Una famiglia inglese composta da padre, madre e da due figli, Tom e Jessie si trasferisce sulla costa del Devon.
La mamma dei due ragazzi è incinta alle ultime settimane, i due ragazzi pur molto affiatati fra di loro hanno caratteri molto differenti.
Se Jessie appare come una ragazza all’apparenza normalissima, Tom è invece un ragazzo taciturno, introverso e probabilmente complessato dal volto devastato dall’acne giovanile, preda di quell’inquietudine giovanile che non ha motivazioni specifiche quanto piuttosto è summa di problemi di adattamento, di prime pulsioni sessuali non espresse e di altri fattori.
La nascita di Alice
La vita nelle campagne del Devon sembra trascorrere tranquilla nella sua monotonia e di li a poco la mamma dei due ragazzi partorisce una bimba che viene chiamata Alice.
Tom diventa sempre più silenzioso e i suoi dialoghi con la famiglia sono praticamente inesistenti, anche perchè suo padre è quasi assente e sua madre sembra molto presa dalla nuova maternità.
Un giorno Tom scopre casualmente delle foto di sua sorella nuda e collega la cosa a piccoli indizi che ha ricavato quà e là, come l’aver trovato suo padre e sua sorella nudi nella vasca da bagno.
Tom decide di affrontare la sorella mettendola di fronte alla realtà delle cose, mostrandole quindi le foto proibite di cui è in possesso; Jessie dapprima nega l’evidenza, poi per distrarlo gli parla della sua ignoranza in materia di cose sessuali offrendosi di fargli conoscere l’amore fisico con la complicità dell’amica Carol.
Così accade.
Approfittando di un viaggio del padre, Tom si “apparta” con Carol in una stanza ma mentre la ragazza si spoglia e lo bacia arriva Jessie; di fronte alla sorella Tom ha una reazione di pudore, si riveste e si allontana.
Il frustrante incontro con Carol
Al loro ritorno a casa i due fratelli scoprono con orrore che la piccolissima Alice ha delle perdite di sangue nelle parti intime: Tom decide di rivelare il terribile segreto che lo opprime a sua madre che però affronta la cosa con incredulità.
Il ritorno del padre drammatizza la situazione, perchè l’uomo ovviamente nega anche l’evidenza.
Ma un giorno il ragazzo segue suo padre e sua sorella in un bunker sulla costa, sede degli squallidi incontri sessuali tra i due e fotografa tutto.
Assiste impietrito al rapporto sessuale innaturale tra i due e ….
Zona di guerra (The war zone) è un film che colpisce direttamente allo stomaco in maniera dirompente.
Una pellicola che affronta un tema scabrosissimo come l’incesto aggravato dalla pedofilia all’interno della famiglia è di per se già un boccone indigesto da digerire.
Quando poi questo boccone viene servito con immagini e ambientazione tra le più tristi e lugubri immaginabili si ha un pranzo che letteralmente fa su e giù nello stomaco.
Questo è l’impatto emotivo che produce Zona di guerra, opera prima dietro la macchina da presa dell’attore Tim Roth.
La zona di guerra a cui fa riferimento il titolo è quella che funge da scenario in cui si muovono i protagonisti di questo allucinante dramma ma non solo. E’ anche il bunker in cui avvengono gli incontri tra i due impossibili amanti; lui, il padre snaturato e lei la giovane che accetta forse anche segretamente compiaciuta il ruolo umiliante di surrogato della madre, che ha appena dato a lei e al fratello un’altra sorellina destinata anch’essa a diventare parte tragica della storia.
Sin dall’inizio del film siamo immersi in un’atmosfera che ha quasi del lugubre; a far presagire l’inizio della tempesta che sconvolgerà la vita dell’intera famiglia (nessuno escluso) c’è anche la casa scelta dai genitori dei ragazzi come abitazione.
Siamo sulla costa del Devon, che nel film appare brumosa, con un cielo plumbeo coperto perennemente da nuvole e con un mare tempestoso che fa da specchio alle anime dei protagonisti, agitate anch’esse da oscure pulsioni.
Jessie parla con il fratello, incurante della sua nudità…..
Non è certo l’immagine rassicurante fornita dai depliant turistici: è una natura ostile che sembra riflettere i caratteri dei personaggi, in primis quello del complessato e timido Tom, che nel corso del film dovremmo imparare o quanto meno dovrebbe suscitarci un moto di simpatia.
La cosa non accade e sia lui che gli altri peronaggi della famiglia ci ispirano man mano che la storia entra nel vivo un senso di repulsione e di distacco.
