Abbiamo fallito insiemeper un ideale, un sognoe per qualche ragionenon sono coinvolto.
Voi condannati a morteed io alla vergogna:il re mi ha impostod'essere il boia.
Quella mia condannala respingo alla sorteil mio onore, intransigentenon può accettarla.
Mi darò la mortecon sofferenza ritualela vita non è il corpoc'era prima e ci sarà dopo.
La più grande sofferenzanon sarà la lamama chi lascereil'amata moglie.
Per questo verrà con memi seguirà nell'eternoultimo atto d'amorenozze di sangue.
Nessuna parolasolo silente intesadue ma non dueun afflato e l'universo.
Prima di dilaniarliuniremo i nostri umoriun amplesso in altareeterna adorazione.
Sul mondo illusoriodella vita terrenalasceremo memoria di gloriaa noi e al nostro paese.
Vi torneremo, un giornofieri del nostro gestoonorati dai predecessoridevoti dell'Amore e della Morte.
Ci ho voluto scrivere 2 versi, hobby spurio che di solito sfogo su Fanfare, ma la visione di questo breve ed intensissimo corto è stata troppo emozionante, dovevo immortalarla qua. Mi raccomando però: non usateli per interpretare il film, è solo una mia personale dedica all'opera.
Poco meno di 30 min, Muto, Epico, Gotico di rara potenza, immagini di bellezza indescrivibile, accompagnato dal Tristano e Isotta di Wagner per tutto il tempo. Interpretato, scritto e diretto dallo stesso Mishima con interprete femminile sua moglie Reiko, bellissima. Il dramma di un ufficiale che in seguito a fatti che vengono perfettamente illustrati nelle didascalie non ha alternative se non infliggersi un Seppuku, un rituale che sarà agevolato dalla stessa moglie che lo seguirà nella morte suicidandosi. La storia è tratta da una sua novella, omonima, ed è un inno alla tradizione culturale antica giapponese, della quale Mishima era un cultore.
La musica di Wagner è perfetta (io poi l'adoro da sempre), sembra scritta apposta, indispensabile integrazione delle immagini a creare il pathos, e fa pensare perché la cultura dell'estremo oriente, a noi così lontana da apparire certe volte quasi aliena, accompagnata dalla musica di un cultore degli antichi miti occidentali ci viene incontro, come dire, appare più vicina, porta quest'opera che più giapponese non potrebbe essere su un piano assoluto, meno legato ai confini.
Grandissimo scrittore (ricordo con piacere la lettura di "Confessioni di una maschera", ormai di tanto tempo fa), Yukio Mishima è un personaggio ancora oggi estremamente difficile da interpretare. Questo fu il suo primo ed unico film. 4 anni dopo, in diretta televisiva, si suicidò proprio come l'ufficiale della novella e fu un'azione talmente pianificata da far apparire questa novella e film come un'agghiacciante prefazione. Consiglio di leggere la pagina wiki linkata, mettermi io a parlare di lui mi pare inutile.
Solo un'ultima considerazione storica la voglio fare, prima di commentare qualche frame. Parlai a suo tempo, recensendo "United Red Army", della situazione politica del Giappone tra il 1960 e in primi 70. Leggete lì cosa succedeva e provate ad immaginare l'orgogliosissimo ed ultranazionalista Mishima, in quei giorni, come potesse sentirsi, quali sentimenti provava. Indipendentemente da giudizi politici sul personaggio che in questa sede non m'interessa approfondire, il nazionalismo di Mishima era anzitutto culturale, smanioso di riportare il Giappone, tra le altre cose, ad una radicale riscoperta dei valori che portarono alla leggenda i samurai. Detto così, in poche righe, tutto si sminuisce, ma il romanzo è di chiarezza assoluta e durante il film le didascalie che raccontano i fatti sono appunto brani dello stesso. Lo scrittore ha voluto andare oltre, lasciare una sorta di testamento, producendo il suo unico film proprio su questo soggetto.
Olimpo da seduta plenaria degli dei.
Chiudo con una serie di Quadri, una Galleria d'Arte.