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La Calabria delle città infattibili (Recensione di “Statale 18″ – F. M. Minervino, Fandango 2010)

Creato il 06 dicembre 2010 da Radicalelibero

.::: Colei che la mia vita ama più di se stessa:::.

La Calabria delle città infattibili (Recensione di “Statale 18″ – F. M. Minervino, Fandango 2010)
Prendete una guida turistica della Calabria, quella tirrenica, la lunga striscia affacciata sul mare che dalla piccola parte costiera della Basilicata arriva fino a Reggio Calabria. Molti posti, lunghe spiagge, infinite possibilità di alloggio e divertimento per tutte le tasche; la spensieratezza evocata da questi luoghi ameni, sole, mare e….. e adesso chiudete la vostra ruffianissima brochure e aprite gli occhi sulla realtà.

Anzi, spalancateli. E fate attenzione. Scorrete le pagine di “Statale 18”, e fate come Mauro Francesco Minervino, antropologo, docente e viaggiatore forzato sulle strade della sua regione. Meglio, sulla strada per eccellenza: la SS18, la strada delle vacanze per tutti,  passaggio obbligato del Gran Tour del tamarro, la strada del pendolarismo coatto, della morte possibile dietro ogni curva.

Un lungo nastro di scempio e degrado che si alterna a piccoli sprazzi di una bellezza che fa ormai fatica a venir fuori. La SS 18 costeggia per gran parte il mare, un mare precluso allo sguardo e alla mente di molti che ci vivono accanto dimenticandosene, nei paesi svuotati di inverno e che superano ogni possibile capacità di carico durante una o due settimane all’anno.

Case che vivono di vita propria per undici mesi, in solitudine e umidità, tristi allo sguardo di chi questa strada la vive tutto l’anno, quelli che ci vivono accanto, sopra dentro,ovunque, in questo affastellamento senza  fine.

Perché la SS18 entra dentro col suo rumore continuo, fa parte della vita col suo traffico, il suo immenso obbrobrio, la sua solitudine incessante e quella che Minervino chiama “mostrificazione”.

Le vite si conducono stanche su questa via; chi vi si affaccia ogni mattina, respirandone l’essenza di  smog e noia, è ormai indifferente  allo scempio. È la vita di chi ha scelto di restare qui, di farci crescere figli e nipoti “a fronte strada”. Proprio qui, dove “i desideri fanno in fretta a passare e diventano ricordi”.

Luoghi in cui la bellezza ha dimenticato se stessa, scomparendo anche dal vivere civile, dai rapporti umani, tutto in picchiata verso un folle e continuo costruire, una smania di spazio da occupare in ogni direzione, di corsa verso la “liquefazione”, tutti immersi in una periferia senza soluzione di continuità, una maratona senza traguardo, una zona limitrofa senza centro.

Solo la natura può mettere freno a tutta questa stoltezza, quando fiera e innocente si ribella, quando anche i santi si incazzano e la terra viene giù senza pietà, allora qualcuno riflette sulle vessazioni subite da questi luoghi che la natura ha baciato e su cui l’uomo ha provveduto ben presto a sputare, in nome di una incomprensibile quanto illusoria logica affaristica.

Molti chiudono gli occhi sulle responsabilità, alcuni vanno via desolati, chi non può si volta dall’altra parte. Minervino invece, evita gli atteggiamenti vittimistici e tiene gli occhi ben aperti sul volante e sul suo paesaggio, non smette  di osservare, alla ricerca di ricordi e responsabili, di bellezze e squallore, di quel mare che non si rifiuta di esser tale, di acqua dalle fontanelle, di pane appena sfornato.

Ricordando sempre Baudelaire..”uomo libero sempre caro tu avrai il mare”

MAURO FRANCESCO MINERVINO, “STATALE 18”, FANDANGO 2010
Giudizio 3,5 /  5 – Istruttivo

 



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