Zombie: finzione o realtà? Pt.2

Da Zombieboy88
Oggi pubblichiamo un altro articolo per rispondere a una delle domande più importanti che affigge l'umanità: gli zombie sono solo frutto della nostra fantasia o sono reali? Seguiteci dopo il salto per scoprirlo.....

L'articolo che pubblichiamo è tratto dal sito Focus: nota rivista scientifica e d'attualità. Lo riportiamo qui di seguito:
Sono tra i mostri più temuti nei film horror. Ma se non si trattasse solo di un frutto della fantasia? Storia e scienza del popolo dei morti viventi. (Riccardo Meggiato, 5 gennaio 2009). 


C'è poco da discutere: gli Zombie fanno sempre moda. Tanto per dirne una, le più recenti classifiche dei videogiochi più venduti premiamo lo sparatutto Left 4 Dead, dove quattro intrepidi "eroi per caso" si danno da fare con orde di non-morti interessati ad allargare la (loro) famiglia. Non parliamo poi di cinema, dove l'ambiguo vivente rischia di essere più inflazionato di Cameron Diaz e Jack Black. Ma qual è il motivo di tanto successo? Sta forse nel fatto che, dopotutto, lo Zombie è uno degli esseri più "possibili" che esistano? In effetti, nottate in discoteca a parte, pare che diventare uno Zombie sia una possibilità tutt'altro che remota, come dimostra l'articolo 249 del codice penale haitiano.
È considerato come tentato omicidio la somministrazione di sostanze che, pur senza causare morte reale, producono un coma letargico più o meno prolungato. E se la persona è poi tumulata, l'atto va considerato omicidio, indipendentemente da ciò che consegue". Haiti, in effetti, è un po' la patria degli Zombie, che nascono dalla tradizione vodou (sì, si scrive proprio così) come corpi rianimati al servizio di potenti stregoni (i bokor), che li utilizzano come lavoratori. The night of living dead è il film del 1968 che ha inaugurato una vera e propria serie, il cui episodio più recente, Survival of the dead, è atteso per il 2009.

Copertina di Survival of dead del 2009


L'ISOLA DEI MORTI VIVENTI  
E, mentre la parola Zombie, che darà poi origine a quella che conosciamo, sembra risalire al creolo haitiano del 1871, per la prima testimonianza si deve attendere il 1937. All'epoca, Zora Neale Hurston, folclorista americana, durante le sue ricerche s'imbattè nel caso di una donna apparsa all'improvviso in un villaggio di Haiti, dove una famiglia la riconobbe come Felicia Felix-Mentor, una parente. Piccolo particolare: Felicia era stata seppellita trent'anni prima, all'età di 29 anni. La Hurston indagò sul'accaduto, raccogliendo solo qualche voce relativa a potenti droghe capaci di indurre una morte apparente.
Ma si trattava, appunto, di "voci", che solo col lavoro dell'antropologo e etnobotanico Wade Davis, molti anni più tardi, trovarono una (mezza) conferma. Davis ne parla nei libri The serpent and the rainbow (1985, da cui è stato tratto il film Il serpente e l'arcobaleno) e Passage of darkness: the etnobiology of the Haitian zombie (1988), dove racconta che le sue ricerche gli hanno fatto scoprire due potenti polveri, da mettere a contatto col sangue attraverso una ferita, che sono in grado di trasformare in Zombie una persona vivente. Una delle due sarebbe a base di tetrodotossina (TTX), il veleno del pesce palla; mentre l'altra a base di agenti dissociativi, come quelli presenti in una specie di datura (un genere di piante ornamentali).

Felicia Felix-Mentor: the True Zombie


DA ROMERO IN POI...
Lo Zombie, in origine, non nasce cattivo, ma "lavoratore". Diventa poi cattivo per merito, o colpa, del regista George A.Romero, che nel 1968 conosce un enorme successo col suo film The night of living dead. Successivi studi hanno in parte smentito le affermazioni di Davis, ma il mito della "coup padre", un preparato di erbe e parti di animali ed esseri umani, rimane vivo nella tradizione vodou. Come del resto il rito seguito dal bokor, che, dopo avere disseppelito il morto, gli somministra una pozione allucinogena che lo fa tornare alla vita. Ma privo di parola, memoria e volontà, e dunque facilmente controllabile dallo stregone.

Immagine tratta da Land of dead di George A.Romero




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