Morto Gheddafi, forse ucciso a Sirte. Ora la Libia è libera… forse

Si potrebbe esultare che un altro dittatore è passato a miglior vita. Eppure c’è da fare un appunto laddove dovesse venir definitivamente accertato che Gheddafi è stato ammazzato. Certi morti infatti non corrispondono perfettamente a una visione della giustizia che possa dirsi giusta. È pur vero che Gheddafi era quello che era: un feroce dittatore, un arrogante, un personaggio bieco che aveva oppresso il suo popolo. Ma è anche vero che avrebbe meritato un processo (sempre che venga confermata – ripeto – la voce dell’esecuzione sommaria, a opera – si dice – di un ribelle diciottenne).
Ora però il problema è un altro e per certi versi è più pressante. Cosa accadrà in Libia? Quali prospettive avrà il paese nordafricano? Qualcuno già si riempie impropriamente la bocca di democrazia e di libertà. Come accadde per l’Iraq, ma è chiaro che l’idea non sta né in cielo né in terra. La primavera araba non esiste: è un’invenzione. Ecco perché mi ritengo piuttosto scettico in proposito. Se certamente le democrazie non possono essere costruite sul sangue dei vinti (quella italiana purtroppo in parte lo è stata, e oggi ne paghiamo il pesante scotto), altrettanto non possono essere costruite in un clima culturale di stampo islamico. Democrazia e religione islamica non vanno d’accordo. Non partono dalle stesse premesse e non arrivano alle medesime conclusioni: la libertà umana, i diritti fondamentali dell’uomo.
Alla Libia per ora restano solo migliaia di morti, una guerra civile lampo che ha piegato il paese, un territorio ricco di petrolio che fa gola agli sciacalli, un islamismo radicale che non vede l’ora di mettere le mani sulle leve del potere e, ciliegina sulla torta, un dittatore probabilmente ammazzato senza nemmeno uno straccio di processo. Davvero poco per pensare sul serio che il paese possa diventare una democrazia partecipata. Senza contare lo scetticismo di fondo: di paesi islamici realmente democratici io non ne ho ancora veduti. Prepariamoci pertanto al peggio, poiché se abbiamo pensato che la morte (violenta) di Gheddafi è il risveglio da un brutto sogno,  è perché probabilmente non abbiamo ancora pensato al potenziale incubo del dopo.

di Martino © 2011 Il Jester