Zoo in Italia: quasi tutti fuorilegge

Da Oblioilblog @oblioilblog

Si definisce giardino zoologico qualsiasi struttura pubblica o privata avente carattere permanente, aperta al pubblico almeno sette giorni l’anno e che mantenga animali vivi di specie selvatiche. Il giardino zoologico deve partecipare a ricerche scientifiche, promuovere programmi di educazione, sensibilizzare in materia di conservazione della biodiversità e mantenere un elevato livello qualitativo nella cura degli animali.

La legge, i cui decreti attuativi sono arrivati solo nel 2008 nonostante la direttiva europea risalga al 1999, è precisa. La sua applicazione, però, è lacunosa.  Secondo Alessandro La Posta del Ministero dell’Ambiente, sono 88 le strutture che hanno fatto richiesta per la licenza di giardini zoologici. Solo 10 soddisfacevano i criteri per l’assegnazione.

Questo significa che le restanti 78 sono fuorilegge, senza contare il numero incalcolabile di zoo-safari, parchi natura, acquari, mostre faunistiche, fattorie didattiche, zoomarine e bioparchi che non hanno neppure avanzato la domanda. Il business degli animali in gabbia o nei recinti è incontrollato e in una situazione di totale evasione fiscale.

A pagare sono gli animali di tutti i tipi costretti a vivere in ambienti angusti e inadatti, soggetti alle intemperie e spesso malnutriti, trattati come mera merce da esposizione. Le Forze di Polizia possono fare ben poco una volta individuate le strutture senza licenza: non possono chiuderle perché non ci sarebbe il posto per tenere gli animali sequestrati. 

Sono numerosi i casi in Italia di animali tenuti in condizioni pietose. Lo zoo di Napoli è fallito nel settembre del 2011: troppo cari i 280 mila euro di canone annui per la zona e i costi di gestione. Gli animali però rimangono lì, senza mangiare perché come riportano i dipendenti non ci sono soldi. I cittadini hanno organizzato delle collette per nutrire i 300 esemplari custoditi. Era già successo nel 2003 che alcuni animali morissero di stenti nello zoo di Fuorigrotta.

Il 3 febbraio di quest’anno, fatto più unico che raro, è stata sequestrata un’intera struttura di Pescara: Le Rupe. Giaguari, leoni, tigri, puma, linci, bertucce, canguri, coccodrilli, caimani, boa e iguane sono stati messi sotto sequestro. A causa della condizione di due caimani e di un coccodrillo nano è scattata la denuncia per maltrattamenti.

Ad Aprilia, nello Zoo delle Star di Daniele Berquiny da cui sono pescati gli animali per spot e film, canguri e macachi vivono in recinti dove non sono rispettate le più elementari indicazioni della legge e si riparano in cucce per cani.  Nel Safari Park d’Abruzzo gli animali convivono con il Luna Park. Lo zoo di Poppi di Arezzo è stato più volte segnalato dai visitatori. L’Oasi di Cassano Magnago, tecnicamente una fattoria didattica, ospita delle tigri e le fa riprodurre nonostante la legge le vieti di possedere animali pericolosi.

Caso bizzarro anche quello del Bioparco di Roma costruito nel 1911, l’unica struttura pubblica, gestita da una Fondazione il cui presidente è eletto direttamente del sindaco. Gli oranghi sono da dieci anni richiusi in pazzi ristretti e incontrollati, tant’è che non è stato raro, in passato, vederli fumare le sigarette offerte dai buontemponi. Francesco Rutelli, in piena campagna elettorale per il Campidoglio, promise di chiudere la struttura. La realtà fu diversa: nel 1997 la struttura di Villa Borghese fu convertita e nacque il Bioparco s.p.a., con soci il Comune di Roma al 51%, una società del Gruppo Costa ed una del Gruppo Cecchi Gori. Nel 2000 gli oranghi sono stati spostati in uno spazio diverso che doveva essere provvisorio, ma i lavori per la nuova casa sono partiti solo l’anno scorso. Il Bioparco ha 700 mila visitatori l’anno, entrate per 7 milioni compreso un contributo pubblico di due milioni e mezzo, ma, paradossalmente, non ha la licenza.

Alberto Alvesani, direttore di Parco Natura Viva vicino a Verona che ospita 1300 animali, fotografa laconicamente la situazione:

Nei confronti di questi animali c’è la totale abdicazione dello Stato, una dismissione di responsabilità. Eppure gli zoo dovrebbero diventare come della grandi arche di Noè dove mettere in salvo specie in estinzione.

Rispondono dal Ministero dell’Ambiente:

L’applicazione di questa legge non segue criteri d’urgenza. Il problema vero è che di questi animali non frega niente a nessuno.

Fonte: RE


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :