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A Natale solo cenere e carbone per il PD

Creato il 05 ottobre 2010 da Giovannipaoloferrari

A Natale solo cenere e carbone per il PD

A Natale solo cenere e carbone per il PD
Quest'anno, sotto l'albero di Natale, il PD troverà solo “cenere e carbone”: su questo, al momento, gli italiani sembrano molto convinti e coesi.
Gli avvenimenti delle ultime ore hanno destabilizzato, ancor più di quanto non lo sia già, il centro-sinistra che esce da questo 2008 con le ossa tutte rotte: prima i risultati clamorosi in Abruzzo dove la popolazione sceglie di non recarsi ai seggi, stabilendo un nuovo primato di astensionismo, mai verificatosi prima d'ora, chiara risposta agli scandali e alla corruzione della giunta regionale guidata dall'ex Presidente della Regione Ottaviano Del Turco; successivamente gli arresti del Sindaco di Pescara D'Alfonso con gli stessi identici capi d'accusa; per finire con l'arresto clamoroso del deputato PD Margiotta con gli stessi capi d'imputazione legati, però, all'inchiesta sulle tangenti sul petrolio in Basilicata e il terremoto delle tengenti a Napoli che ha travolto l'intera giunta Iervolino. Se aggiungiamo – inoltre – i fatti di casa nostra dove il PD locale ha fatto una figuraccia esponendosi al pubblico ludibrio sulla spartizione dei posti letto e dei reparti ospedalieri nella sanità della nostra area il quadro è completo. I vertici del PD hanno dimostrato come la rete dei rapporti tra militanti dello stesso partito sia così sfilacciata o addirittura inesistente; dove non esiste l'avversario politico di destra, ma il nemico interno della fazione o meglio del “clan” nella propria stessa compagine. Ma gli elettori, i cittadini di fronte a questo scempio delle istituzioni e della democrazia nel Bel Paese cosa fanno? O tifano o si indignano! Tifare è lo sport nazionale in Italia: di fatti non è il calcio in sé ad infiammare le discussioni al Bar dello Sport, ma il tifare, lo schierarsi per il gusto di farlo, per avere una fede, per credere in qualche cosa, per avere uno scopo in un'esistenza avara di valori da perpetuare e di traguardi da raggiungere. Per questo si scende in campo con le bandiere, le trombe, i fischietti e si applaude, si canta, si balla e, poi, la sera tutti a casa per il talk show, per sentirli litigare, dirsene di tutti i colori, per stillare le ultime gocce di sangue di un sistema che boccheggia i suoi ultimi sospiri di legalità. Dall'altra parte della barricata ci sono i moralisti, perbenisti, bigotti: quelli che si indignano, che credono che non ci sia una questione morale nel PD, quelli che non ricordano più Berlinguer e quel po' di buono che la sinistra ha fatto nel nostro paese nello scorso secolo in termini di emancipazione e progresso sociale. Ci sono quelli che credono che D'Alema e Veltroni siano due santi e che gli asini volino. Sono quelli che vogliono dare il buon esempio ai giovani, ma sotto sotto, dentro se stessi, sanno bene come vanno le cose, sanno perfettamente che il sistema è marcio, laddove non è stato sostituito da decenni da altri sistemi più efficaci e capaci di mantenere l'ordine sociale o di instaurarne un altro, regredendo alla legge del taglione, alla legge della strada, del più forte, del “homo homini lupus” di hobbesiana memoria. Proprio così in Italia partecipare significa tifare e indignarsi equivale a nascondere la testa sotto la sabbia. Chi professava l'azzeramento della classe politica dirigente dopo Tangentopoli, chi ha parlato di fine della Prima e inizio di una Seconda Repubblica si sbagliava di grosso: i giovani di questa Italia del XXI secolo si ritrovano a vivere in una delle nazioni occidentali più corrotte al mondo e dove la criminalità organizzata spesso governa al posto dello Stato. Quei giovani sono succubi delle generazioni addietro appartenenti ad un passato preistorico e di gran lunga più ignoranti di loro: questi pretendono di amministrare un mondo ipertecnologico e globalizzato con strumenti arrugginiti e obsoleti. Le nuove generazioni sono preda e agnelli sacrificali del sistema del clientelismo dei partiti, di un centro-sinistra che aveva l'obbligo di ridare una speranza alle nuove generazioni, ma che, ancora una volta, quella speranza la ha strappata e ha reso agonizzanti le nuove leve.


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