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Avvenire: l’occidente e la bugia della globalizzazione

Creato il 03 marzo 2012 da Elvio Ciccardini @articolando

Avvenire: l’occidente e la bugia della globalizzazione“Scruton: l’occidente e la bugia della globalizzazione” è un articolo di Lorenzo Fazzini che propone un’intervista al filosofo inglese Roger Scruton pubblicata da Avvenire. Si tratta anche della presentazione di un punto di vista interessante, poiché critico, del nuovo mondo globale che, al momento, sta producendo più vittime che belle speranze…

Scruton è un filosofo inglese apertamente critico rispetto alle false speranze delle agenzie istituzionali transnazionali (Onu, Ue, Wto). Rilancia la difesa della nazione, in un periodo in cui essa è oggetto del sorpasso da parte della nazione mondiale, ma non è un nazionalista.

Il filosofo si limita alla difesa della sovranità territoriale e all’affermazione del valore del confine. Inoltre, pone un problema non da poco, alla politica moderna: quello dell’inesistenza di una democrazia sovranazionale. In effetti, qualcuno sarebbe in grado di dimostrarla?

Oggettivamente no, poichè effettivamente non esiste. E ricorda che fu l’Onu a nominare a capo della Commissione per i diritti umani il dittatore libico, ormai defunto, Gheddafi. Non sono pochi gli Stati nazione, non democratici, che siedono all’Onu.

L’intervista si sposta su una affermazione di Giovanni Paolo II che, tentando di spiegare una sorta di odio strisciante tra gli Stati europei, affermò che l’Europa soffrisse di un “odio di sé”. Scruton lo definisce: “cultura del ripudio”.

Personalmente, ho apprezzato le sue considerazioni rispetto al WTO che non viene considerato come “cosa malvagia in sè”, ma non è nemmeno pensabile, ancor meno auspicabile, che tutti gli aspetti della vita sociale passino per il mercato.

E’ pensabile che ogni abitudine o tradizione di un popolo possa essere sottoposta al mercato? Forse è il caso che ogni “popolo” possa costruirsi il mercato più congeniale ai propri valori e al proprio stile di vita. Pensare che un mercato globale possa e debba avere degli standard mondiali, uguali per tutti, sarebbe pura follia.

In effetti, considerando che l’intervista è pubblicata da Avvenire, organo di stampa cattolico, una riflessione mi viene spontanea: se Dio avesse voluto un popolo di pecore clonate sotto l’egida del pastore mercato, non avrebbe fatto uomo suo figlio e, sopratutto, non si sarebbe premurato di renderci consapevoli di essere fatti a immagine e somiglianza di Dio, tra l’altro liberandoci dal male.

Per un mercato globale omologante, che snatura popoli e culture, non sarebbero state necessarie nemmeno le tavole dei 10 comandamenti di Mosè. Ci sarebbe bastato un vitello d’oro da adorare e al quale prostrarci, salvo poi cucinarlo come “vitel tonné”, poichè il mercato è tale che se la moda prende piede nessuno si salva, compreso il mercato stesso.


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