Troppo amara la loro realtà, troppo paranoici i loro comportamenti.
Tra i due fratelli sembra esserci un rapporto non tanto dissimile da quello incestuoso tra padre e figlia.
Non c’è sesso tra loro, è vero, ma c’è un’atmosfera torbida piena di cose inespresse, di parole non dette, di istinti primordiali latenti.
La madre forse è cosapevole di quello che accade sotto i suoi occhi, forse no.
La reazione alla vista di Alice bagnata nelle parti intime da sangue sembrerebbe comprovare la sua innocenza, pure la reazione alle parole del figlio ci suscita tanti dubbi.
Il padre poi è l’elemento satanico della storia: non pago di violare sua figlia venendo meno così non solo al legame di sangue ma anche al rispetto per la giovane età di Jessie prosegue la sua opera scellerata sulla piccolissima Alice, manifestando in seguito tutta la sua cinica bestialità portando la sventurata “complice” Jessie in un luogo terribile, quel bunker che evoca immagini dolorose di guerra e sangue.
Probabilmente tra tutte le sequenze durissime del film, quella del rapporto sessuale tra Jessie e suo padre è la più disturbante.
Roth punta la mdp su due feritoie che lasciano passare squarci di luce all’interno del bunker in penombra; riprende il padre di Jessie mentre sodomizza la ragazza da una distanza di sicurezza, quasi volesse mettere da parte lo spettatore ed evitargli lo choc della visione dell’atto snaturato.
Pochi secondi e il padre di Jessie si ritrae ormai pago, mentre Tom ha ormai distaccato lo sguardo dalla scena e la ragazza piange sommessamente.
Fino a questo momento abbiamo visto un Roth che presenta una galleria degli orrori senza prendere alcuna posizione.
Lui è un giornalista che redige un articolo senza metterci niente di personale, documentando come un naturalista le cose, senza scendere in ovvi giudizi morali.
Quelli che il pubblico inevitabilmente esprime a fine pellicola, disturbato da una storia resa visivamente come un dipinto di Bosch, una specie di anticamera degli orrori che ci ha trasportato in una dimensione che fortunatamente non viviamo.
Si, perchè se è vero che la maggior parte delle violenze vengono consumate all’interno delle pareti domestiche è anche vero che l’incesto resta un tabù fortissimo per la stragrande maggioranza della gente comune.
E verrebbe da dire per fortuna.
Tim Roth esordisce con il botto, girando un film crudele e durissimo, nero più della pece e mostrando un talento assolutamente straordinario per un esordiente.
Abilmente, costruisce un cast di gente normale, di attori non di grido che siano in grado di riflettere la banalità della vita di una famiglia borghese.
Ray Winstoe è il padre cinico e bestiale, Tilda Swinton (quasi irriconoscibile post maternità reale) è la madre succube, Freddie Cunliffe è Tom, ragazzo inquieto e adolescente complessato mentre Kate Ashfield è Carol l’amica di Jessie quasi incredule quando, presa in mano la situazione, sta per iniziare sessualmente Tom e viene interrotta proprio dall’amica Jessie, l’attrice Lara Belmont che è poi la lieta sorpresa del film, con la sua interpretazione soffertissima.
The war zone ha ricevuto critiche entusiastiche quasi unanimi; a parte il pubblico è stata proprio la critica ad esaltare l’esordio dietro la MDP di Tim Roth, l’ormai leggendario pianista sopra l’oceano.
La drammatica scena dell’incesto nel bunker
Un’opera sorprendentemente matura e dolorosa, che trasporta lo spettatore alle soglie di un inferno condiviso da tante famiglie, molte delle quali sconosciute e rinchiuse nei confini di mura domestiche che sono teatro di drammi autentici, in cui vengono meno i pilastri stessi dell’umanità individuale.
Zona di guerra
Un film di Tim Roth. Con Ray Winstone, Tilda Swinton, Lara Belmont, Freddie Cunliffe, Kate Ashfield,Titolo originale The War Zone. Drammatico, durata 98 min. – Gran Bretagna 1998.
Lara Belmont: Jessie
Ray Winstone: Papà
Freddie Cunliffe: Tom
Tilda Swinton: Mamma
Colin Farrell: Nick
Kate Ashfield: Lucy
Annabelle Apsion: infermiera
Regia Tim Roth
Soggetto Alexander Stuart
Sceneggiatura Alexander Stuart
Fotografia Seamus McGarvey
Montaggio Trevor Waite
Musiche Simon Boswell
Scenografia Michael Carlin