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Zika, nuove prove a sostegno del legame con la microcefalia

Creato il 07 marzo 2016 da Trescic @loredanagenna
(foto: uiz Souza/NurPhoto/Corbis)

(foto: Luiz Souza/NurPhoto/Corbis)

Gli ultimi giorni non hanno portato notizie rassicuranti sulle infezioni del virus Zika e sulle sue possibili conseguenze. Ma anche sulle possibilità di trasmissione del virus stesso. Sembra infatti che insieme ad Aedes aegypti, il vettore riconosciuto come il principale responsabile delle trasmissione del patogeno, e a Aedes albopictus, la zanzara tigre potenzialmente vettrice del virus, ci sia un altro insetto che potrebbe trasmettere Zika, la Culex quinquefasciatus, tipica delle regioni tropicali e subtropicali. Alcuni ricercatori in Brasile, riferisce Reuters, sono riusciti a infettare la zanzara – tra le più diffuse – col virus, indicando questa, come un altro potenziale pericolo per la diffusione di Zika. Di fatto non è chiaro se la zanzara sia poi in grado di trasmettere il virus anche all’uomo, così come se le zanzare in natura ne siano portatrici, specificano gli scienziati. Ma se lo fosse sarebbe ancora più problematico cercare contrastare il virus, ma soprattutto le sue possibili conseguenze, quelle che preoccupano l’Oms. Il virus colpisce dallo scorso anno l’America centrale e meridionale e sta suscitando forti preoccupazioni per il possibile legame con la microcefalia nei neonati e una condizione neurologica, quali la sindrome di Guillain-Barré. Possibili e non certe anche se negli ultimi tempi diverse sono le evidenze che si sono accumulate a sostegno delle correlazioni (estese anche ad altre condizioni). Gli ultimi aggiornamenti al riguardo sono arrivati solo nei giorni scorsi. Cominciamo dalla Colombia. La Colombia, dopo il Brasile, è il paese più colpito dal virus, ma a differenza di questo non ha notificato impennate nei casi di microcefalie nei neonati coincidenti con l’arrivo del virus (al momento nel paese carioca invece, dei circa 6mila casi sospetti, un migliaio sono stati esclusi, e 641 confermati, e sul restante continuano le indagini), malgrado i dubbi relativi ai dati epidemiologici. Ora in Colombia, riferisce Nature News, sono stati segnalati casi di difetti in alcuni neonati associati al virus Zika: un caso di microcefalia e due neonati con anomalie cerebrali congenite, tutti positivi ai test per il virus. Secondo alcuni esperti nei mesi a seguire anche in Colombia potrebbe osservarsi un aumento di difetti nei neonati potenzialmente associati a Zika e il team del Colombian Collaborative Network on Zika (Recolzika) è al lavoro per stabilire una base epidemiologica su cui fare delle stime e analizzare il range dei valori normali della circonferenza cerebrale dei neonati nelle diverse regioni del paese. Nel frattempo, ad arricchire il quadro, è arrivata anche la notizia, pubblicata su Cell Stem Cell, secondo cui il virus Zika sarebbe in grado di danneggiare e uccidere tessuti del cervello in via di sviluppo. A dimostrarlo alcuni test in laboratorio, che hanno osservato gli effetti delle infezioni del virus su alcuni campioni cellulari. Sebbene non si tratti di una prova definitiva, il fatto che il virus sia capace di infettare e uccidere i progenitori neuronali – con una preferenza maggiore rispetto ad altri tessuti – depone a sostegno delle possibili complicazioni neurologiche associate a infezioni del virus. The post Zika, nuove prove a sostegno del legame con la microcefalia appeared first on Wired.

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