Nel libro questa fiaba si trova in apertura ma, in ordine di esecuzione, è l’ultima illustrata da Chagall, e infatti costituisce il raccordo visivo tra quelle precedenti e il “gran finale”. Il titolo è Il cavallo d’ebano, in riferimento a un prodigioso destriero-robot in grado di volare. Un tema che nella letteratura occidentale ha trovato la sua espressione più alta, ancorché ironica, nel Clavilegno del Don Chisciotte.
L’immagine raffigura il momento in cui il principe Kamar al-Akmar, raggiunta una reggia ignota a bordo del suo cavallo volante, si addentra nell’edificio con il favore delle tenebre, scopre per caso una fanciulla bellissima e, avete indovinato!, se ne innamora.
Qui Chagall fa ricorso a tante delle sue tematiche più care. Anzitutto l’atmosfera onirica, nel senso che la scena si svolge di notte e quasi tutti i personaggi dormono… oppure l’intera scena è frutto del sogno di qualcun altro? Gli elementi si “accavallano” (è il caso di dirlo) in modo abbastanza arbitrario, senza tener conto di volumetrie e prospettive. In alto splende la luna, ma in basso, addirittura da dentro la terra, splende il sole. Il cavallo non appare fatto di ebano bensì realistico, in carne e ossa, e tuttavia dalla criniera gli spunta un’ala, o un alberello, non è chiaro. In ogni caso qui l’animale è un simbolo positivo e vitale, l’opposto dell’incubo, della night-mare (cavalla notturna) del celebre dipinto di Füssli, ad esempio.
Il giovane principe e la ragazza sono vicini vicini, e lui la accarezza, ma per il momento regna ancora una certa estraneità tra loro: lei non ricambia le tenerezze, e nemmeno lo guarda negli occhi. Eppure la nudità di lei suona già come una promessa. Ha la stessa postura già vista nella sirena nelle puntate precedenti, ma senza scaglie da pesce: è una donna vera, non un’illusione. Il principe, ossia Chagall, vede il suo sogno a portata di mano, ma ora deve stare attento a non spezzarlo con qualche gesto inconsulto; un po’ trema, un po’ spera.
Chagall però non è il tipo da concentrarsi esclusivamente sulle proprie questioni sentimentali private. L’immagine ha echi biblici, apre a un orizzonte più vasto. Il cavallo azzurro impennato, pronto a volare, rievoca gli slanci mistici del pittore simbolista Odilon Redon. La ragazza, oltre alla promessa sposa del Cantico dei cantici, sembra richiamare altri testi salomonici, quelli relativi alla Sapienza divina, incantevole creatura femminile che si lascia trovare e godere solo da chi “non dorme”. Una Sapienza di cui il mondo di allora – e non solo – aveva un gran bisogno.
dhr