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Intervista di Pietro De Bonis a Maria Grazia Crozzoli ed al suo “Pluk, mia madre”

Creato il 25 ottobre 2013 da Alessiamocci

“…Sono un cagnone di tutto rispetto io!

Più volte ho sentito questa frase dai bipedi che mi hanno conosciuto: “Che figo che sei Cico. Sei proprio l’apollo dei boxer”. Io non so bene chi sia questo Apollo, ma il tono così entusiasta e pieno d’amore, mi porta a scodinzolare in maniera irrefrenabile per la contentezza. Quindi, questo Apollo è per forza una cosa bella, un qualcosa di positivo.”

Intervista di Pietro De Bonis a Maria Grazia Crozzoli ed al suo “Pluk, mia madre”Maria Grazia Crozzoli nasce a Torino nel 1962. Terza di quattro figli, la più scalmanata, la meno dedita allo studio, ma da sempre amante degli animali che vedeva e vede come esseri senzienti, capaci di manifestare i loro sentimenti nella forma più genuina.

Dopo aver conseguito la laurea in scienze motorie ed il diploma di specializzazione intraprende la carriera dell’insegnamento dedicandosi ai ragazzi diversamente abili, attività che definisce divertente e simpatica e che svolge tutt’ora presso l’Istituto Professionale dell’Arte Bianca di Neive nella provincia di Cuneo. A 35 anni, dopo vari ripensamenti e lotte interiori decide di seguire le sue reali aspirazioni.

Abbandona così la grande città e si trasferisce in una piccola e ridente borgata dell’Alta Langa. Attualmente vive, sempre a contatto con la natura, insieme alla sua compagna, una boxerina di nome Birra, una labrador di nome Trippa e un cane fantasia di nome Tio adottato nel marzo 2012.

Autrice del romanzo “Io, Claudia e Pluk” edito a ottobre 2011 da Gruppo Editoriale Castel Negrino e finalista al Terzo Concorso Nazionale Letterario Oubliette 03 con lo stesso romanzo, alterna momenti di scrittura, a gioco sfrenato con i suoi amici a quattro zampe.

Adora scrivere, adora leggere. Per lei leggere e scrivere sono momenti di distacco e arricchimento e un ottimo modo per fermare i ricordi senza che vaghino in un eterno oblio. Ha portato a termine il secondo romanzo “Pluk, mia madre”, uscito il 10 ottobre 2013 con Gruppo Editoriale Castel Negrino.

P.D.B.: Bentornata Maria! “Pluk, mia madre”, edito da Gruppo Editoriale Castel Negrino,  il tuo secondo romanzo, è dunque il seguito del tuo primo “Io, Claudia e Pluk”, è così?

Intervista di Pietro De Bonis a Maria Grazia Crozzoli ed al suo “Pluk, mia madre”Maria Grazia Crozzoli: Grazie Pietro, ma ti prego… o Grazia o Maria Grazia. Sì è il seguito del primo, ma un po’ atipico visto che la voce narrante è proprio Cico, un boxer bianco, il nostro boxerotto che racconta la sua, la nostra vita da un punto di vista “canino”.

P.D.B.: Possiamo definirlo un romanzo scritto a una mano e una zampa, di Cico, il cane protagonista?

Maria Grazia Crozzoli: Beh diciamo che il suo aiuto è stato essenziale, il suo esistere, la sua vita al nostro fianco sono stati essenziali. Quando scrivevo ogni momento dei nostri giorni insieme passava davanti ai miei occhi come un film. Immagini vive e nitide, benché fosse passato un anno dalla sua morte. Rivivevo i momenti come se lui fosse ancora presente e, in qualche modo, avevo la netta sensazione che  mi suggerisse le parole. Non prendetemi per pazza , o sì! Fate voi. Le sensazioni sono inspiegabili, come è inspiegabile l’istinto animale. Sì credo che questo romanzo sia stato scritto da una zampa. La mano umana ha solo messo sulla carta il suo pensare. Magari ho frainteso il suo pensiero. Spero di no. È stato comunque il frutto di un’osservazione attenta e meticolosa di dieci anni di vita insieme. Questo mi ha fatto scoprire che il non uso di parole, non riduce la comunicazione, ma può rafforzarla e portarla ad un livello più profondo: scambi di sguardi, posture, la modalità di approccio e via dicendo. Credo che abbiamo davvero molto da imparare da loro.

P.D.B.: Quanto pesano agli animali gli errori dei padroni? Ma soprattutto, li percepiscono? Una fuga, per esempio, può rappresentare una reazione?

