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La baguette (VM18)

Creato il 14 ottobre 2012 da Faustotazzi
La baguette (VM18)
Alla fine lo abbiamo fatto. Si, insomma, era naturale che accadesse comunque ora c'è una naturale ritrosia a raccontarlo perchè non è facile raccontarsi nell'intimo e anche perchè sono cose che si fanno in due quindi non si sa mai dove finisce il senso del racconto e dove inizia il diritto al privato. Sta di fatto che l'abbiamo fatto, e siamo stati bene insieme, e che tutto quello che sto per scrivere può sembrare pieno di doppi sensi ma forse non lo è. 
Il fatto è che quando si mette a portare i pantaloncini corti d'inverno con le calze di seta e gli stivali neri per me è come se entrassi in boulangerie con tutte quelle belle baguettes bionde come il frumento che si allungano invitanti, a fare bella mostra di sè, a chiamarmi, a farmi proposte indecenti dietro le spalle della proprietaria che si affanna con i clienti al bancone. Una volta arrivati là (o forse sarebbe meglio dire condotti, perchè  un uomo sceglie sempre tra le donne che lo hanno già scelto e fa sempre quello che una donna ha già deciso), una volta arrivati fin là, dicevo, una demie sarebbe già abbastanza per una persona ma di fronte alla curva delle gambe, quella strada piena di cartelli e di indicazioni che viaggia dagli shorts agli stivali e torna su con curve così dolci e strette solo le provinciali di collina... resistere non ha ne' senso ne' speranza e non puoi che lasciarti andare al volerla tutta intera. Mentre l'intensità cresce, ci scambiamo sguardi che sono promesse e intese intento che il panettiere infila con gesti sapienti il pane nel  lungo sacchetto, caldo, croccante, brucicchiato proprio come piace a me, proprio come mi piacciono le sue gambe troppo lunghe perchè non ne spunti a bella posta un pezzo attentamente studiato, misurato, -  centimetri di pane come centimetri di pelle - che con aria fintamente distratta si dichiara disponibile a lasciarsi guardare, desiderare, toccare.
Una bella baguette tradition dorée appena sfornata, sensuale, intrisa di passione come un letto ancora caldo dopo un pomeriggio di sesso, come un cibo primordiale dentro cui affondare i denti per sentirne la consistenza, che prima resiste e poi si scioglie piano al lavoro della bocca. E' quello che ci vuole di fronte ai primi rigori di questo stupido inverno. Lei il primo boccone se lo è preso per strada appena fuori dal negozio: ci siamo baciati lì davanti, in mezzo alla gente, alle passanti. Non un bacio sulla guancia come un saluto tra amici, non uno sulle labbra come una coccola tra fidanzati bensì un bacio lungo, umido e dolce, con la bocca nella bocca, fatto di lingue che brillano eccitate come cercatori quando sentono i vicini i diamanti, che si contorcono come lottatori nella finale olimpica di lotta libera, che danzano come  toreri e tori sudatialle cinco de la tarde nel calore dell'arena. Ci siamo baciati per strada perchè nessuno può resistere al suo profumo, e al culo di una baguette.
Poi abbiamo camminato contemporaneamente piano e di fretta verso una casa che era già vicina, ciascuno perso nei suoi pensieri, a immaginare, a pianificare come ci saremmo assaggiati, come avremmo  assaporato ogni boccone prendendoci in nostro tempo, esplorando ogni condimento, rallentando ogni gesto, ogni azione, ogni reazione, godendo ogni sensazione con l'attesa che ci cresceva dentro i vestiti, come pasta messa a lievitare sotto un panno e che sa che entrerà in un forno rovente che la trasformerà in pani caldi, dono di Dio, prima ancora che sia mattino.
Il delitto passionale è una fattispecie prevista dal codice d'onore. In certi momenti si può uccidere per una baguette croccante, per un formaggio francese di latte crudo, per un foie gras passato in padella, per una terrine di coniglio di campagna, per una fetta di jamon serrano tagliata spessa al coltello, con la lama che mentre passa la trapassa la può quasi sentire dichiarare impudicamente il suo essere carne, il suo essere coscia, il suo essere forte e tenera, il suo essere succo. E' allora che diventa per entrambi impossibile fermarsi, quando ormai la bocca è calda di pane, il camembert si scioglie in una crema che quando schiacci la baguette spande dappertutto, da leccare con la lingua, da sporcarsi le mani, appicicarsi le dita e mandare definitivamente a farsi benedire le regole del galateo e della buona educazione. In quegli attimi in cui ogni donna è femmina selvatica che si contorce e si rivolta soffiando e ansimando e ogni uomo è puro ipotalamo, cervello primordiale, encefalo animale che pensa solo a correre veloce, picchiare sodo, cacciarsi il cibo e perpetuare la specie. Ecco, in quegli istanti si vive il presente tutto intero, dimenticantosi il passato e lasciando perdere il futuro; che più o meno così devono essere stati prima della vita, dopo la morte, il Nirvana o il Paradiso.
E resta solo un sesso fatto a lungo, intensamente, ripetutamente, ossessivamente, come come un bel blues. Lei rimane sorpresa perchè il la so guidare per strade inesplorate, mi dà la mano e la fiducia e mi segue docilmente su per scale e pensieri, come se la accompagnassi un giorno d'estate tra i sentieri a Issy e a Clamart che pochi conosco. Così, piano piano, in tanti modi diversi, la divoro, la consumo tutta fino all'ultimo boccone e quello che resta è solo amore puro come pane, freddo ma ancora croccante, tenero come un bacio sulla bocca, come le carezze dopo la passione. E senza accorgersene sono ore passate, si ritorna alla vita, ci si ritrova in un letto abbracciati che piano piano si assapora il gusto rimasto nella bocca, l'odore sulle mani, e insieme ci si addormenta.
Ora, come vi dicevo all'inizio, questo pezzo può sembrare pieno di doppi sensi ma forse non lo è. E un bel blues sta qui sotto.

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