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L’ultima trovata dell’inamovibile a.d. del Gruppo Fs, ingegner Moretti, è l’eliminazione dei treni notte. La rottura dell’asse Nord-Sud. La cancellazione di un migliaio di posti di lavoro e il disinteresse per quel milione e mezzo di con-cittadini che viaggiavano su quei treni, il cui servizio è stato nel corso degli anni deliberatamente boicottato dal management dell’azienda, per poi dimostrare che ormai la causa era persa. Le sovvenzioni pubbliche, ossia soldi nostri, concessi a Trenitalia sono stati dirottati sulle famose “alte velocità”, a scapito delle altre linee, quelle “normali”: La divisione di classe è ormai nettissima anche nelle ferrovie, nella sanità, come nella scuola, nell’università, e così via.
Servizi di di pregio, scuole d’élite, supertreni per gli abbienti, il cui tempo vale, la cui salute conta, il cui denaro – tanto, troppo – pesa ben più di quello, poco e ormai destinato alla pura sopravvivenza, quando basta, degli sfigati. Cancellare quei treni è stato un preciso messaggio in questa direzione. E, nel contempo, ha significato affermare, nella dura evidenza di un atto brutale, che il ministero della Coesione territoriale è una vuota espressione.
Come si fa a non capire che si spezza il Paese? Che non si può pretendere che tutti abbiano i mezzi finanziari per compiere il tragitto da Torino a Reggio Calabria in aereo (costo verificato Torino-Lamezia Terme, in data 22 dicembre, 400 euro!), o con le famose Frecce ferroviarie, ammesso che coprano tali destinazioni: e così, tra l’altro, non è. E che dire del fatto che il servizio sia stato interrotto, anzi ucciso, in data 8 dicembre? Non è forse un’aggravante, farlo nel ponte dell’Immacolata? E nell’imminenza delle festività di fine anno, quando milioni di meridionali “tornano al Paese”, per condividere con i parenti gioie a amarezze, le paure del futuro e ricordare i tempi belli del passato, ammesso ve ne siano davvero stati.
Non è forse stato canagliesco? Un’aggravante imperdonabile. E perché i partiti tacciono? Perché solo i sindacati di categoria si stanno muovendo? Perché l’encomiabile movimento "No Tav", non considera il ripristino di queste linee e dei treni notte un obiettivo da accogliere come proprio e sostenerlo? Se nella loro Valle si tratta di dire no, qui, nell’Italia tutta, occorre ribadire un "sì": quei treni servono. E dove sono i "no Ponte", "no Dal Molin", e quant’altro? Dove sono i giovani delle università?
Dove, i lavoratori precari e in nero di ogni settore? E perché le alte gerarchie ecclesiastiche, pronte ad alzare la voce quando si tratti di "difese della vita fin dal suo concepimento" o altre occasioni relative a temi "eticamente sensibili", non si rendono conto che quelle famiglie, che in questi giorni stanno impiegando 48 ore per raggiungere Palermo da Milano, o Messina da Torino, sono offese innanzi tutto nella loro dignità? Che quegli uomini donne e ragazzi che vagano da un binario all’altro trascinando pesanti bagagli, pronti ad attese di ore e ore in gelide sale d’attesa sporche e buie, sono altrettanti (poveri) Cristi, da difendere, proprio nei giorni in cui si accetta da parte di tutta la Chiesa che venga onorato il "santo Bambino" con una grottesca corsa al superfluo?
Dobbiamo renderci conto che come si è fatto per i referendum di giugno 2010 anche questa è una battaglia – mi si lasci dire, sacrosanta – per i "beni comuni". E che dietro la specifica questione si affaccia un problema generale: dobbiamo far capire in ogni modo a "lorsignori" che non possono decidere sulle nostre teste, dobbiamo incalzarli, e, quando necessario, contribuire a scalzarli dal potere.
La dirigenza FS e Trenitalia, ormai, è un centro di potere che a dispetto della debordante pubblicità (milioni di euro investiti che quanto sarebbero più necessari nella manutenzione delle carrozze o delle stazioni, ormai involgarite da assordanti pubblicità televisive, che stanno ora anche aggredendo i viaggiatori nei vagoni), prescinde completamente dagli interessi della maggioranza della popolazione di questo Paese. Gliela vogliamo dar vinta?
Angelo D’Orsi – da il Fatto Quotidiano - Micromega
(28 dicembre 2011)
Immagine dal web
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