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Yves Saint Laurent tra genio e creatività

Creato il 31 marzo 2014 da Egosistema
Yves Saint Laurent

Sono passati soltanto sei anni dalla morte di Yves Saint Laurent e, dopo L’Amour Fou di Pierre Thoretton, il grande schermo torna a rendere omaggio a una delle icone della moda più rivoluzionarie e controverse degli ultimi tempi. A ripercorrere la storia del creatore di moda è stato Jalil Lespert, regista di origine algerina come lo stesso Yves Saint Laurent, che ha collaborato alla stesura della sceneggiatura con Marie-Pierre Huster e Jacques Fieschi, ispirandosi all’omonimo libro di Laurence Benaim.

Il film biografico ripercorre la sua vita privata dello stilista piuttosto che quella professionale, intenzionalmente lasciata come appendice. Concentrandosi sul ventennio che va dal 1956 al 1976, Lespert racconta gli anni della giovinezza di Yves Saint Laurent, quelli della scalata verso il successo e il suo affermarsi, partendo dall’esordio che lo vide, appena ventunenne, nel ruolo di direttore artistico della maison Dior dopo la scomparsa del patròn Christian, morto improvvisamente durante una vacanza a Montecatini.

In occasione della presentazione della sua prima collezione, l’enfant prodige conosce Pierre Bergé, l’uomo che diverrà il suo più grande estimatore nonché partner sentimentale e professionale di tutta la vita. Bergé è il compagno a cui può appoggiarsi quando la sua creatività si muta in fragilità, l’anima razionale della  coppia, inoltre ne diventa manager dando valore commerciale alle sue creazioni.

Quando Yves Saint Laurent riceve la chiamata alle armi per la guerra di Tunisia, ha un crollo nervoso ed è ricoverato in una clinica psichiatrica, i medici gli diagnosticano una depressione dai tratti maniacali che lo porta a momenti di forte instabilità. Grazie al sostegno di Pierre, il giovane stilista apre, a 26 anni, una propria casa di haute couture lanciando il marchio YSL che diventerà simbolo di eleganza e innovazione.

Genio e alla creatività si accompagnano spesso a sofferenza e inquietudine; le crisi creative si alternano ai trionfi come la collezione Mondrian ispirata all’artista olandese, ma soprattutto la collezione Liberation in cui Saint Laurent fa indossare alle donne lo smoking. La forza di Saint Laurent deriva anche dalla sua accortezza nel prevedere le tendenze, non a caso egli è il primo in grado di adattare gli standard dell’haute couture a quelli più accessibili del prêt-à-porter. I suoi abiti incantano per la loro eleganza ma soprattutto perché rivoluzionano concetti profondi come la parità tra uomo e donna.

Per far rivivere sul grande schermo la vita di Yves il regista Jalil Lespert, ha avuto la supervisione di quello che fu lui il compagno di sempre, Pierre Bergé. Questo ha portato notevoli vantaggi come la possibilità di accedere a location originali e l’avere abiti prestati dalla Fondazione Saint Laurent. Nel film abbondano i dettagli sulla vita amorosa dei due amanti-collaboratori, un rapporto solido ma pieno di gelosia e reciproci tradimenti. Nonostante le insicurezze che hanno tormentato il geniale designer, fu grazie al sostegno di Bergè che Yves riuscì nell’impresa di trasformare il mondo della moda dell’epoca, costruendo attorno a sé un mito.

Se il film risulta realistico lo si deve anche a Pierre Niney, accomunato allo stilista da un’impressionante somiglianza. L’attore venticinquenne uscito della Comédie Française, baluardo della tradizione attoriale francese, è riuscito a interpretare con fedeltà il mito della moda riprendendone l’inconfondibile gestualità e raffinatezza. Dalla medesima istituzione, arriva Guillaume Gallienne, che si è calato alla perfezione nei panni di Bergè. I due sono riusciti a rappresentare un’intensa storia d’amore, ma anche l’epoca in cui l’estro di Saint Laurent riesce a sovvertire le regole della moda. Accanto a loro risalta Charlotte le Bon nel ruolo di Victoire, la modella preferita dello stilista che diviene per entrambi un oggetto del desiderio e della gelosia. Centrale é l’aiuto di Victoire, che convince il marito, un giornalista di Paris Match, a realizzare una copertina in cui Yves annuncia la nascita della sua linea. Insieme a Victoire, troviamo Loulou de la Falaise (interpretata da Laura Smet), la celebre musa di Yves e Betty colei che indurrà Yves nella sua discesa incapace di gestire l’enorme successo, schiacciato dal peso delle responsabilità.

Jalil Lespert non eccede nella beatificazione del protagonista, propone il progredire della creatività di un artista in continua evoluzione il tutto raccordato da una elegante partitura musicale a cura di Ibrahim Maalouf che include anche la voce maestosa di Maria Callas.


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