Baby squillo dei Parioli: clienti liberi versando quarantamila euro
La strategia scelta per abbreviare l’inchiesta sulle baby prostitute dei Parioli è il patteggiamento. In questo modo, inoltre, è persino possibile chiedere lo “sconto” sulla pena, evitando il processo troppo lungo, con la conseguente esposizione mediatica. A rendere nota la strategia degli indigati dell’inchiesta sui clienti di Aurora e Azzurra, le studentesse romane che hanno fatto scoppiare lo scandalo, è stato il quotidiano Il Corriere della Sera. Gli indagati, sempre secondo il Corriere della Sera, sarebbero alla ricerca di un accordo con i pubblici ministeri. Per chi chiede di siglare l’accordo si parte da una pena di un anno di reclusione che scende a 8 mesi considerando la concessione delle attenuanti dovute a chi non ha precedenti penali. Un ulteriore sconto di un terzo deriva dal patteggiamento, si arriva così a 5 mesi e 10 giorni. Ed è proprio su questo calcolo che si può scegliere l’alternativa. Se si opta per il pagamento della pena pecuniaria si devono calcolare 250 euro al giorno e dunque moltiplicando per 160 giorni di condanna inflitta si raggiungono i 40 mila euro. Se invece si sceglie di non pagare, si ha la possibilità di accedere alla libertà controllata.
Tra coloro che hanno deciso di scendere a patti c’è anche Floriani, il marito di Alessandra Mussolini, che ha ammesso i rapporti con Azzurra, spiegando tuttavia di <<certo che avesse almeno 19 anni>>. Nel suo caso, i magistrati che erano decisi a sollecitare il rito immediato avrebbero fatto marcia indietro, propendendo per il patteggiamento. In sospeso pure la posizione di Nicola Bruno, il legale figlio del parlamentare di Forza Italia Donato Bruno, il cui interrogatorio dovrebbe avvenire a breve. Senza contare tutti gli altri indagati, rintracciati grazie alle intercettazioni.
Le indagini proseguono e nel mirino degli investigatori ci sarebbero anche quei clienti che avrebbero preso appuntamento, salvo poi non presentarsi dalle baby squillo per vari motivi.
Nei prossimi giorni i pubblici ministeri presenteranno la richiesta di rinvio a giudizio per gli “sfruttatori” e per la mamma di Aurora, accusata di aver saputo che cosa faceva la figlia e di non aver impedito, ma anzi di averla sollecitata a continuare visto che la ragazzina guadagnava molti soldi.