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Zaia, piantala di dire cazzate

Creato il 04 dicembre 2011 da Speradisole

ZAIA, PIANTALA DI DIRE CAZZATE

ZAIA, PIANTALA DI DIRE CAZZATE
Ho appena aperto la tv su Rainews24 e stava parlando Zaia al parlamento del legaioli.

Ha detto una cazzata, stupidata cretinata, corbelleria, stronzata, sciocchezza, asinata imbecillità eccetera eccetera, che ha fatto incazzare anche me, solitamente molto mite e tollerante:

“Tre Regioni in Italia mantengono le altre diciassette”

Ma stiamo dando i numeri Zaia? Sei completamente fuori dai coppi. Capisco che sei in propaganda elettorale e che ti brucia il didietro perché la Lega non è più al comando, ma le stronzate in ogni modo rimangono stronzate, anche dette da te riccioluto presidente del Veneto.

Ora mettiamo bene i punti sulle i. Io abito in Emilia-Romagna, una Regione che meglio governata non si può, non ha nulla da imparare né dal Veneto, con tutto il rispetto per i veneti non legaioli.

Né dal Piemonte, anche qui con tutto il rispetto per i piemontesi non legaioli, e men che meno ha da imparare da un mezzo seminarista che non sa mettere due parole in croce se non recitare la lezioncina che gli hanno fatto imparare e che si chiama Cota.

Ma davvero non ha nulla da imparare dal sistema lombardo di Formigoni. Ciellino della chiesa affarista, mani e piedi legati  ad affarismi poco chiari,dal profilo amicaiolo-mafioso, a mazzettari corrotti, e a preti come Don Verzé, che ha l’impudicizia di paragonarsi a Cristo,  anche se spende i soldi che gli vengono dati per volare su aerei privati del costo di 20 milioni di euro.

Quindi Zaia del Veneto, smettila di dire cose “inappropriate” (per non ripetere le volgarità che ho detto sopra) e se proprio lo vuoi sapere ecco il modello della mia Regione, così impari.

IL MODELLO EMILIANO-ROMAGNOLO
Forse il “
modello” emiliano romagnolo che ha fatto rima con crescita, sviluppo, efficienza e giustizia sociale, dovrebbe essere valutato meglio perché può aiutare il bel paese ad uscire dal pantano.
Andiamo dunque a leggere le statistiche e ricerche (fatti) che fotografano la società reale e che tirano in ballo la Regione Emilia Romagna.

Qualità dei servizi sanitari
Prima per qualità dei servizi è l’Emilia Romagna mentre la maglia nera va invece alla Calabria che si piazza all’ultimo posto nella classifica stilata del Censis attraverso il cosiddetto ‘indicatore sintetico dell’offerta sanitaria’.
In base a questi dati emerge dunque che a meritare il punteggio più alto è l’Emilia Romagna (con 67,6), seguita dalla Toscana (62,9) e dal Veneto (55). Quarto posto per la Lombardia (54,6), quinto per la Valle d’Aosta (54), seguita da Friuli-Venezia Giulia (53,4), Liguria (53,3), Trentino-Alto Adige (52,9), Umbria (52,6), Piemonte (50,1), Molise (37,9), Marche (36,8), Abruzzo (34,5), Lazio (33,5), Sardegna (26,6), Basilicata (26,3), Puglia (15,4). In coda alla classifica: Sicilia (14,7), Campania (13,8) e Calabria (9,8). (dati ricerca in materia diffusi 8 agosto 2009 dal Censis)

Indice di povertà
È l’Emilia Romagna la regione con la più bassa incidenza di povertà relativa (3,9%) in Italia, seguita da Lombardia (4,4%) e Veneto (4,5%). È quanto emerge dal rapporto sulla povertà presentato oggi dall’Istat. La situazione più grave la si registra invece per le famiglie residenti in Sicilia e in Basilicata, dove i poveri sono il 28,8% dei residenti. Per quanto riguarda l’intero Mezzogiorno l’incidenza complessiva di povertà è del 23,8%. Rispetto al 2007, il Molise ha registrato una netta discesa, passando da un’incidenza di povertà relativa del 13,6% a una del 24,4%. Anche Abruzzo, Campania e Calabria sono peggiorate. Le regioni che, invece, hanno registrato un miglioramento rispetto al 2007 sono la Puglia e la Sardegna. (fonte rapporto Istat sulla povertà relativa nel 2008 presentato il 30 luglio 2009 a Roma.)

