Di Simona Ingrassia e Silvia Azzaroli.
Titolo: Zoran, il mio nipote scemo
Regia: Matteo Oleotto
Genere: Commedia
Cast: Giuseppe Battiston, Rok Prasnikar, Roberto Citran, Marjuta Slamic, Riccardo Maranzana, Teco Celio, Doina Komissarov.
2013
103 min
Il film narra la storia ambientata in un paesino in provincia di Gorizia e al confine con la Slovenia, e parla delle vicende di Paolo Bressan, uomo abituato a bere, incapace di prendersi le sue responsabilità, trascinarsi in una esistenza segnata dal vino e dal lavoro nella cucina di un centro anziani, dove vessa il collega Ernesto, uomo che cerca di disintossicarsi dall’alcool. Paolo è anche ossessionato dalla ex-moglie Stefanja e dal suo nuovo marito Alfio, verso cui sfoga la sua invidia con scherzi puerili e piccoli atti vandalici. Improvvisamente riceve la comunicazione della morte di una parente slovena, la zia Anja Kovac, e viene invitato per dirimere tutte le questioni inerenti all’eredità. Una volta arrivato in Slovenia, Paolo apprende di aver ereditato un cane di porcellana e la temporanea custodia di Zoran, un nipote adolescente molto timido che parla un italiano forbito attraverso la lettura di due libri di proprietà di Anja. Si tratta di un film di formazione ed è fondamentalmente l’incontro di due creature immature: Zoran sedicenne dall’aria timidissima, in apparenza tonto ma che dimostra di avere uno spirito e una forza interiore notevole e Paolo perché incapace di prendersi la responsabilità delle proprie azioni.
E’ anche un’opera fortemente connotata a livello territoriale. La scena iniziale in cui Paolo induce a bere il povero Ernesto, suscita lo sdegno e l’irritazione dello spettatore ma è molto comprensibile considerando la tradizione e la cultura friulana molto incentrata sul vino.
La prima cosa che colpisce è la sgradevolezza di Paolo, soprattutto nella prima parte del film, la sua presenza sullo schermo risulta indigesta e si tende a preferire altri personaggi, cosa, quest’ultima, che non cambia nel finale. Bressan (interpretato da un bravo Giuseppe Battiston) è chiaramente ispirato a Scrooge de “Il canto di Natale” di Dickens e in particolare sembra ricordare quello della versione cinematografica del 1970 con Albert Finney e Alec Guinness.
Si comprende, presto, che il regista abbia volutamente reso intollerabile la presenza sullo schermo di Paolo per rimarcare la sua negatività, sottolineata anche dal fatto che, inizialmente, lui voglia usare il talento del nipote con le freccette per fare soldi facili.
L’altra cosa intrigante è il personaggio del nipote Zoran (un bravissimo Rok Prasnikar), che entra in scena come un personaggio quasi stereotipato, in primis per i suoi occhiali da secchione un po’ tonto, per poi rivelarsi man mano, come dicevamo sopra, una persona dal carattere forte, capace di sovvertire i dettami del cosiddetto adulto. Zoran cambia in meglio la vita di Paolo, indubbiamente, però lo fa in maniera insolita, senza facili buonismi e senza abbassarsi mai alle meschinità del parente acquisito. Tuttavia non è il solo capace di portare ad una svolta Paolo, gli altri sono Stefanja, la sua ossessione e Ernesto, la sua vittima designata. La prima non solo si rifiuta di tornare con lui, facendogli chiaramente capire di amare il marito, anche per gli hobby che Paolo considera puerili e perché Alfio ha dimostrato amarla e rispettarla. Memorabile la sua sgridata a Bressan durante una furiosa lite.
“A San Valentino ti ho portato fuori una volta!” dice lui ringhioso e lei risponde, spiazzandolo completamente:
“Sì, per andare a vedere l’Udinese in trasferta. Perse pure e noi dormimmo in auto!”
Ernesto, invece, dopo anni di vessazioni e prese in giro per il suo alcolismo, la sua balbuzie e la sua passione per il coro, lo massacra verbalmente, impedendogli di portare via Zoran da una riunione di detto coro, dove stava provando con la fidanzatina Anita (Doina Komissarov, anche lei veramente brava), un altro dei personaggi più riusciti del film anche perché è veramente geniale la scelta di un’attrice dal viso angelico, in contrapposizione alla maliziosità e alla verve della ragazzina.Il film si conclude in maniera positiva con l’incredibile riconciliazione tra Zoran e lo zio Paolo, che, di fatto, si ritrova ad essere adottato lui dal nipote e non il contrario. Emblematico, in tal senso, il fatto che il dottore del centro affidatario lasci al ragazzino il suo numero di telefono da usare in caso di emergenze.
Questo è il cinema italiano che ci piace e che vorremmo fosse sempre più presente nelle sale.
★★★ ½