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Intervista con Nataša Dragnic, autrice di "Ogni giorno ogni ora"

Creato il 27 luglio 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario
Cari lettori, 
troverete di seguito l'intervista che Natasa Dragnic, l'autrice del bellissimo Ogni giorno, Ogni ora, già recensito nel blog. Per noi è stata una grande soddisfazione che l'autrice e la casa editrice italiana, Feltrinelli, abbiano tanto apprezzato il nostro lavoro, anche se il merito va tutto a lei, a Natasa, alla poeticità del suo libro ed alla cordialità e disponibilità che ci ha dimostrato. 
INTERVISTA 1. Cara Natasa, grazie ancora per aver acconsentito a questa intervista per il nostro blog. L’ambientazione del libro nel tuo Paese è stata una scelta spontanea ed inconscia, quando hai cominciato a scriverlo, o credevi fosse necessario un rapporto di “intimità” con un luogo specifico per descrivere sentimenti così profondi e latenti? 
Beh, nella prima stesura la location era innominata e non era geograficamente localizzata. Tranne che per il mare. Era comunque sul mare. Mi era necessario che lo fosse, per Dora e Luka, altrimenti non sarebbero stati quello che sono e chi sono. Quando i miei amici autori hanno cominciato ad insistere perché fosse un luogo concreto, ho scelto Makarska perché era calzante e perché la conosco bene. Ci ho lavorato per un paio d’anni ed ho ancora degli amici lì. E scrivere su qualcosa che conosci bene con la quale c’è feeling aiuta! 


2. Forse questa ti sembrerà una domanda banale e te l’avranno fatta tante volte, comunque eccola: quanto c’è del tuo background personale, se posso chiedertelo, nella storia tra Dora e Luka? Oppure, forse, ti sei ispirata a storie di persone a te vicine o a storie d’amore realmente vissute? 
Non è una storia autobiografica. Ma racchiude un po’ di me, della mia vita e delle mie fantasie e speranze: tutto ciò che conosco, sento e credo. Quindi è ispirata a così tante cose e così tante persone... Ma forse, principalmente, al mio desiderio di capire. 


3. Il mare è una presenza importante nella storia, come del resto la nostalgia che ne provano i protagonisti: vale soprattutto per Dora, dopo che si è dovuta trasferire a Parigi. Il legame tra Dora e Luka nasce nella loro infanzia: spesso rimangono sdraiati al sole, ed hanno un rapporto simbiotico con il mare (oltretutto, Luka gioca a pallanuoto). A prescindere dalle forti suggestioni che tutti gli elementi naturali tendono a creare, pensi che il desiderio di mare rappresenti per la loro coppia una necessità di tornare ad un “liquido amniotico”, una sorta di stato infantile: un luogo dove possano essere liberi da altri legami e responsabilità, e dedicarsi esclusivamente l’uno all’altra? 
Non ci ho mai pensato in questi termini. Forse. Ma principalmente, il mare, che è più di una massa d’acqua, li rende ciò che sono e li lega tra loro ed alla vita. Rispecchia il loro amore e la loro passione. Il mare in se stesso non solo ha qualcosa di guaritivo, ma purifica anche. Quando mi tuffo in acqua e ne riesco fuori, ogni volta mi sembra di essere una persona nuova, leggera, pura ed armoniosa. Non è forse quello che tutti desideriamo?
  4. L’inseparabile valigetta dei colori di Luka è un elemento meta-testuale, come lo è per esempio “la rappresentazione all’interno di una rappresentazione”? O meglio: è corretto dire che in qualche modo, attraverso le parole hai “dipinto” i sentimenti ed hai rappresentato la Croazia, il colore del mare, le sagome delle nuvole ed ancora: i capelli corvini di Dora, e gli occhi grandi (come il mare) e verdi di Luka? Mi è parso che tu lo abbia fatto attraverso i colori che il bambino custodisce gelosamente, in virtù del fatto che lui è un personaggio interno al libro e conseguentemente una tua creatura di per se stesso. Beh, sono tutte mie creazioni. E mi sono impegnata a dar loro vita e e carattere, una sorta di tridimensionalità, usando non solo i colori ma anche molte sensazioni olfattive e tattili. Il che è difficile quando hai a disposizione solo le parole. Se il lettore vi scorge o percepisce una “rappresentazione nella rappresentazione” o qualsiasi tipo di livello metatestuale sono contenta, a prescindere da quali fossero le mie intenzioni. Perché, come sai, dal momento in cui il libro arriva in libreria non è più proprietà dell’autore: appartiene al lettore, che, quando gli venga lasciato spazio e libertà diventa un co-autore. 


5. Oltre alla sapiente delicatezza del tuo stile narrativo, ciò che colpisce di questo libro è la presenza di sentimenti ampiamente condivisibili: la gelosia quando nasce un fratellino o una sorellina, il primo amore, il senso di abbandono che un bambino prova quando in famiglia si verifica un lutto o a un divorzio. Eri consapevole di questa potenziale condivisibilità o scrivere di questi argomenti è stata principalmente una scelta personale, una necessità creativa? 
Tutto quello che ho scritto l’ho scritto intenzionalmente. E’ finalizzato alla descrizione dei miei personaggi. Per comprenderli, e far sì che altri li comprendano, ed è ciò che volevo, tutto quello che dicono o provano doveva provenire dalla loro vita interiore, dal loro essere. Non poteva derivare dall’esterno. Oltretutto amo le emozioni forti. Sono le uniche che mi interessano. Non è detto che vadano mostrate per forza in quel modo. Come Klara: i suoi sentimenti e la sua sofferenza sono forti, sicuramente, ma raramente li dimostra. Rispecchia il suo carattere. Dall’altra parte c’è Dora, con il cuore in mano. Sono diverse, ma non c’entra con la profondità dei loro sentimenti. 


6. La potenza del sentimento tra i due protagonisti li trasforma in una sorta di “contrappasso” dei classici amanti clandestini: il lettore non può biasimarli perché tradiscono, e non riesce a biasimare Luka stesso, perché all’inizio non si prende le sue responsabilità come padre. Siamo dalla loro parte ed ogni volta che Luka dice “filiamocela di qui”, il lettore spera che possa verificarsi davvero. Credi sia dovuto al fatto che il loro amore è nato in uno stato di innocenza, nell’infanzia, o perché sembrano essere vittime di un destino ineluttabile ed avverso, come nei racconti classici antichi? 
Credo che il motivo sia che si appartengono l’uno con l’altra da prima che altri entrassero a far parte della loro vita. Questo li fa stare nel giusto. Ecco perché non possono essere biasimati. Ecco perché non si nascondono. Ed ecco perché il lettore non percepisce un senso di tradimento: gli unici ad essere “i traditi” sono loro stessi. Non credo che le cose accadano per caso. Succedono sempre per una buona ragione, per insegnarci qualcosa o solo per metterci alla prova, per vedere se abbiamo veramente imparato la lezione. A volte riusciamo a volte no. Ma non dobbiamo mai smettere di riprovare. E da notare che non sto parlando di speranza! Per me sperare e come dire non credere …E quando non credo in qualcosa, non si avvererà mai.


7. Non vediamo l’ora di leggere altri tuoi libri, e siamo veramente grati che tu ci abbia dato l’opportunità di goderci questo! Ti auguriamo il meglio. 
Grazie mille, è stato un piacere!

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