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Zeina, racconto di una giovane straniera

Da Alessiaarcolaci
Zeina, racconto di una giovane straniera
Dal Marocco all’Italia.
Istantanee di vita quotidiana
Una maglietta zebrata e una gonna nera fino ai piedi. Lunghi capelli castano ramato fluttuano armoniosi. Occhi ricordano lo sguardo intrigante delle principesse d’Oriente, si muovono frenetici, osservano, corrono lungo il mio corpo, sui miei abiti. Mani curate, nervose si stringono l’una all’altra. Siede a gambe incrociate sul divano di casa. Zeina*, 22 anni, marocchina. Non porta l’hijab (il velo) ma è musulmana. Lo indossa solo quando esce o se si trova in presenza di uomini. E’ molto bella, peccato non poterla fotografare. Mi offre una tazza di tè alla menta e biscotti con miele e pistacchi.
Quando accendo il registratore arrossisce e finge di tenere in mano un microfono. E’ arrivata in Italia da pochi mesi, a giugno, non riesce a parlare italiano ma in Marocco ha imparato l’inglese e naturalmente il francese. L’intervista si alterna a battute in inglese, francese e arabo. Non appena le chiedo quale sia il suo paese d’origine, sospira e chiede di potermi fare vedere alcune foto su internet di Benin Mellal, il villaggio dove viveva con la sua famiglia, tra le montagne del Marocco. Un villaggio di contadini, famiglie povere non avvezze alla vita in città, come la sua.
Com’era la tua vita in Marocco?
Casa e scuola. Ho frequentato il liceo e dopo le lezioni tornavo a casa, insieme alle altre due mie sorelle minori, preparavamo il pranzo e il pomeriggio ascoltavamo musica. Sia araba che inglese. Mia madre si occupava di noi e della casa mentre mio padre lavorava al confine, nel Sahara…è un soldato, quando parte resta via per quattro o cinque mesi.
E quando hai deciso che saresti venuta in Italia?
Non l’ho deciso, è successo. Mi sono sposata, è stato il destino. Mio marito viveva in Italia già da nove anni e ha conosciuto una mia cugina che vive qui. Lui voleva sposarsi e allora lei gli ha consigliato di venire in Marocco per conoscermi, non ci eravamo mai visti prima. Così è arrivato a casa mia e dopo due settimane abbiamo deciso di sposarci.
Come mai così velocemente?
Alcune mie amiche restano fidanzate tre, quattro anni prima di sposarsi ma per me è tempo sprecato, non mi interessa aspettare e quindi ho deciso di sposarlo. Lui ha continuato a vivere qui in Italia quindi ci vedevamo molto poco. Per la grande festa (quella di fine Ramadan) è tornato in Marocco, i miei documenti erano finalmente pronti e sono potuta ripartire verso l’Italia insieme a lui. Ricongiungimento famigliare.
E oggi, sei felice di questa tua nuova vita italiana?
Si, sto cercando di imparare la lingua ma è molto difficile. Mio marito lavora tutto il giorno nella sua macelleria quindi io resto sempre a casa, mi annoio per questo. Non usciamo quasi mai. Credo che questa sia la mia opportunità, in futuro vorrei tornare in Marocco ma non subito. Sarebbe come un fallimento e significherebbe che qui non siamo riusciti a far niente per migliorare la nostra vita. Spero che anche le mie sorelle possano raggiungermi. Io amo l’Italia e amo voi italiani, per questo spero di riuscire a iniziare una vita con più possibilità qua. In Marocco se sei povero è difficile, non hai tante possibilità, devi sopravvivere. Il mio sogno è aprire un negozio di computer, adoro la tecnologia.
Zeina continua a raccontarmi a lungo le tradizioni della sua cultura, della sua famiglia, le sue abitudini. Mi racconta del momento della preghiera a casa (nel piccolo paese in cui si è trasferita non c’è ancora una moschea dove anche le donne possano andare per pregare), delle passeggiate domenicali, della chiusura del marito verso la cultura occidentale. Lui non vuole essere intervistato (e forse nemmeno sa che sua moglie ha fatto la sua prima intervista italiana). Mi guarda, dritta negli occhi, è giovane Zeina, una bambina diventata donna che riconosce la diversità che ci unisce e la ama. Mi guarda e avvicinandosi al mio orecchio mi sussurra che sta per diventare mamma. Si sfiora la pancia e mi confessa che è un po’ presto per lei, che avrebbe voluto aspettare, ma è Allah che decide. Allah akbar (Dio è il più grande). Lui decide, lui amministra le sorti.
*il nome è di fantasia
©Alessia Arcolaci

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COMMENTI (2)

Da  3adiffusion
Inviato il 23 aprile a 18:16
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ma che bella storia, perchè non scrivi un libro?? io correrei a comprarlo

Da ciottiantonella
Inviato il 16 aprile a 22:30
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Bellissimo racconto, complimenti all'autore