Magazine Per Lei

Zitella goes to New York: Part #1

Da Lazitellaacida
Riordinare le idee dopo un viaggio a New York non è facile. Ho ancora il biglietto aereo che gira per casa, gli scontrini dei souvenir e un regalino da consegnare alla mamma. Le foto le devo ancora scaricare tutte. Solo quelle che ho fatto con la fotocamera sono 328. Più quelle del cellulare e quelle della mia amica. Non voglio anticiparvi nulla ma una cosa sì: New York è una città che va visitata. Almeno una volta nella vita, anche per gli scettici come me. Non voglio dire cose banali come “New York è una città che ti cambia”. No, non ti cambia. Sarà che ho una prospettiva fredda nell'approcciarmi a qualsiasi cosa, trovo però che sia una città che va visitata. Non è paragonabile a nient'altro nel mondo, è un insieme di turismo e di spettacolo, di arte e di cultura, di metropoli e di paese. E' un fottuto mix -credo- impossibile da trovare altrove. Chiunque, a New York, può sentirsi a casa. Come molti mi hanno detto e come molti altri vi diranno ho camminato tantissimo. Si è calcolato una media di 10 km al giorno. Mangiavo come una scrofa e non sono ingrassata di un etto, anzi. Credo di essere pure dimagrita. I piedi erano puntellati di bolle. Le peggiori sono state sui talloni alla fine del secondo giorno. La mia amica è inorridita quando mi ha visto bucarmi le bolle con una spilla da balia (ma ringraziamo dio di averlo fatto altrimenti a quest'ora avevo le stimmate). La prima cosa che vi diranno di New York è che è facile orientarsi. Balle. Sarà facile per loro che c'hanno tutti gli smartphone con le super mappe di Google che sono in grado di localizzarti anche la tazza del cesso più vicina. Il mio Blackberry mandava un sms ogni 5 tentativi e usare i servizi internet era impossibile. Quindi, come una brava giovane marmotta ho dovuto utilizzare LA MAPPA. Utilizzare una MAPPA mette per scontante tante cose. Una su tutte il senso dell'orientamento. Per esempio capire in che punto del mondo ti trovi rispetto all'EST e all'OVEST, due parole molto care ai newyorkesi. Ma tant'è, ce l'ho fatta, e la prima volta che sono riuscita ad orientarmi da sola è stata su Park Avenue. L'ho preso come un segno del destino. Non posso raccontarvi della mia vacanza senza procedere con ordine (e a puntate) quindi: _DAY 1 Il giorno della partenza, verso le 5.30, ricevo una chiamata dall'American Airlines: “Good morning, nsnncvjdnc jedhxjxhrhnvlèwjshfllor hrgssl SORRY”. E io penso: tu guarda che gentili questi dell'American Airlines che mi chiamano PER RICORDARMI CHE HO UN VOLO. Arrivo in aeroporto e scopro che il comandante ha avuto un malore, quindi hanno annullato il volo in partenza. Mi chiedono se voglio passare una notte a Malpensa o partire con la Delta*, un'ora prima. Che domande. Insomma, supero tutti i controlli, sono POCO agitata, ho tutti i documenti, le marche da bollo, il passaporto, l'Esta, la valigia. E' tutto OK. Ho il culo sull'aereo, uno schermo davanti e “POSSO VEDERE TUTTI QUESTI FILM?” vado in overdose da cinema, mi guardo Crazy Stupid Love, I don't know how she does it, Black Swan e Life as we know it. Tutti di filato. Mangio quello che le solerti assistenti di volo pongono sul mio vassoietto ogni due ore. Atterro a New York con un mal di testa esponenziale, ma poco importa, ho finalmente visto Black Swan. Che è un film della madonna (se hai fatto danza), per inciso. Atterro, comunico la notizia oltreoceano alla genitrice. Noto che il Blackberry non funziona. Ma il cellulare di back up sì. Fiuuu.  