Magazine Pari Opportunità

La vagina in Italia

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Siamo nel 2011 e la vagina resta un ancora tabù come resta altrettanto tabù ogni argomento che riguarda la sessualità femminile. Resta ancora un tema sconosciuto, spesso scomodo e poco se ne parla.

Malgrado fossimo nel 2011 è ancora difficile per una donna poter rivendicare il diritto di disporre della propria sessualità in modo libero e consapevole. La consapevolezza viene negata mediante la scarsa informazione sessuale e la libertà da retaggi ancora presenti nella nostra società e prese di posizione contro alcuni temi fondamentali che riguardano la nostra sessualità.

In un contesto come il nostro il messaggio veicolato da queste vagine (peraltro a scopi meramente commerciali) cambia di significato: è cosa assai sessista che di liberazione della sessualità femminile ha ben poco e di intento voyeuristico ben troppo.

Ecco perchè i recenti scatti di Oliviero Toscani per Consorzio Vera Pelle hanno scatenato le polemiche delle donne che tornano di nuovo in prima linea a rivendicare i loro diritti violati.

In Italia la vagina viene trattata come uno strumento del piacere maschile a proprio uso e consumo trascurando che prima di questo, essa è un fondamentale strumento di piacere femminile.

Ecco perchè questo calendario rappresenta il solito svilimento della dignità femminile ridotta a vagina, nonchè a oggetto del desiderio maschile con il presupposto di sostituire la parte per il tutto.

Malgrado i pubi si presentano come assolutamente naturali e imperfetti condivido le indignazioni delle altre donne e non posso condividere chi è pronto ad accusarci di bigottismo perchè:

-La vagina è nostra,

- La vagina non è solo un oggetto sessuale.

-  La vagina non può essere utilizzata per scopi commerciali, sopratutto in un Paese che poi si indigna quando una donna si prostituisce.

In Italia quando una donna dispone della propria sessualità come vuole viene apostrofata con l’appellativo di prostituta o ninfomane. Le ragazzine che si mettono mezze nude sui social network vengono considerate alla stregua di troiette ma fanno soltanto le stesse cose delle loro coetanee Veline all’ora di cena in tv e nei calendari in quanto sono figlie di questi modelli a senso unico e spacciati come fossero vincenti. Nessuno però ha mai pensato di accusare di bigottismo questi individui allo stesso modo di chi critica lo sfruttamento commerciale del corpo femminile. Forse perchè le prime fanno paura e non sono addomesticate da gabbie sociali sempre più invasive. 

Perchè quelle che lottano contro la pubblicità sessista vengono messe nelle condizioni di mettere in chiaro che non sono delle bigotte?

Ci stiamo soltanto riprendendo quello che è nostro in un Paese che non lo considera nostro.

Un Paese composto da uomini cresciuti dai nostri mass-media a percepirci come puttane (infatti non mi soprende che un lettore medio del giornale che mercifica più di tutti il corpo femminile scriva un simile commento, come se queste immagini non siano state scattate e volute da uomini e come se non rispecchino l’uomo medio italiano, la sua percezione della donna che è la stessa del commentatario).

Perchè dovremmo accettare questa strumentalizzazione?

Io non sono una bigotta, ho un rapporto pacifico con la mia sessualità e con la mia vagina.

A quelli che ci danno della bigotta chiederei:

Accettereste che le vostre figlie cedessero la loro vagina per un calendario?

Vogliamo rispetto, vogliamo essere rappresentate come persone e non come pezzi di carne o pelle.

Ps: Se volete un’altra prova di quanto è svilente la campagna, cliccate QUI. Nell’incontro non si parlerà di donne ma di femmine (animalizzazione della donna) e l’incontro immagino sia rivolto al piacere maschile visto che la maggior parte dei partecipanti sono uomini e alcuni sono pure personaggi conosciuti per il loro maschilismo ed è pure sponsorizzato da Pitti Uomo.



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :