Magazine Diario personale

Bambini dislessici e librai confusi

Da Romina @CodicediHodgkin

Oggi, spedizione punitiva in 5 diverse librerie per trovare racconti per bambini dislessici dagli 8 anni in su. Sì, perché essere dislessici non implica il doversi arrendere davanti alle difficoltà ed evitare di leggere vita natural durante, al contrario. Significa leggere, ma alle proprie condizioni.

Dicevo che ho girato 5 librerie (tutte grandi catene) cercando questi benedetti libri. Ben tre librai mi hanno portato album da colorare per bambini di età compresa tra i 4 e i 6 anni. Ed insistevano a dire che erano adatti. Questo significa che, a ben 3 librai, ho dovuto spiegare la differenza tra un albumetto per bambini piccoli e un libro cosiddetto “ad alta leggibilità” che, detto così, fa pensare tanto al latte della Parmalat. In effetti, la differenza tra i libri che cercavo e quelli “normali”, è la stessa che c’è tra il latte ad alta digeribilità e quello standard: sono apparentemente la stessa cosa, solo che uno ti semplifica la vita. La differenza, apparentemente, è così sottile che (come mi spiegava uno dei due soli negozianti che sapevano di cosa stessi parlando) mentre fino a qualche anno fa i libri per dislessici venivano bollati con un marchio (tipo lettera scarlatta, tanto per non far sentire il bambino a disagio…) ora quelle pochissime scuole che riescono ad avere delle piccole biblioteche, il più delle volte comprano direttamente questo genere di libri, tanto va bene per tutti.

Comunque, tanto per chiarire le idee, le caratteristiche di un libro ad alta leggibilità sono il font più grande (e per questo ringraziano anche le zie begaline come la sottoscritta), la carta color crema (che effettivamente disturba meno del bianco), il maggior spazio tra le lettere e tra le parole, le righe più corte, l’ interlinea più grande e una maggiore differenziazione tra le lettere più problematiche (p/b/q/d).

A queste condizioni, un bambino dislessico può leggere praticamente qualsiasi cosa. Se ad un bambino di otto anni porti un albumetto da colorare, quello, giustamente, te lo tira dietro.

Ora, apro e chiudo parentesi. Com’è possibile che nel DUEMILADODICIQUASIDUEMILATREDICI io devo spiegare ad un libraio com’è fatto un libro per bambini dislessici? Ancora più grave: se io ti chiedo un libro per ragazzini dislessici, perché tu mi porti un albumetto per bambini piccoli? Peggio ancora: se io ti dico che non è adatto, perché insisti a dire che va benissimo? Ci sta che lo spieghi a chiunque – alla fine non son cose con cui uno si interfaccia giornalmente -  ma non ad un libraio, porca miseria.

Insomma, è come se un avvocato non sapesse la differenza tra il T.A.R. e il Consiglio di Stato. Come se un barista non distinguesse un cappuccino da un latte macchiato. Come se un medico non capisse la differenza tra un linfoma e un esaurimento nerv…ah, no, scusate, come non detto, questo si può fare!!

Che poi, siamo onesti, il problema non sono i bambini dislessici, sono le mamme che capiscono fischi per fiaschi.

“Pronto! Hey, senti, ho trovato i libri che cercavamo, ce n’è uno che mi ispira, quasi quasi lo compro, si intitola Per un Filo di Fumo!”

“COSA?! Per un Kilo di fumo?! Romina, ma ti sei impazzita?!”

“Un FILO di fumo, testona, non un Kilo, un filo…”


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