D'altra parte quante possibilità c'erano che SU DUE CELLULARI nessuno dei due funzionasse? Passo tutti i controlli, compreso quello del poliziotto che mi fa la scansione della retina. Mi dice che sono glowing e, osservando l'indirizzo posto sui moduli, mi chiede se vado a trovare un uomo. Io gli rispondo ammiccante MA NOO E' UN'AMICA. Dall'aeroporto in poi comincia il panico. Ma io il panico non lo manifesto. Le alternative per raggiungere Manhattan sono due: spendere 50 $ di taxi o prendere il trenino e poi la metro. Ce la posso fare. Sfido il mio senso dell'orientamento. Prendo il trenino. Comunico a Barbara, la mia amica che mi ospita, che prendo l'airtrain. Lei mi risponde “fammi sapere quando arrivi a Jamaica Station”. Ok penso io, magari mi deve dire cosa fare una volta uscita dalla metro visto che NON LO SO. Arrivo a Jamaica Station. Invio sms. Una volta. Due volte. Tre volte. Ciao, cellulare ciao. Da questo momento SEI SOLA A NEW YORK. No ma io non vivo il panico. No no. Graziaddio Barbara mi aveva preparato il percorso A PROVA DI SCEMA con un sito fighissimo** che aiuta quelle impedite come me. Azzecco tutto. Arrivo alla fermata, Lower East Side. Riemergo, la prima immagine che ho di New York (dopo Brooklyn) è quella di uno stradone. Qualche palazzo. Niente di che. Devo trovare Rivington Street. Prima o poi Barbara tornerà a casa e mi troverà lì. Prima o poi. Mi guardo intorno spaesata, chiedo informazioni ad un vecchietto e mi dice che (IO LO CAPISCO! GUARDA MAMMA! IO PARLO INGLESE!) la strada che cerco è proprio dietro di me. Bene, arrivo a destinazione. Barbara? Mamma? Aiuto? E adesso cosa faccio da sola in mezzo alla strada CON UNA VALIGIA? Sono talmente stanca e ho talmente mal di testa che non ho nemmeno la forza di disperarmi. Barbara è in ufficio. Tornerà. Prima o poi. Dopo, forse, una mezzora, ecco che Amica Barbara compare all'orizzonte. SONO SALVA! Finalmente sono a casa (sua). Non so nemmeno che ore sono. Né per l'America né per l'Italia. So solo che svengo sul letto mentre penso che qualche strada più un su c'è il red carpet del Met. E io sono sfatta su un letto. Che si fotta il Met. Che si fotta Prada. Io dormo. Al risveglio sono una donna nuova e come regalo di benvenuto Amica Barbara ha pensato alla cosa più americana di tutte dopo la cupcake: LA MANICURE. Andiamo in questo posticino a Soho dove mi fanno la manicure più veloce e più figa della storia. Una scheggia quella ragazza, mi è venuta voglia di mettermela nel trolley al ritorno. La mia nuova amica sudamericana con Marc Anthony in sottofondo mi ha pennellato le unghie con la stessa maestria di Matisse, per soli 8 dollari. Nemmeno un dollaro a dito! Proseguiamo a cena, in un posticino con le lucine sul soffitto, siamo nel mezzo di Soho ma per quanto mi riguarda potremmo anche essere nel mezzo di Shangai che farebbe lo stesso, quando vado a dormire sono le 21.30 ora americana, 3.30 ora italiana, ero sveglia solo da 22 ore.  To be continued...  *CONSIGLIO ZITELLO: Se vi dovesse capitare di prendere un volo per gli Stati Uniti, Delta batte American Airlines tutta la vita. Al ritorno con American Airlines, quando già mi pregustavo la selezione di nuovi film da pupparmi per otto ore, mi sono ritrovata con uno schermo per ogni corsia di poltrone. Un po' come alla gita di V. Dolori alla cervicale e noia assicurati. **CONSIGLIO ZITELLO: Il sito è www.hopstop.com segnatevelo, mi ha salvato la vita.

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