Occupazione femminile
E’ Bologna la provincia italiana con il tasso di occupazione piu’ alto (72,4%) mentre Crotone resta la maglia nera con appena il 37,3% di persone tra i 15 e i 64 anni che hanno un lavoro.
La graduatoria delle prime cinque regioni con il tasso di occupazione piu’ alto (Emilia-Romagna, Trentino, Valle d’Aosta, Lombardia e Veneto) e di quelle con i tassi di occupazione piu’ bassi (Campania, Sicilia, Calabria, Puglia e Basilicata) mentre l’Umbria scavalca il Piemonte e sale alla sesta posizione. Il Piemonte scende dalla settima alla nona.
Nel 2008 i tassi di occupazione femminile piu’ elevati si registrano in Emilia-Romagna, Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige; nella prima e nella terza di queste regioni si segnalano i tassi piu’ alti anche per gli uomini. In tutte le regioni meridionali i tassi di occupazione delle donne sono contenuti e in ogni caso inferiori alla media nazionale. La quota di donne tra i 15 e i 64 anni occupate in Campania (27,3%), Sicilia (29,1%), Puglia (30,2%) e Calabria (30,8%) e’ inferiore per oltre la meta’ a quella dell’Emilia-Romagna.
In Emilia Romagna e Trentino-Alto Adige sono occupati poco meno di otto uomini ogni dieci tra i 15 e i 65 anni; in Calabria, Campania e Sicilia circa sei ogni dieci. (dati disaggregati per Regione e provincia sulla media 2008 delle forze di lavoro sono stati diffusi dall’Istat il 28 aprile 2009)

Disoccupazione
I dati sulla disoccupazione sono confermati da uno studio della Cgia di Mestre pubblicato sabato scorso.
In Italia, nel primo trimestre di quest’anno, la percentuale dei disoccupati ha toccato il 7,9% con un aumento, rispetto al terzo trimestre del 2008, del +1,8%.
In termini assoluti i senza lavoro sono 1.982.000. Probabilmente a fine anno, secondo le previsioni dello studio Cgia, in Italia si raggiungerà un tasso di disoccupazione medio dell’8,8% che corrisponderà ad oltre 2 milioni e 200 mila persone senza un lavoro.
Sempre secondo i risultati Cgia nel marzo di quest’anno, il tasso di disoccupazione del Piemonte ha toccato il 7%, quello della Lombardia il 5%, nel Veneto il 4,7% e in Emilia Romagna il 4,1%. (studio della Cgia di Mestre del 12 settembre 2009)

Istruzione, servizi pubblici locali e quelli sociali. (fonte un recente studio di Bankitalia, che considera le politiche nazionali e regionali nell’ultimo decennio)

Abbandono scolastico
Lo studio della Banca d’Italia evidenzia che l’abbandono scolastico nel 2006 a fronte di una media nazionale del 20,6%, al Sud diventa il 25,5% rispetto al 16,8% del Centro-Nord (è misurato sui giovani da 18 a 24 anni con al massimo la licenza media). In Emilia Romagna è il 6%

Asili nido o micronidi
i Comuni con asili nido o micronidi al Sud sono poco più di uno su cinque (21,1%) mentre al Centro-Nord sono quasi uno su due (47,6%). Sicilia e Campania registrano valori più alti: rispettivamente il 33,1% e il 30,5%. Indietro Molise (2,2%) e Calabria (6,6%). In Emilia Romagna è il 63%.
In Emilia Romagna ci sono 540 asili nido comunali per 23.463 posti disponibili (seconda regione dopo la Lombardia per numero di asili e posti), questo significa che il tasso di accoglienza dei bambini da 0 a 3 anni in asili nido e altri servizi per l’infanzia raggiunge il 27%, La media italiana è del 13,8%, ma ci sono regioni dove i bambini che trovano posto al nido sono meno del 2 per cento.

Assistenza domiciliare anziani
Gli anziani con assistenza domiciliare sono l’1,6% nel Mezzogiorno, mentre le regioni centro-settentrionali sono già in linea con l’obiettivo nazionale al 2013 (3,5%). La realtà meridionale ha, però, più facce: il Molise arriva al 6,1%, la Sicilia allo 0,8%. In Emilia Romagna è 5,8%.

La ricchezza in Europa
Prodotto interno lordo per abitante espresso in standard di potere d’acquisto di 271 regioni Ue
Tra le 40 regioni europee che superano il 125% della media Ue di pil per abitante, quattro sono quelle italiane: la provincia autonoma di Bolzano (136,7%), la Lombardia (136,5%), l’Emilia-Romagna (128,1%) e il Lazio (127,9%). (Fonte: Eurostat, l’ufficio europeo di statistica, che ha reso noto i dati del 2006, febbraio 2009).
Ancora, nel 2008 il Pil dell’Emilia-Romagna è l’unico a registrare un segno positivo rispetto a quanto accade in altre regioni e, in generale, nel Paese. IL prodotto interno lordo che negli ultimi tre anni (2005-2008) ha fatto registrare una crescita del 4,7%, ben al di sopra della media nazionale, ferma al 3,1% e di altre regioni industrializzate. (fonte Rapporto sull’economia 2009 realizzato da Unioncamere Emilia-Romagna presentato a maggio 2009).

Morale, la regione Emilia Romagna è una tra le più 10 più ricche d’Europa oggi, e con la forbice tra ricchi e poveri meno ampia d’Italia.
Pubblicato da Il Senio mormora a 18.9.09



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