Pailin è la più piccola e sfigata provincia della Cambogia, nel profondo nord-ovest ai confini con la Thailandia. Quisi è combattuto a lungo durante la guerra, i Khmer Rossi hanno tenuto fino all’ultimo i loro santuari finanziati dai thailandesi, cinesi ed occidentali in chiave anti vientnamita (fino al 1996), qui comandava Iang Sari (fratello n.3) che, alla fine del conflitto, si è sistemato in una bella villa di Phnom Penh e mantenuto proprietà nella regione. Solo nel 2007 è stato arrestato e sottoposto all’interminabile processo.
Divenne provincia nel 2008, staccandosi da Battambang. Le colline del Cardamomo determinano il paesaggio e la passata prosperità della regione. Qui si trovavano rubini, zaffiri e altre gemme, alberi pregiati, tutto saccheggiato durante la lunga presenza dei Khmer Rouge. Qui vivono i Kola e gli Shan d’origine burmese e anch’essi migrati qui alla fine dell’’800 per il business delle pietre preziose.
E’ un posto distante, povero, umido, bello, pieno di foreste, risaie e tante zanzare. Come del resto tutta la Cambogia rurale. Adesso, ma quasi tutto l’anno, le zanzare comandano e seminano malaria, una delle cause principali di morte fra i poveri del mondo. Sono stimate 600.000 vittime nel 2010, concentrate in Africa e Asia, sono decenni che vengono spesi miliardi di euro per limitarne gli effetti, la cosa più semplice e meno costosa è la diffusione delle zanzariere, magari prodotte sul posto, più che importate come spesso accade. Poco le istituzioni internazionali hanno fatto per bloccare l’utilizzo di medicinali anti-malarici non efficaci o falsi che, secondo recenti studi, coprono 1\3 del fabbisogno e sono una delle cause principali del diffondersi della malattia.
In tanti dovrebbero operare per limitarne gli effetti, spesso duplicando gli interventi come spesso accade nella cooperazione internazionale. Teoricamente, chi dovrebbe gestire a livello globale la lotta contro la malaria è il Global Fund (un carrozzone mangiasoldi già beccato in mala gestione e sperpero di milioni di dollari in Mauritania, Mali, Zambia etc), dove, proprio a Pailin collabora con altri due campioni dell’efficienza il WHO (Organizzazione Mondiale della Sanità) e la Fondazione di Bill Gates e consorte (almeno non sono soldi dei tax payers). Le stime globali indicano che, dal 2004, i casi di malaria sono passati da circa 1.600.000 a 1.200.00 con un calo del 30%, in parte sicuramente dovuto anche alla massiccia distribuzione di zanzariere e medicinali fatta dalla cooperazione internazionale, ma per raggiungere questo obiettivo, direi non strutturale, il Global Fund ha speso (dal 2004 solo per la malaria) USD 4.217 milioni, cioè USD 3.243 per ogni malato. Che francamente sembra un pò tanto.
Un esempio di come sono spesi i soldi ci giunge proprio dalla dimenticata provincia di Pailin (e parti di Kampot, Battambang, Pursat e Trat e Chanthapuri in Thailandia) dove, negli ultimi due anni, sono stati investiti USD 22 milioni (oggi il WHO chiede ancora soldi per “non perdere quello che è stato fatto”, (una vecchia tattica). Con questi soldi, in due anni, riporta il WHO sono stati controllate 3.600 persone di cui solo 7 trovate positive alla fatale malaria falciparum, contro cui era diretto il progetto, ceppo resistente al trattamento classico ACT (artemisin combination therapy).
Questo è un problema già rilevato, da anni, anche in altre aree malariche e contro cui si stanno studiando appositi vaccini e cercando di contrastare la diffusione che in queste aree, con grandi movimenti di persone in cerca di lavoro e fortuna, risulta, comunque, difficile (il governo cambogiano ha stimato che il 35% della popolazione è in costante movimento). Qui a Pailin hanno distribuito un pò di medicine, fatto qualche studio, per un costo stimato per ogni visita di circa USD 6.100; se vogliamo, per benevolenza, allargare il conto a tutti gli abitanti della regione (circa 100.000), il costo procapite del progetto è stato di USD 220. Qui si guadagna all’anno, quando va bene, USD 500.
Questo storiella mi arriva da un ragazzo che ha operato in questo progetto come volontario per il WHO, e mi racconta che a parte qualche visita medica, un po’ di rapporti e analisi fatti a Phnom Penh, qualche rapporto, ben poco altro si è fatto nell’area. Anche lui conferma che non vi è stata alcuna mobilitazione delle strutture locali, coinvolgimenti dei villaggi (quel poco che si è fatto si è fermato nella capitale Pailin), nessuno sviluppo di produzione locale di zanzariere (importate dall’esterno) che avrebbero costituito un opportunità di reddito e di costante intervento contro la malaria.
Allargando lo sguardo rileviamo che in tutta la Cambogia sono stati registrati 103.000 casi e 151 morti nel 2010. Per intervenire il Global Fund stanzia annualmente USD 80 Milioni cioè USD 776 per ogni caso di malaria. Anche il Global Fund sembra essersi accordo degli alti costi e delle “performance below expectations” come ha riconosciuto lo stesso Andrew Hurst, portavoce del Global Fund che ha deciso di tagliare il finanziamento di circa USD 20 milioni per il 2012. Un segnale dopo i vari tentativi di riformare e rendere più efficace il sistema. (vedi rapporto). Bè c’è da guadagnare con le zanzare.
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