Nel caleidoscopio di sketch, mezzi improvvisati e mezzi preparati, il primo, probabilmente il più gradito al pubblico, è un doveroso omaggio alla città che li ospita: Gaspare cerca di insegnare a Zuzzurro qualche parola in dialetto catanese, e per farlo ricorre all’espediente di porlo immaginariamente in carcere come vicino di cella di Totò Riina, che può dargli una mano per evadere; per rivolgersi al boss mafioso in cerca di aiuto ci vuole per forza un mini-corso di siciliano, tra “a” rotonde che si dicono per strada quando passa una bella ragazza, “bi” che indicano disperazione e “ci” che usano solo i laureati che hanno il raffreddore, senza dimenticare le “r” che in siciliano non si pronunciano proprio! Il gioco di ruolo in stile mafioso continua usando il dialetto per rivolgersi all’amante della moglie per sfidarlo in duello; Zuzzurro in conclusione si dichiara molto imbarazzato di dover fare una gag sulla mafia, visto che non si trovano a Bolzano, e a condire il tutto non poteva mancare una colonna sonora col marranzano, suonato un po’ maldestramente da Gaspare, che guida questa sfida d’altri tempi. Nella gag successiva i due sono alle prese con un nuovo compito: attraversare un giardino di notte; apparentemente è facile, ma la fantasia bizzarra di Gaspare mette mille ostacoli tortuosi nel cammino, facendo inoltre uso di parole in codice onomatopeiche che dovrebbero indicare le loro azioni e scatenare lo stupore del pubblico; Zuzzurro, come da loro tipico meccanismo comico, non coglie mai al primo colpo i significati di queste parole e le interpreta a modo suo, con risultati esilaranti.
Finalmente si arriva all’attualità, e qui non può mancare un cavallo di battaglia del duo: le parodie degli spot televisivi. Particolarmente divertente quella della réclame dell’orologio di Dolce e Gabbana: la fidanzata (un po’ barbuta in verità) deve sporgersi per prendere l’anello dal fidanzato ma avendo mangiato fagioli produce strani “rumori”; inoltre reinterpretano anche uno spot di assorbenti intimi e la pubblicità della mozzarella che va mangiata così lentamente ma così lentamente… che alla fine non si riesce a mangiare perché nel frattempo è scaduta! Dell’attualità dei nostri giorni fa anche parte la gag del call center (proposta di recente in una puntata di Zelig): Gaspare vuole disdire il Telepass, ma il call center si trova in Svizzera e l’impresa si rivelerà più ardua del previsto. Infine, Gaspare accontenta Zuzzurro, sempre più stufo di parlare della realtà, e decide di dare vita ad una loro versione de La bella e la bestia: al solito con grande uso di immaginazione, la favola viene narrata tra cavalli parlanti che si esprimono a gesti, lupi che sbucano all’improvviso, e la bestia pelosa che finalmente si trasforma in principe anche se con l’inconveniente del “pinolo”; per fortuna Bella è vegetariana! Nella parte finale ritroviamo Taddeo, straccione interpretato da Zuzzurro fin dai tempi di Emilio, che tra un delirio e l’altro profetizza un mondo sempre più a scatafascio dove alla fine saremo sommersi di merda…
La comicità del duo è in larga parte surreale e si basa spesso sul nonsense, e tutti i personaggi, animali, oggetti e luoghi di cui si parla vengono egregiamente mimati con grande sfoggio di gestualità; frequentemente alla base della risata c’è lo schema classico, che i due usano fin dai tempi del Drive In, per cui Gaspare suggerisce a Zuzzurro i vari personaggi da interpretare e come interpretarli, l’altro fa sempre lo gnorri e, non riuscendo mai a capire cosa vuole dire il socio, segue le indicazioni a modo suo, suscitando l’ilarità del pubblico; la coppia dimostra di non essersi arrugginita col passare degli anni, ma anzi di aver trovato sempre più affiatamento, a maggior ragione se è vero quello che affermano, cioè che buona parte delle gag di questo spettacolo erano frutto dell’improvvisazione.