Javier Zanetti a margine dell’Universiday organizzato al centro Humanitas di Rozzano, ha parlato con i giornalisti presenti:
Come si diventa un campione? “Fin da bambino avevo voglia di diventare un giorno un professionista, se vuoi arrivare a certi livelli bisogna allenarsi con costanza, quando arrivi alla nostra età lavori solo perché hai tanta voglia. Vogliamo essere utili alla nostra squadra e dare sempre tutto”.
Come si diventa leader? “Alla base di tutto c’e il rispetto, ho cercato di indicare il cammino per cercare di arrivare agli obiettivi. Ci sono dei compagni che questa cosa non la capiscono, mi piace confrontarmi con loro, il rispetto è fondamentale, se una persona capisce questo si va avanti bene insieme”.
Io bandiera nerazzurra? “Sono fiero perché sono anche straniero, non avevo mai immaginato di fare la carriera che ho fatto nel 1995, sono diventato capitano e sono sempre voluto rimanere. La felicità è doppia perché sono arrivato ad essere bandiera in un club come l Inter, un orgoglio poter dire di aver fatto parte di questa grande storia”.
I momenti difficili? “La risposta la da sempre il campo, all’Inter ero pieno di dubbi e incertezze, avevo giocato in una squadra piccola in Argentina, venire qui e lasciare la famiglia non è stato semplice, questa opportunità non potevo lasciarmela scappare. Ho reagito alle difficoltà migliorandomi e superando gli ostacoli”.
Come si gestiscono le critiche? “Non c’è miglior giudizio dei tuoi compagni, se lavori bene sai che le critiche non ti scalfiscono”.
La fascia da capitano? “È una bellissima responsabilità, tutti pensano che bisogna alzare la voce ma molte volte basta il dialogo e il confronto vero, fare il capitano è una cosa bella”.