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Il potere del genio: Picasso

Creato il 08 novembre 2013 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Il potere del genio: Picasso1941 Pablo Picasso vive e lavora a Parigi. Il terzo Reich domina l'Europa. La gestapo irrompe nel suo studio. Delle cartoline, dell'opera più famosa dell'artista, attirano l'attenzione dell'ufficiale che domanda: " L'avete fatto voi? - Oh no, - risponde Picasso - l'avete fatto voi, ne prenda una è un bel souvenir". Frase leggendaria che fa parte del fascino di questo dipinto, assieme alla domanda cruciale: cosa può fare l'arte difronte alle atrocità?

1920 Picasso è il sovrano della pittura moderna, vive con la ballerina Olga Koklova, sua moglie da cui ha un figlio. Espone nelle gallerie più frequentate dell'alta società. L'arte è il suo regno. Il suo talento gli permette di spingersi oltre. 1927 l'incontro

Il potere del genio: Picasso
fatale, bionda, vagamente nordica, occhi azzurri, statuaria, 16 anni, Marie-Therese Walter, d'origine svizzera. Diviene la sua amante e si insinua nella sua arte trasformandosi in ossessione.

La ritrae in un delicato intrattenimento sensuale, una provocazione fatta da un genio arrogante, egocentrico e senza limiti. Lontanissima da Guernica.

Picasso arriva a Parigi all'inizio del secolo, è un andaluso, di bassa statura, combattivo e dal talento sconfinato. A Parigi che si tratti di musica, poesia e pittura non c'è regola che non venga stravolta. È un bohèmien, vuole voltare le spalle all'arte vecchia e noiosa messa in scena dal potere. Stop a sovrani aristocratici a cavallo. Stop alla rappresentazione forte del potere. Stop al bello classico. Picasso scaglia il suo feroce attacco al concetto di bellezza e armonia, stravolto e spazzato via.

Nega perfino la verosimiglianza.

Il potere del genio: Picasso
Se la richiesta è la versione bidimensionale del mondo, la fotografia può realizzarla meglio della pittura.

È il cubismo, dietro il continuo sfuggire della forma. Vuole andare al di là delle apparenze arrivare al cuore. Non è arte per chi vuole qualcosa ch appaghi gli occhi. Non è interessato a compiacere il pubblico. Nel suo studio a Parigi combatte contro le convinzioni dell'arte mentre il nazismo avanza verso il potere. La politica non lo tocca.

Eppure nemmeno lui può sfuggire alla storia. La Spagna si affaccia a una nuova era, la Repubblica. Ma la violenza esplode continuamente tra destra e sinistra. Uno scontro tra passato e presente. Nel suo esilio, il virtuoso della modernità, si sente tormentato dal genio del passato, Francisco Goya, il primo a volgere lo sguardo dell'arte nell'incubo della guerra, trasformando il corpo umano in tagli da macellaio. La Spagna è anche la terra della carneficina rituale, la corrida. 1934 Picasso ritorna nel suo paese natale.

Per il poeta Garcia Lorca, la Spagna è l'unico paese dove la morte diventa uno spettacolo nazionale.

Il potere del genio: Picasso

1935 una tragedia sta per abbattersi. C'è una Spagna moderna, industriale e anarchica. E una Spagna dei latifondi e dei contadini schiacciati dalla povertà. Entrambe le fazioni sostengono di aver ragione. Nessuna convivenza pacifica, ognuna vuole annientare l'altra, il nemico. Picasso si mantiene in disparte, fino al giorno in cui si accorge dell'odio dilaniante. Ora prendono vita il cavallo, il toro e il portatore della luce. Non è il bello ma lo spaventoso.

In un'epoca selvaggia popolata dai mostri, il generale Francisco Franco afferma che per salvare la Spagna dal marxismo è disposto a fucilare metà della popolazione. 1936 il grido di battaglia è "viva la muerte". Il generalissimo aiutato dall'areonautica tedesca e da 40.000 soldati inviati da Mussolini inizia la sua opera violenta. Per i fascisti e i nazisti, la Spagna è un campo di addestramento contro la democrazia e il socialismo. Gli ideali vanno annientati. I pensieri e le emozioni di Picasso, ora si concentrano sulla guerra spagnola. Ma la vita privata irrompe con la separazione e l'arrivo di una bimba, Maya, dalla sua amante, ritorna a Parigi.

Il potere del genio: Picasso
1937 nel piccolo villaggio di Guernica, nella Spagna settentrionale, 7000 anime vivono in questo angolo dei paesi baschi. Nella guerra civile i baschi si sono schierati contro Franco. Un aereo sorvola il paese e con indifferenza lancia 6 bombe. Dopo, altri aerei oscurano il cielo, creando l'inferno. 5000 bombe vengono scagliate sulla cittadine indifesa. Gli abitanti in fuga, fucilati. Una pioggia di bombe incendiarie completa l'opera.

Un brutale attacco con un messaggio chiaro, terrorizzare. I giornali diffondono la notizia che arriva anche a Parigi.

Guernica ora diventa un quadro cubista. Picasso concentra la propria arte nel racconto della verità. L'opera trascende il fatto di cronaca è storia moderna. Incontra la fotografa Dora Maar, conquista così un'amante appassionate e una partner creativa che ritrae l'artista al lavoro di Guernica.

1937 inizia l'opera. Ecco il cavallo, il grande toro, il portatore della luce. Donne sfigurate dal dolore entrano nel dipinto. Disegna l'angoscia. Bambini morti e madri sconvolte. Lungo 7,82 e alto 3,50, Guernica viene schiacciato dalle tinte fosche della tragedia umana. Il cavallo è ferito e urla. Il guerriero caduto, la bocca spalancata, la mandibola impotente. Una carneficina. I segni della speranza sono ridotti al minimo, una margherita e la stigmate del Cristo martire sulla mano dell'uomo ferito. L'angoscia della sua nazione è chiara. La luce diviene la manifestazione del male. L'energia vorticosa attira i corpi verso l'alto che si protendono verso l'occhio malvagio con la luce crudele di un lampadina. È la luce crudele dell'angelo sterminatore. L'epica battaglia tra il bene e il male. È un'opera che si immerge negli incubi del mondo moderno fatto di fuoco e grida.

Il potere del genio: Picasso
È una commozione cubista. Una piramide di morte.
È un dipinto che compie un miracolo, nonostante le immagini di violenza, ci fa senmire il dolore, interrompe l'indifferenza, l'abitudine di accettare il male. Guernica non è tra noi per farci divertire. Ci toglie il sonno. L'arte può parlarci dei doveri che abbiamo in quanto esseri umani. Picasso ha vinto. L'arte ha vinto.

"In Guernica e in tutta la mia arte esprimo il disgusto per la casta militare che ha sprofondato la Spagna in un oceano di dolore". (Pablo Picasso)

Nel 1981 Guernica torna in Spagna, dopo la morte di Franco. Picasso non la vedrà mai, è morto 8 anni prima. Ma ancora oggi, dalle pareti in cui è esposta risveglia, le coscienze intorpidite degli uomini affinché si rifletta seriamente e si metta un freno agli orrori e a tutte le guerre. È il simbolo universale di tutte le barbarie, le morti e gli orrori che tutte le guerre riescono a causare.


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