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Zippergate

Creato il 16 maggio 2011 da Silvanascricci @silvanascricci

Lo hanno acciuffato come un terrorista del sesso, un “predator” di camerierine da pochade porno, quando credeva di averla fatta franca.

Lo hanno arrestato sul grande aereo bianco Air France, in Prima Classe, mentre le assistenti gli servivano champagne e succo d’arancia, benvenuto a bordo Monsieur Dominque Strass-Kahn, si allacci le manette.

E ora ci segua in un commissariato di Harem. Se la storia rigurgita di esempi, sghignazzi, drammi e tragedie di uomini troppo superbie e vanitosi per resistere alla più umana delle tentazioni e precipitati a capofitto nella “trappola del miele”, il suicidio politico e civile del direttore francese del fondo monetario internazionale, è una pagina nuova e inedita nell’enorme libro della libido impazzita e autodistruttrice.

Come un qualsiasi Kobe Bryant, il campione di basket ventenne ubriaco di ormoni accusato di violenza sessuale su una cameriera d’albergo in Colorado nel 2003, proprio lui che, bello ricco e famoso, avrebbe potuto avere armate di donne, così oggi Strass-Kahn paga il prezzo che gli uomini drogati dalla vanità pagano alla sessualità: la certezza di poter avere ogni donna, ovunque, nel nome e nell’immunità del proprio potere, l’irresistibile afrodisiaco che nessuno è ancora riuscito a comprimere in pillole.

Non amore, non libido, non scappatelle o voglie comprensibili.

Potere.

Manifestato nel signoreggio sulle femmine del gregge.

Storia antica e banale, che il caso Strass arricchisce, se confermata, di prospettive più ignobili.

Ogni cultura, ogni epoca, ogni sistema politico conosce gli effetti e le conseguenze di “pensare con quello che hanno fra le gambe e non fra le orecchie” come fu detto degli insaziabili Kennedy Brothers.

E’ una galleria perfettamente bipartisan e bi-tutto, che può aiutare carriere o distruggerle, secondo il grado di trasgressione e la capacità nazionale di ignorare e tollerare atti e menzogne.

Sesso tuo, vita mea.

Non deve essere stato così nel caso di Strass-Kahn che si era rifugiato nel ventre accogliente di un aereo francese all’aeroporto Kennedy, dopo avere avuto la delicatezza nazionalistica di assalire una domestica in un hotel di proprietà francese, tirando un sospiro di sollievo quando il trattore aveva cominciato a spingerlo verso la pista.

Ma, apparentemente, lo scandalo scoppia tra lo stupore indignato dei seduttori sedotti.

Non capiscono, per loro è naturale, normale, un fringe benefit del potere come l’autista, l’ufficio con i ficus, la poltrona in first class, la facoltà di avere ogni donna che li stuzzichi.

Chi si scandalizza appare a loro come un moralista, un puritano, un ipocrita, magari dimenticando che i primi e massimi ipocriti sono proprio coloro che predicano le virtù pubbliche, mentre sfogano le voglie private.

Strass-Kahn non e l’eccezione. Sono la sua brutalità, se sarà provata, la sua violenza, il fatto nuovo e criminale.

Molti non ci credono, non ci possono credere, e forse non ci crede neppure lui.

Come osa, una piccola “femme de chambre”, una domestica, accusare lui, il signore, di averne abusato?

(Vittorio Zucconi)



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