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La tradizione popolare lettone per le feste di natale è collegata principalmente alla festa pagana del solstizio d'inverno che celebra la fertilità, la speranza e la luce.
In passato il solstizio d'inverno per i lettoni era un momento di gioia e di divertimento, in cui si celebrava la vittoria della luce sulle tenebre, poiché la notte più lunga dell'anno lasciava il posto al lungo cammino verso la primavera.Ziemassvētki, parola con cui oggi si indica il "natale" ma che letteralmente in lettone significa "festa d'inverno", veniva festeggiato dai contadini dal 20 dicembre per tre giorni e tre notti. Dal sole e dalla luce dipendeva la qualità del raccolto dell'anno successivo.Insieme alla festa d'inverno, la prima sera e la prima notte dei festeggiamenti si celebrava il rito della "Bluķa", il ciocco d'albero che veniva rotolato per la strada secondo un rituale che intendeva imitare il corso del sole, e che terminava con un fuoco di prosperità e di buon augurio. Ancora oggi a Riga, nelle stradine della città vecchia, il 23 dicembre si celebra questa tradizione, che si conclude poi con la cerimonia del falò dei ceppi d'albero.
Oltre alla tradizione dell'albero addobbato con paglia, fiori secchi, fili di lana, il classico abete lettone, che leggenda vuole sia iniziata proprio a Riga cinquecento anni fa, altre tradizioni segnavano il giorno della festa d'inverno dei lettoni.
Sulla tavole delle case lettoni, sia in passato che ancora oggi per chi segue la tradizione, la sera della vigilia di Ziemassvētki si trovano i frutti dell'autunno appena trascorso. Innanzi tutto nella notte di natale si lasciava del pane sulla tavola perché non mancasse per l'anno successivo.
Piatti tradizionali della festa d'inverno sono da sempre "pupas un zirņi", fagioli e ceci (diversi da quelli che si trovano in Italia), ed un piatto di cereali cotto con la testa del maiale che veniva accompagnato dai ceci e fagioli.
Sulla tavola si trovavano poi altra carne di maiale, salsicce fatte col sangue, i tradizionali "piragi" (brioscine ripiene di carne e formaggio) e ovviamente birra.
Un'altra tradizione della festa d'inverno era la parata in maschera che alcuni compivano andando per le case dei vicini, mascherati da zingari, cantando ma anche facendo rumore assordante con utensili da cucina, piatti, pentole e tutto ciò che si trovava per casa.
Ricchissima anche la tradizione di canzoni popolari, dainas, racconti, storie e novelle della festa d'inverno, come pure gli stratagemmi per prevedere il futuro. Un modo per sapere cosa avrebbe riservato l'anno in arrivo era quello di scrutare il cielo e contare le stelle che si riuscivano a vedere.
Per avere un buon raccolto di miele si doveva andare, la notte della festa d'inverno, a tosare una pecora, per poi metterne la lana alla base dell'alveare.
Per fare tanti soldi, invece, si doveva prendere un gatto nero e portarlo intorno ad una chiesa.
Altri stratagemmi si usavano per avere un buon raccolto di mele, o per propiziarsi altre fortune.
Per evitare di avere mal di denti per l'anno successivo, la sera della vigilia di natale era consigliabile correre a piedi nudi percorrendo tutta la casa per tre volte.
La sera di natale le ragazze lanciavano una coroncina sull'abete. Se la coroncina restava appesa all'albero, si sarebbero sposate presto, se invece la corona cadeva, si sarebbe dovuto attendere per il matrimonio ancora un anno. Ogni tentativo fallito era un anno in più di attesa.
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