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La fine di un leader. Silvio Berlusconi? No, Antonio Di Pietro

Creato il 03 novembre 2012 da Iljester

La fine di un leader. Silvio Berlusconi? No, Antonio Di PietroE noi che pensavamo che il politico con l’acqua alla gola, il leader finito, fosse Berlusconi. A quanto pare, abbiamo sbagliato, o poco ci manca. Il Cavaliere sembra avere nuove cartucce da sparare. Il suo rinvigorimento politico – guarda caso – è giunto a ridosso della sentenza Mediatrade che lo ha visto condannato. I giudici gli hanno dato nuova linfa vitale e nuova voglia di combattere.

Non così per Antonio Di Pietro, campione del giustizialismo nostrano, simbolo di Mani Pulite e anche delle sue contraddizioni. L’uomo molisano, che fondò l’Italia dei Valori, sembra non avere più spazio nel centrosinistra caotico, casinista e raffazzonato dove tutti sembrano essere contro tutti. Bersani contro Renzi. Renzi contro Grillo. Grillo contro Vendola. Vendola contro tutti. E Di Pietro? Di Pietro, il politico Alfa dell’IDV, è ostaggio dei suoi concorrenti diretti: da una parte De Magistris e dall’altra Orlando. Entrambi mirano a essere le punte di diamante del giustizialismo futuro e Tonino ormai sembra essere sempre più un politico da rottamare. Un uomo che ha fatto il suo tempo, e che aveva la sua utilità e il suo senso quando ci si doveva opporre al vituperato “Berluscone”.

La fine di un leader. Silvio Berlusconi? No, Antonio Di Pietro

La verità è che oggi Silvio ha ancora qualcosa da dire e Di Pietro invero affonda. L’IDV ormai è solo l’ombra di se stesso, travolto da una sfiducia generale e dalla sempre più evidente difficoltà del suo leader di tenere unito un partito privo di un evidente substrato di valori che non sia il tintinnar delle “manette”. Sembra  non ci sia più spazio per l’ex magistrato. Con Grillo che la fa da padrone e cavalca il becero populismo forcaiolo, Di Pietro sembra un dinosauro della politica pronto per essere consegnato alla storia.

E certamente non lo aiutano gli scandali nel suo partito, il fuggi fuggi generale, e quelle tremende accuse di aver fatto i soldi con la politica. Come se gli altri partiti e gli altri politici si occupassero della cosa pubblica per beneficenza. E lo dico non per difendere Di Pietro, ma perché in Italia l’ipocrisia è di casa ed è facile finire nel tritacarne mediatico quando si è scomodi oppure quando semplicemente si diventa inservibili, inutili o pericolosi.

Quale sarà il destino di quest’uomo e del suo partito? La cronaca politica lo dà sempre più vicino a Grillo. Ma quella del comico genovese rischia di essere per lui una stretta mortale, un’alleanza che potrà solo nuocergli. Intanto ha già allontanato un illustre colonnello e fidatissimo dell’IDV, come Massimo Donadi, che minaccia di chiudere con Di Pietro, accusandolo addirittura di essere come il suo arcinemico, Silvio Berlusconi, reo di considerare il partito una cosa sua, fino al punto da annunciare al Fatto il suo scioglimento, per poi cambiare idea.

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Una triste epilogo di carriera per un uomo che sembrava dovesse rivoltare l’Italia come un calzino e che invece ha solo dimostrato di essere un piccolo politico. Un po’ come lo è Fini dall’altra parte dello schieramento. Specularmente entrambi hanno vissuto all’ombra del gigante Cavaliere, e specularmente ne seguono l’inevitabile tramonto, precedendolo di molto.


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