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Di profughi, ruote panoramiche e puntini

Creato il 24 aprile 2015 da Alessandromenabue
Di profughi, ruote panoramiche e puntiniCi sono alcuni film che meritano di essere guardati e riguardati. Uno di questi è Il Terzo Uomo (1949) di Carol Reed. Nella pellicola Orson Welles - che nel calarsi nel ruolo di individui spregevoli era maestro, come dimostrano anche Lo Straniero (1946) e L'Infernale Quinlan (1958) - interpreta uno dei personaggi più nauseanti della storia del cinema: Harry Lime, un cinico trafficante di penicillina adulterata. In una celebre scena del film, Lime e l'ex amico Holly Martins (interpretato dal grandissimo Joseph Cotten) si trovano all'interno di una delle cabine della Riesenrad, una delle più alte ruote panoramiche del mondo che ancora oggi è possibile ammirare all'interno del Prater di Vienna. Giunti al vertice della struttura, Lime apre la porta della cabina e invita Martins a guardare in basso per osservare il brulicante viavai di persone che, viste da 65 metri di altezza, non sembrano altro che puntini insignificanti. Puntini. E' proprio questo il termine che Lime usa per descrivere l'umanità che stanno scrutando quando Martins gli chiede come possa non provare rimorsi per le vittime causate dai suoi sporchi traffici: "Vittime? Non fare il tragico. Guarda laggiù: sentiresti pietà se uno di quei puntini si fermasse per sempre?".

Mi è tornata alla mente questa scena ripensando alla tragedia di domenica scorsa, ai troppi uomini, donne e bambini che giacciono nelle oscurità del fondo del canale di Sicilia. Ho ripensato alle tante parole spese dalla politica in questi giorni, alle reciproche accuse di buonismo e razzismo, alle facili ricette di pensatrici e pensatori da resort che confondono le politiche di soccorso e di accoglienza con il Risiko, alla squallida ricerca di consenso da parte dei membri di quei governi, nazionali e sovranazionali, che solo di fronte allo sdegno causato da certe catastrofi si svegliano dal loro colpevole torpore; ai loro vertici il cui esito viene puntualmente annunciato come "risolutivo", alle pause dei loro intensi lavori durante le quali vengono serviti deliziosi manicaretti, magari a base di pesce pescato in quel mare dove, assieme a migliaia di sventurati, giace la loro coscienza.

Ho ripensato a quei barconi che, visti dalle stanze del potere che si trovano a Roma, a Berlino, a Bruxelles e in tutto il nostro civilissimo occidente, altro non sono che puntini che trasportano altri puntini più piccoli attraverso quel mare che, quando decide di essere clemente, gli consente di raggiungere le coste di quella penisola abitata da sessanta milioni di puntini. Ecco, io non credo che  - umanamente parlando - per queste persone un saldo di settecento puntini in più o in meno faccia la differenza, ammesso che siano effettivamente settecento e non novecento, o forse più. In realtà il vero numero delle vittime non lo conosceremo mai con precisione: siamo talmente evoluti da riuscire a costruire orologi atomici capaci di dare l'ora esatta per miliardi di anni e allo stesso tempo così arretrati da non essere in grado di calcolare la cifra della nostra indifferenza.

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