
Ancora una volta, parlando di uno Stato africano ai nostri giorni, lo Zambia, la cui capitale è Lusaka e che, in un passato piuttosto recente, ha avuto modo di vivere troppi anni bui a causa del propagarsi di quella “peste”moderna, che si chiama sindrome da immunodeficienza (aids) , bisogna dire che il nodo da sciogliere, per “cambiare” ,e in meglio, è e rimane il cancellare dalla mentalità corrente lo scarso rispetto dei diritti umani.
Impegno improbo ma non impossibile, sostengono i vescovi cattolici del Paese, e lo sottolineano con convinzione profonda e senso di giustizia, nella loro ultima “lettera pastorale”.
E in questo scarso rispetto, quanto a responsabilità, c’entra un po’ tutto.
Persino certi silenzi omertosi, essi dicono.
Ma è essenzialmente la politica quella che non ha mai dato le risposte giuste , come avrebbe potuto e dovuto.
Essa, invece, è gestita sempre e solo come potere “personale” da un ristretto numero di famiglie di maggiorenti locali.
E, per di più, sempre le medesime facce.
Che poi è la piaga reale di un po’ tutte le dittature (parlo di autentiche dinastie e ce ne sono tante), che godono ottima salute, sotto l’ombrello di un’apparente democrazia, nel continente africano.
Le ricchezze , quelle frutto (è ovvio) di illeciti bottini ai danni della collettività, sono così inevitabilmente appannaggio di pochissimi.
Tutto accade in famiglia e il maltolto successivamente imbocca,senza troppi ostacoli, cammini lontani e sopratutto “stranieri.”
Piccola polizza, si sostiene da parte dei “ privilegiati”, e per i momenti di “difficoltà”.
L’uso arbitrario della forza a ripetizione ,degli arresti e delle minacce è pertanto legittimato nei confronti di chi si dice schierato dalla parte dell’opposizione politica.
Nell’indifferenza generale.O, comunque, nel timore diffuso.
Diciamo che l’assenza di libertà di parola, e quindi di pensiero, nello Zambia è condizione usuale.
E può stupire solo chi non ne è al corrente.
La violenza politica, però, a seconda della posta in gioco, può essere esercitata anche all’interno dello stesso partito di governo e produrre quei danni, che non è difficile intuire.
Le forze dell’ordine, come dappertutto in Africa( e, ahimé, non solo lì) si distinguono in oneste e no.
Se s’incappa negli uomini sbagliati, violenti e corrotti, sono seri guai.
E ciò crea qualche problemino di troppo alla gente comune,in particolare quella che non gode di protezione alcuna.
Il nervo scoperto di questi tempi, riferiscono i vescovi zambiani, pare essere la Provincia Occidentale.
Qui, infatti, ci sono le cosiddette “voci fuori dal coro”(e le motivazioni sono tante e legittime) rispetto a Lusaka.
E per zittire gli antagonisti ecco allora che la polizia ricorre ad intimidazioni prima e, in seguito, ad arresti arbitrari prolungati, il cui scopo è quello di fare confessare, sotto tortura, eventuali colpe e/o reati commessi, credibili o falsi che siano.
Ed è bene che si sappia che giustizia (leggi magistratura) e carceri, a Lusaka, di solito sono: la prima quasi sempre affatto clemente (e non è difficile immaginarne il perché), e le seconde proprio per nulla ospitali.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)






