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Nuovi agghiaccianti dati sull’Olocausto

Da Leragazze

concentration campsTredici anni fa i ricercatori dello United States Holocaust Memorial Museum hanno cominciato a lavorare a un progetto il cui obiettivo era documentare tutti i ghetti, i luoghi di lavoro forzato, i campi di concentramento e le fabbriche dello sterminio che i Nazisti disseminarono in Europa.

Le aspettative erano di rilevare 7 mila siti in tutto, invece i risultati sono sbalorditivi. Si sono individuati, soprattutto in Germania e in Polonia, 30 mila campi di lavoro forzato (dove i prigionieri lavoravano come schiavi per costruire materiale bellico),  1150 ghetti per ebrei, 980 campi di concentramento, 1000 campi per prigionieri di guerra, 500 bordelli (dove le donne venivano costrette ad avere rapporti sessuali con militari tedeschi), più migliaia di altri campi dove si praticava l’”eutanasia” sui vecchi e sugli infermi, dove si sottoponevano le donne ad aborti forzati o venivano uccisi i bambini appena nati, o dove transitavano le vittime prima di essere condotte nei centri di sterminio.

I responsabili del progetto stimano che tra 15 e i 20 milioni di persone siano state imprigionate o uccise nei luoghi identificati.

Nella sola Berlino sono stati documentati 3000 tra campi e cosiddette “jew house”, mentre ad Amburgo 1300.

Sono numeri spaventosi che inducono alcune riflessioni.

La prima sul negazionismo, ulteriormente umiliato da questa abbondante nuova documentazione.

Viene anche da chiedersi come i tedeschi all’epoca abbiano potuto affermare di ignorare quel che stava accadendo, visto che erano letteralmente circondati dai luoghi della vergogna e tutto accadeva praticamente davanti ai loro occhi.

Oltre al grande peso storico che rivestono questi nuovi dati, destinati a dar vita entro il 2025 a un’enciclopedia di sette volumi, due dei quali già pubblicati dal Museo, bisogna tener presente anche l’aspetto legale.

La ricerca, infatti, potrà avere importanti implicazioni sui risarcimenti (legati anche a proprietà saccheggiate o espropriate dalla popolazione tedesca) richiesti dai sopravvissuti e rifiutati, poiché affermavano di essere stati rinchiusi in campi di cui non si era a conoscenza.

La fonte dell’articolo è il New York Times del 3/4/2013.

La fonte dell’immagine è lo United States Holocaust Memorial Museum.


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