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Andare in giro per la campagna del Salento leccese è un’esperienza fantastica. In questi giorni mi sono imbattuto nella Nigella damascena L.* che dicono venga comunemente chiamata Damigella scapigliata anche se io non ne avevo mai sentito parlare. Una pianta bellissima e un fiore che con tutte le sfumature del celeste e dell’azzurro tra quelle foglie che sembrano capelli verdi mi ha davvero portato alla meraviglia. Vedere questi fiori che tappezzano i bordi delle strade di campagna è uno spettacolo che nopn dovete perdere.
Il nome del genere deriva dal latino nigella ( diminutivo di nigra) con riferimento al colore dei semi quello specifico richiama il paese di provenienza Damasco.
Questa pianta, già citata nella Bibbia era conosciuta al tempo degli antichi romani, fa parte della medicina tradizionale coranica. In Europa è stata utilizzata fino al XVII secolo poi a poco a poco abbandonata, ma in India è ancora apprezzata in cucina e in medicina.
I suoi semi contengono un alcaloide tossico la Damascenina al quale storicamente sono state attribuite numerose virtù, infatti la pianta ha proprietà emmenagoghe, toniche, narcotiche ed afrodisiache ed era impiegata per mitigare le emicranie, il mal di denti, per facilitare le mestruazioni, e risolvere i casi di frigidità.
Per uso esterno i semi polverizzati sono stati usati come starnutorio per liberare il naso e nella pratica domestica, i semi vengono tuttora posti nella biancheria per tener lontani tarme ed insetti; per il loro aroma gradevole che somiglia molto a quello delle spezie anche se più delicato, sono stati utilizzati in passato per aromatizzare gelati, liquori, confetti o anche focacce, tradizione ancora presente nella gastronomia medio-orientale e indiana.
Ma a causa della sua tossicità il miglior uso attuale è quello di pianta ornamentale, con le sue cultivar da giardino, dai fiori doppi con colori accesi che oscillano dal bianco al blu e al lilla.
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