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Halloween Writing Contest - Tema: La scuola di Helena

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Halloween Writing ContestSvolgimentoHalloween Writing Contest - Tema: La scuola di HelenaOgni volta che guardo quel grande edificio abbandonato all’angolo della strada, un brivido mi corre lungo la schiena. Si dice fosse una scuola elementare, poi chiusa dopo l’incidente. Cerco di superare l’angolo più in fretta che posso per andare verso la scuola due isolati più avanti. Ma ogni mattina è un incubo terribile che si ripete. Dicono che sono una bambina timida e riservata: in effetti non ho amici. Spesso ho chiesto ai grandi di quell’incidente, di cui a River Queen nessuno parla mai, ma loro sono sempre molto evasivi. Si dice siano morti in tanti quel giorno; qualcuno lo aveva pure predetto per via di quella cometa e di quella luna rossastra portatrice di sventura. Oggi ne ricorre l'anniversario e piove leggero da un cielo grigio e cupo. La strada mi sembra più lunga del solito, l'aria umida e triste. Ecco mi avvicino all’edificio e già mi batte il cuore a mille. Tiro dritto con la cartella piena di libri e quaderni. Stavolta però qualcosa attira la mia attenzione: il cancelletto che porta allo spiazzo desolato è aperto. Qualcosa di sinistro aleggia lì attorno e mi costringe ad entrare. Mi avvicino con curiosità e titubanza, non posso farne a meno: sono anni che faccio sempre la stessa strada. E’ tutto diroccato: la palazzina tetra, anni cinquanta, con le imposte in legno, cade a pezzi. Attorno, i resti di un giardino con alberi spogli e rinsecchiti e qualche pozzanghera perché è novembre e spesso pioviggina. Mi avvicino e mi sembra familiare quella porta aperta e l’ingresso con a terra i mattoncini marroni e neri. Mi pare quasi di sentire la voce dei bambini. Un cavallo a dondolo con la testa mozzata sta all’inizio delle scale di fronte all’ingresso. Che strano….si muove, forse per via della corrente d’aria che c’è. Comincio a salire; ho come la sensazione di sentire qualcosa ma l’unico rumore certo è il vento che sibila tra i vetri rotti delle finestre. I miei passi provocano scricchiolii sulla scala ma mi appoggio al passamano di legno. Quanta polvere, quante ragnatele. Ecco sono al primo piano. Dentro le aule vuote ci sono ancora le lavagne impolverate, i banchi, l’abbecedario, le cartine geografiche penzoloni. Decido di entrare nella seconda aula a destra. Ora mi siedo proprio qui accanto alla finestra, a primo banco, come un gesto abituale.
“Ciao cara - dice ad un tratto una voce femminile. Mi giro di scatto e vedo una donna in fondo all’aula. Emetto un grido di terrore, esco dalla stanza e mi precipito per le scale. Ad un tratto tutto diventa nero, si sente il frastuono dei  tuoni e fuori  piove fortissimo. La scala mi sembra infinita. Inciampo su qualcosa: è il cavallo con la testa mozzata che rimane riverso a terra. Mi rialzo e corro verso la porta.-Dove vai, piccina?- Un omone alto e grosso mi si para dinnanzi. Lo guardo atterrita, sembra ferito: del sangue sul lato sinistro della tempia gli ha sporcato anche parte della giacca a quadri marroni. Mi giro per cercare un’altra uscita ma sento un vociare sommesso e mi accorgo che c’è gente attorno a me. Nella penombra intravedo dei bambini e la donna che un attimo prima stava sopra; ecco che si avvicina verso di me sorridente. Indietreggio, ma lei, guardandomi dolcemente, mi prende la mano.Adesso ricordo bene che anche quel giorno pioveva. Qualcuno, alto e grosso, cercò di proteggerci dal quel folle con la pistola...“George – dice la maestra - adesso puoi chiudere la porta. Anche Helena è tornata”.Maria Luisa Florio

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