Maria Grazia Crozzoli: Scusa, ma il termine padrone non mi piace e lo trovo un po’ troppo forte. Come non mi piace proprietario perché dietro questi termini si nasconde il concetto del cane-oggetto. Chiamiamoci bipedi, né guide, né leader, né capi branco. Sembrano imbranati e tontoloni ma, secondo me, sono più avanti di noi anni luce. Per me il cane è un amico e non perché non ho una vita sociale come molti potrebbero essere indotti a pensare. La famiglia mista, come la chiamo io, per poter funzionare senza conflitti che in molti casi potrebbero essere deleteri ha bisogno di un equilibrio che noi umani spesso (anche senza volerlo) rompiamo o rendiamo precario. Nei rapporti tra cani sarebbe opportuno lasciare loro la gestione del branco senza intrometterci: potremmo causare danni seri. Scusa la digressione. Torno alla domanda iniziale. I nostri errori  pesano agli animali come qualità di vita. Gli estremismi, dai cani perennemente alla catena, ai cani estremamente viziati togliendo loro la dignità pesano come macigni. La fuga è una reazione istintiva, come la paura.  La fuga può essere una reazione alla noia, alla paura, alla voglia di libertà, di usare il naso per scoprire mondi nuovi. Per i cani usare il naso è come per noi leggere. I motivi di una fuga sono tantissimi.

P.D.B.: Le paure che hanno le persone, unite alla loro intelligenza, sono paragonabili alle paure di Cico e alla sua intelligenza?

Intervista di Pietro De Bonis a Maria Grazia Crozzoli ed al suo “Pluk, mia madre”Maria Grazia Crozzoli: Intanto le paure sono soggettive sia per i cani che per i bipedi, a parte quelle ataviche. Per noi alcune paure oltre ad essere soggettive credo siano controllabili dalla razionalità. I cani possono superare le paure facendo fare loro esperienze positive e non rinforzandole con coccole e affini. Mi viene in mente la paura dei tuoni. Molti cani, avendo un udito altamente sviluppato sentono il tuono  molto prima che arrivi. Chi si fa la pipì addosso, chi trema come una foglia, chi scappa. Io con i miei quando scoppiava o scoppia  un temporale rimango fuori a giocare con loro (nei limiti della sicurezza e non sotto gli alberi). Con questo voglio dire che un atteggiamento sbagliato può rinforzare le paure. Poi dipende sempre dal passato del cane.   Se un cane è curioso e noi diamo loro la possibilità di sviluppare la sua curiosità, magari molte paure vengono superate senza il nostro intervento. E’ un discorso ampio, davvero molto ampio.  Io non sono un’etologa, ne un educatrice. Magari dico anche cose inesatte, ma quello che ho vissuto con Pluk, Cico, Pippo, Lila e oggi con Birra,  Trippa e Tio e qualche trovatello di passaggio mi hanno portato a questa considerazione: loro rendono la nostra vita migliore e non si meritano di essere umanizzati, ne usati come “macchine” da sfruttamento. E questo è un discorso che va oltre il cane.

P.D.B.: L’amore per gli animali in te Maria Grazia lo avverto forte, hai mai pensato di intraprendere studi che ti portassero a diretto contatto con quest’ultimi?

Maria Grazia Crozzoli: Bella domanda. Tornassi indietro sicuramente intraprenderei gli studi veterinari o gli studi da educatore cinofilo. Ma più vado avanti più mi rendo conto che dietro c’è un business non indifferente. Non mi riferisco ai veterinari o ai veri educatori comunque. Volevo fare il corso per operatore pet-terapy, ma poi ho pensato che anche quello sarebbe sfruttare gli animali a mio uso e consumo. No, amo l’attività che faccio come insegnante di sostegno nella Scuola superiore Arte Bianca di Neive, piccolo borgo in provincia di Cuneo. Questo mi dà la possibilità di avere pomeriggi interi da passare con amici bipedi e quadrupedi e, non dimentichiamolo, scrivere. Mi piace osservarli mentre dormono,  corrono,  sognano, interagiscono o si godono la vita meglio che possono. Certamente non tutti sono così fortunati: basta pensare agli abbandoni, ai canili lager, ai  maltrattamenti e tutto ciò mi rattrista. Conosco persone che si battono per loro. Mi permetto di fare il nome di Marinella Finco che si batte per salvare e trovare una casa a tutti i cani che vivono in situazioni disumane.

P.D.B.: Leggo dalla tua biografia che finalmente verso i 35 anni hai deciso di intraprendere le tue reali aspirazioni, quindi tutto quello che vuoi ora tu l’hai?

Maria Grazia Crozzoli: Direi di sì, ma non voglio adagiarmi sugli allori.  Nella vita finché si è disposti a mettersi in gioco e imparare, il cuore e lo spirito rimangono giovani più a lungo.

P.D.B.: Grazie di cuore Maria Grazia per questa intervista, la tua sensibilità verso chi ha difese minori tocca molto, se le persone seguissero o almeno notassero il tuo esempio di vita, il mondo possederebbe colori più brillanti.

Maria Grazia Crozzoli: Ringrazio io te, e chi mi leggerà, ma soprattutto ringrazio tutti quelli che si battono per cercare di rendere il nostro pianeta migliore di quello che è.  La strada è lunga, ma se tutti nel nostro piccolo facessimo qualcosa per salvaguardare i più deboli e indifesi come bambini, animali, anziani il mondo cambierebbe davvero aspetto.

Written by Pietro De Bonis

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