Magazine Società

Neo Colonialismo: si vende terra… il rapporto Oxfam Italia

Creato il 23 settembre 2011 da Elvio Ciccardini @articolando

Neo Colonialismo: si vende terra… il rapporto Oxfam ItaliaDopo il magnate cinese, che voleva acquistare terra in Islanda, e le multinazionali, che la stanno acquistando nel Corno d’Africa, ecco un rapporto che mette in evidenza i problemi legati ad una nuova forma di colonialismo privato.

Dal 2001 sono 227 milioni gli ettari di terra venduti, affittati o concessi in uso in tutto il mondo. Una superficie equivalente all’Europa nord-occidentale…

A diffondere questi dati è il rapporto “La nuova corsa all’oro”, diffuso da Oxfam Italia. Lo studio denuncia un fenomeno a carattere mondiale chiamato “land grabbing”, cioè l’accaparramento di terre, effettuato da investitori internazionali e realizzato attraveso accordi su larga scala, presi direttamente con i governi locali.

Questo fenomeno porta con sè moltelplici problematiche sociali. In primo luogo le comunità più povere perdono case e mezzi di sostentamento. Inoltre, vengono condannate ad una sorta di lavoro salariato, che è approssimabile ad uno stato di schiavitù e di asservimento. Nessun diritto viene loro riconosciuto. Anzi, spesso sono trattati con metodi violenti e coercitivi.

Oxfam ha analizzato circa 1.100 accordi relativi all’acquisizione di 67 milioni di ettari. I risultati dovrebbero far riflettere. Il 50% delle compravendite sono avvenute in Africa e coprono un’area quasi pari alla superficie della Germania. Gli investitori ignorano i diritti delle comunità locali che, già povere, si trovano private dell’unica risorsa economica a loro disposizione. Inoltre, l’80% delle terre oggetto di compravendita rimane non utilizzato.

Onestamente, non credo che questi siano gli unici problemi. Volendo fare delle semplici riflessioni, chiamando in causa l’equilibrio del mercato e la curva di domanda e di offerta per la determinazione del prezzo, viene da supporre, sicuramente malignamente, ma non irrealisticamente, che:

a) Il prezzo dei prodotti agricoli, destinati all’alimentazione, è notevolmente aumentato e si stima continuerà ad aumentare progressivamente con l’aumento della domanda di questi beni e della popolazione mondiale. Queste produzioni necessitano di terra, per cui anche il “prezzo della terra da coltivare” dovrebbe tendere all’aumento (prezzo del terreno o prezzo dei diritti di sfruttamento).

b) Contemporaneamente c’è una crescente domanda di terra per la produzione di biocarburanti. Le due coltivazioni si sostituiscono vicendevolmente e la scelta sul cosa coltivare dipenderà dalla redditività maggiore tra le due tipologie di colture. Se i prodotti agricoli alimentari sono meno remunerativi dei biocarburanti, è facile pensare che una quantità crescente di terra sarà dedicata alla coltura dei secondi. La produzione di prodotti agricoli aumenterà, perchè si contrae l’offerta. Il prezzo salirà e, solo nel lungo periodo, si arriverà ad un assestamento tra le due produzioni. Poichè l’aumento del prezzo incentiverà nuovamente alla produzione di beni agricoli alimentari, fino al raggiungimento di una condizione di equilibrio. Economicamente tutti i ragionamenti reggono. Eticamente, no. Il sistema capitalistico, con le sue logiche, fallisce ogni volta che l’interesse personale ricade negativamente sulla collettività. Dovremmo esserne sufficientemente persuasi. Peccato che non lo si riesca a quantificare e a inserirlo nel prezzo di beni e servizi.

c) Se la terra da coltivare diventa di proprietà di pochi gruppi internazionali, essi acquisiranno posizioni dominanti. Cioè controlleranno il mercato a loro piacimento. Il mercato non sarà concorrenziale, ma probabilmente, oligopolistico. Pochi operatori saranno in grado di imporre la quantità da produrre e il prezzo dei beni. Peccato che non stiamo parlando di “cellulari” o di “saponi”, ma di prodotti necessari per garantire la sopravvivenza dell’uomo. Il cibo è vitale, non se ne può fare a meno. Più terra verrà ceduta dagli Stati a queste multinazionali, più tale potere di condizionamento del mercato aumenterà. Questo processo, da solo, determinerà un ulteriore aumento dei prezzo dei prodotti agricoli alimentari.

d) Se l’80% di questi terreni rimane inutilizzato è giustifcabile proprio con la scelta di voler controllare la quantità prodotta, facendo si che l’offerta non cresca tanto quanto la domanda. Ciò fa aumentare ulteriormente i prezzi.

Negli anni passati, si è pensato che, attraverso la ricerca e l’innovazione tecnologica, aumentando la resa dei terreni, si potesse garantire all’umanità la quantità di cibo necessaria a sfamare l’intera popolazione mondiale. Il capitalismo non ha mai permesso il raggiungimento di tale obiettivo per l’assenza di comportamento etico da parte degli operatori di mercato, sia produttori sia consumatori.

Tuttavia, se i produttori avranno scala mondiale ed otterranno diritti di proprietà o di godimento del bene terra con troppa facilità e senza una regolamentazione relativa all’utilizzo dei terreni stessi, allora, essi potranno interferire sullo sviluppo non solo economico, ma anche sociale e politico dell’umanità stessa.

Il che li mette nella posizione di potersi trasformare da “imprenditori globali” a “buon padri di famiglia”, simili a dittatori illuminati, nella migliore delle ipotesi. Oppure da “imprenditori globali” a “classe dominante”, praticamente una forma evoluta di divinità che tutto decide e tutto governa, compreso il destino degli altri esseri umani. Tuttavia, costoro non saranno “eletti”, o “uniti dal signore”.

Prima che il capitalismo ci mostri il lato “perfido” della globalizzazione, sarebbe opportuno che la politica, nazionale e internazionale, si cimenti nella definizione di forme di economia collettivista, magari prendendo in considerazione anche parte di quei contributi della teoria di storia del pensiero economico che, nel 1900, ha avuto esponenti della leva di Enrico Barone, che, già a suo tempo, affrontava il tema del “ministro dell’economia in uno stato collettivista”.



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :