Magazine Talenti
secondo me c'è un gran bisogno di film così: con un protagonista brutto, sporco e cattivo e un lieto fine realistico che non prevede la conquista della figona di turno. poi sì, siamo tutti d'accordo che il cinema è anche evasione, ma il problema è che negli ultimi anni si evade anche troppo. sempre secondo me, eh. che si sa che sono snob e spocchiosa e intellettuale X°D tornando al film, il realismo è l'elemento che appunto balza di più agli occhi. parte dal capannone convertito in osteria con i clienti abituali che non fanno che bere vino e arriva a quel senso di stare fuori dal tempo che è tipico della provincia e dei piccoli luoghi di confine. il confine qui è quello con la Slovenia, dove il nostro protagonista obeso e incattivito (ma almeno non sporco) si reca a riscuotere un'eredità. nella sua testa si vede già a mandare al diavolo il lavoro che detesta con annesso l'insopportabile collega e il bigottissimo datore di lavoro (che poi altri non è che il nuovo marito della sua ex), e invece scopre che la zia si è bruciata risparmi e proprietà per pagarsi le cure mediche e che ciò che deve fare lui è badare al nipote sedicenne per cinque giorni prima che i servizi sociali se ne prendano carico. la cosa non gli piace proprio per niente, tanto più che Zoran, il nipote, pare affetto da una leggera forma di ritardo mentale. quando però salta fuori che il ragazzino è un asso a giocare a freccette, la possibilità di una rivincita nei confronti della vita pare dietro l'angolo... naturalmente, trattandosi di un film realistico, le cose non vanno affatto così. insomma, senza voler gridare al capolavoro, devo dire che ho apprezzato questa storia dolce-amara e ho trovato che il personaggio del protagonista sia stato delineato molto bene. perchè a volte si diventa brutti, sporchi e cattivi per reazione.