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Dialetto umbro: appuschiatu, bafa, sfinitezza, callu, biuta

Creato il 05 luglio 2012 da Berenice @beneagnese

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Chiusi i bollenti Campionati europei di calcio, avviate dal Governo italiano le prime mosse sulla cocente spending review, pagate le infuocate prime rate dell'IMU, agli italiani è rimasto il compito arduo di difendersi dalla straordinaria calura che ha avvolto la metà del mese di giugno e che sembra voler proseguire ancora.

Nelle città non basta rinchiudersi in casa con i climatizzatori (per chi li possiede) o bere litri di acqua e di estathè ( che a giudicare dai bicchierini lasciati in giro per ogni dove sembra essere una delle bevande industriali più consumate): il caldo non dà tregua.

Sudano i cittadini, ma anche gli abitanti della campagna, alle prese per di più con i lavori di fienagione e di mietitura; si asciugano le sorgenti, gli insetti pungono a più non posso assetati anch'essi. Il termometro arriva a segnare i quaranta gradi.

E le parole del dialetto dell'Umbria sudorientale, come sempre, rendono immediatamente conto delle temperature ascendenti e delle particolarità dell'istate (estate, ovviamente).  

 

Appuschiatu: assetato, con la gola così secca e arsa da sentirla come riempita da un ciuffo di muschio (puschio).

Stu callu t'appuschia, te fa 'rmané senza fiatu. (Questo caldo ti secca la gola e ti fa rimanere senza fiato). 

Straccumortu: stanco morto, sfinito dal calore, senza più energie. Pare che te ce arzi già la matina straccumortu, me sento na sfinitezza su ppe la vita! (Sembra che già dalla mattina ti alzi stanco morto, con uno sfinimento per il corpo!) 

Mirigghiatu: meriggiato ovvero riparato nelle ore più calde del giorno sotto la fronda degli alberi per cercare il riposo nell'ombra. Costantino s'è mirigghiatu co' tutte le pecore sotto la cerqua, beatu issu armeno rispira! (Costantino si è riparato all'ombra con le pecore sotto la quercia, beato lui almeno respira!) 

Scinti a lo friscu: seduti al fresco, specie della sera. Mettemoce 'n po' scinti a lu friscu li lu barre, passano certe belle bardasce spettorazzate! (Mettiamoci seduti al fresco ai tavolini del bar, passano certe ragazze con abiti scollati!) 

Abbonora: a buon'ora, cioè di mattina presto quando ancora la vampa del sole non si fa sentire. Pe' fa le feccenne tòcca arzasse a bbonora, doppo non se cumbina più gnènte co' quella bafa! (Per fare le faccende bisogna alzarsi di mattina presto, perché poi non si riesce più a lavorare con quell'afa).

Accallatu: accaldato. Pasquale è entratu a la Coppe tuttu accallatu e momenti ce rimette la pelle coll'aria condizionata. (Pasquale è entrato alla Coop tutto accaldato e quasi ha rischiato di ammalarsi con lo sbalzo di temperatura dell'aria condizionata).  

Scrocchiu de lo sole: le ore più calde della giornata. Sarà mezz'ora che spetto l'autobusse sotto lu scrocchiu de lo sole che te cèca e te còce; doppo dice che si cattiu se ricrami. (Sarà mezz'ora che aspetto l'autobus sotto i raggi infuocati del sole che ti acceca e ti surriscalda; dopo dicono che uno è cattivo se reclama per il ritardo).

Biùta: bevuta. Se posso rrià llì da nasone me faccio 'na biuta d'acqua fresca. (Se posso arrivare da nasone, il mascherone della fontana con la cannella, faccio una bevuta di acqua fresca). 

Curgu, corgasse: coricato e coricarsi. Qui lo callu non passa, me fuma la capoccia e pe non sbajà sai che faccio? Me metto curgu su lu lettu e spetto che piove.  (Qui il caldo non passa mai, mi evapora il cervello e per non sbagliare sai che faccio? Mi corico sul letto e aspetto la pioggia).

 

(Altri post sul diletto umbro in Dialetto umbro: sterticata, sgrullone, scrocchiu, scriccatu, spacche )

 


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