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Cogli la differenza

Da Marcofre

Il fatto che i lettori guardino alla letteratura come qualcosa di uguale, e non scorgano affatto le differenze che contiene, né si curino troppo di comprendere la visione di un autore (ammesso che ci sia), è una buona notizia per gran parte dell’industria editoriale.

Grazie a questa idea, si sono invase le librerie di prodotti con la certezza che il pubblico avrebbe premiato i migliori. E se così non avveniva, ci si poteva consolare dicendo: “Be’, almeno facciamo i soldi per permettere a chi scrive difficile, di pubblicare”.

Come è andata a finire?

Lo abbiamo sotto gli occhi di tutti. Amazon cerca il successo, che significa prendere i soldi agli editori, lasciando loro i problemi. Non è di questo che voglio parlare però; in giro ci sono voci più autorevoli della mia sull’argomento.

Mi sembra chiaro che se esistono degli editori, e ci sono di certo, che hanno voglia di educare a cogliere le differenze, lo spazio ce l’hanno.

Adesso qualcuno potrebbe affermare che si tratta di una posizione presuntuosa, perché vuole educare il popolo bue.

Tranquilli: il popolo continuerà a fare quello che vuole, non perché bue, bensì per una ragione più semplice. Conviene. La sciatteria è alla portata di mano di chiunque. È comoda e in grande scala. Democratica. Non c’è bisogno di impegnarsi. È lì.

Però mi pare che esista una discreta differenza tra il letame e la cioccolata. Sono i criteri che ci aiutano a evitare spiacevoli errori. La nostra vita pratica, è zeppa di criteri. Sono questi che ci garantiscono la possibilità di mangiare o vestirci con prodotti di qualità. Di scegliere in maniera consapevole.

Uno di questi criteri (e torniamo alla narrativa) è addirittura lapalissiano. Non siamo tutti uguali e ciascuno è ben diverso dall’altro. Unico. È quindi ovvio che se costui si cimenta per esempio nella scrittura, quello che creerà non sarà uguale a nulla. Prima e dopo di lui, non ci sarà niente del genere.

Il “qualcosa di uguale” che si crede che la letteratura sia, ha già ricevuto uno schiaffo. Perché secondo questa idea, un libro vale un altro: è tutta la stessa solfa, e a regolare ogni cosa sono i gusti personali. Niente di obiettivo.

Se invece l’unicità la applichiamo come è giusto che sia, all’individuo, il risultato sarà ben differente. La narrativa non è affatto un blocco di granito, ma un arcipelago enorme, vastissimo, dove è semplice perdersi.

E per evitarlo, occorre aver almeno una bussola. Dei criteri, insomma.


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