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L’EST NEL PALLONE: Alla scoperta di frate Artur e del suo collega Oleksandr

Creato il 26 febbraio 2012 da Eastjournal @EaSTJournal

di Gaetano Veninata

L’EST NEL PALLONE: Alla scoperta di frate Artur e del suo collega Oleksandr

Tra stragi di cani randagi e stadi inadatti al giuoco del calcio, rimaniamo io e i miei due pesci rossi ad analizzare le squadre ospitanti dal punto di vista tecnico-tattico (come direbbero i colleghi raisportivi). Lo faremo partendo – banalmente – dai pali.

Il primo personaggio di questa storia è un signore che di nome fa Artur e di cognome Boruc (nella foto è il frate di destra), ed è il numero uno della Fiorentina nonché della squadra biancorossa (la Polonia) allenata dal simpatico Franciszek Smuda. Un ragazzo che ha una storia particolare, soprattutto se siete di quella razza (metà del globo) che quando pensa alla Polonia pensa subito al papa e al Vaticano (l’altra metà non credo pensi alle suore): portiere titolare dei cattolicissimi Celtic di Glasgow per 5 lunghi e religiosi anni, nato a Siedlce nel 1980, da un paio d’anni difende (con alterne fortune) la porta della Viola. Correva l’anno 2006 e durante un derby contro i Rangers (“Old Firm”, lo chiamano da quelle parti), al bell’Arturo venne in mente di farsi un segno della croce rivolto verso la curva degli avversari, storici rappresentanti della parte protestante di quella che è la seconda città più grande del Regno Unito. Apriti – letteralmente – cielo.

“Superstizione papista” o meno, la polizia arrivò persino ad indagare il gigante polacco fino a portare il procuratore ad emettere una sorta di fatwa giudiziaria, un “ammonimento per aver provocato la folla con il segno della croce”. Scatenati, ovviamente, i tifosi dei Rangers: “Boruc è andato dietro la porta con il viso contorto, guardandoci come se fossimo dei laidi peccatori e poi si è fatto il segno della croce”. Ovviamente, dall’altro lato del cielo, parlarono di attentato alla libertà religiosa: “La Scozia è uno dei pochi Paesi al mondo dove un semplice gesto religioso è considerato offensivo”. Ma questa è storia vecchia: ora Artur giocherà in casa, dove anche le traverse risultano regolarmente battezzate.


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