoomare e ridurre o ampliare l’angolo di visuale. Il rear touch, questo grande dimenticato, può venire utilizzato invece per dare rapidi ordini al party, ordinando ad esempio di mantenere un atteggiamento aggressivo o meramente passivo.
Ad ogni modo, nonostante siamo rimasti generalmente soddisfatti dalle scelte stilistiche fatte dal team di sviluppo per la caratterizzazione classica del titolo, ossia un fantasy colorato e spensierato, dobbiamo purtroppo constatare le sue carenze tecniche che lo degradano quasi alla stregua di un titolo PSP. Nonostante il lore sia molto articolato e ben studiato, gli ambienti sono assai scarni, poveri di dettagli e non esattamente il prototipo dell’alta definizione. Anche la realizzazione dei personaggi lascia un po’ perplessi. Essi si presentano ben caratterizzati ma, soprattutto durante le cutscenes in-game, vengono animati da movimenti abbastanza limitati e legnosi, poco in sintonia con l’ambiente circostante. Le cutscenes in stile anime invece non hanno bisogno di alcuna precisazione o presentazione. Come al solito sono davvero bellissime e molto evocative. Anche il comparto sonoro, ben orchestrato e dai toni epici che contribuisce a calare il giocatore nelle atmosfere fantastiche del mondo di Ys.
IN CONCLUSIONE
Non v’è alcun dubbio. Ys è una serie che si conferma ancora una volta come punto di riferimento per il genere degli action-RPG, soprattutto portatili. Inoltre, la mancanza di giochi di ruolo di qualità per la piccola di casa Sony (eccezion fatta per Persona, ovviamente), ne fa un acquisto obbligato per il piccolo otaku che alberga in ognuno di voi. Certo, non tutte le ciambelle riescono col buco. Il comparto tecnico risulta abbastanza carente e lacunoso, richiamando alla mente qualche vecchio titolo PSP. Ciò non ostante questa risulta davvero una mancanza di poco conto se paragonata alla profondità dell’esperienza di gioco che è possibile godere grazie al lavoro svolto da Falcom per festeggiare il quarto di secolo del buon vecchio Adol, spadaccino dai capelli rossi. ZVOTO 8