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Cartoni animati o capri espiatori?

Da Leragazze

Cartoni animati o capri espiatori?Cari lettori e lettrici, oggi sono qui per condividere con voi i risultati di un’importantissima ricerca condotta da Lillard & Peterson della University of Viriginia.
Tra tutti gli argomenti potenziali oggetto di studio, non poteva essere scelto uno migliore di questo. Un argomento interessantissimo e pieno di spunti sui quali riflettere. Una ricerca insomma della quale tutti sentivamo il bisogno:

SPONGEBOB!!!!

Intanto, per chiarire le idee ai due o tre lettori che non lo conoscono, SpongeBob è una spugna marina, protagonista dell’omonimo cartone animato: vive a Bikini Bottom, una cittadina sul fondo del mare, e lavora in un ristorante, circondato, come accade nei cartoni (ma anche nella vita vera) da amici e nemici. Bene. Secondo Lillard & Peterson questo cartone nuocerebbe alle capacità cognitive dei bambini.

Come l’hanno scoperto? Semplice. Hanno preso 60 bambini di 4 anni (non 60.000 eh?, solo 60! Statistica veramente attendibile) e li hanno divisi in 3 gruppi. A un gruppo hanno fatto vedere SpongeBob per 9 minuti; a un altro gli hanno ammannito 9 minuti di Calloun (cartone canadese, non in onda da noi, che mostra la vita quotidiana di un bambino di 4 anni) e il terzo gruppo doveva invece disegnare per lo stesso periodo di tempo. Al termine tutti i bambini sono stati sottoposti a una serie di test per valutare alcune loro abilità cognitive come la capacità di risolvere problemi, di procrastinare la gratificazione (questa si che è una capacità essenziale!!!!) e di mantenere l’attenzione.
I risultati sono a dir poco sconcertanti! Assurdi! Incredibili! Inimmaginabili! Pensate: risultò che i bambini che avevano assistito a Calloun o avevano disegnato mostravano risultati migliori in ogni tipo di performance rispetto a quelli che avevano guardato SpongeBob.
Ma ancora più geniale è stato scoprirne il motivo: la differenza tra i due cartoni infatti è che le inquadrature di SpongeBob variano ogni 11 secondi, mentre quelle di Calloun ogni 34. Quindi i bambini hanno bisogno di più concentrazione per seguire il veloce Spongebob mentre vedono il lento Calloun in modo più rilassato e meno attento. Però, come precisano fortunatamente gli esimi studiosi autori della ricerca, la buona notizia è che tale intorpidimento è solo temporaneo e che non si conoscono gli effetti a lungo termine. Nonostante questa precisazione i media americani, sprezzanti del pericolo, si sono fiondati comunque su quest’importantissimo risultato per concludere che il povero SpongeBob istupidisce i bambino.
In realtà questa ricerca al contrario rafforzerebbe quanto hanno enfatizzato gli psicologi negli ultimi anni, vale a dire che tutte le abilità cognitive, l’attenzione, la capacità di prendere decisioni, la forza di volontà, sono risorse che si affaticano durante il giorno, così come accade per i muscoli. SpongeBob, con la sua velocità di azione assorbirebbe rapidamente l’attenzione di chi guarda; i bambini devono infatti dedicare molte risorse cognitive per seguire quello che accade sullo schermo e di conseguenza non ne rimangono loro abbastanza per i test somministrati subito dopo la visione.

Alla mamma che alberga in me viene spontaneo leggere questa ricerca alla luce del comportamento dei nostri figli (certo 3 non è un campione granché rappresentativo, ma, diciamocelo: neanche 60!).

C’è da dire per esempio che ogni volta che il mio Piccolino guarda la TV, qualunque cosa guardi, è SEMPRE inebetito, e ormai è diventato un gioco tra noi bussargli sulla la testa per “sentire se suona vuoto” e indurlo perciò a dedicarsi ad attività più creative.

Anche i due “grandi” non sono da meno. Non mi ascoltano se dico loro qualcosa, e sono del tutto impermeabili alle sollecitazioni esterne. Questo sia se vedono SpongeBob, sia una delle altre scemate che trasmettono in TV. Vista però la loro sagacia, i loro risultati scolastici e sociali, mi sento di escludere senza tema di smentita che SpongeBob abbia annientato in qualche modo il loro intelletto.

Ma forse ‘sti ricercatori in fondo tutti i torti non ce l’hanno: pensate che il Piccolino, le prime volte che vedeva questo famigerato cartone animato, credeva che SpongeBob  fosse “un pezzo di formaggio”!

In conclusione: se il problema riscontrato dagli esimi ricercatori è la velocità con la quale cambiano le scene in SpongeBob, la soluzione sarebbe semplice: basterebbe riprodurle a rallentatore, cosicché i bambini si calmino, si acuisca la loro attenzione e gli studiosi potranno allora dedicarsi finalmente a ricerche più importanti!



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