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Padri e figlie di Gabriele Muccino: la recensione

Creato il 28 settembre 2015 da Ussy77 @xunpugnodifilm

padri-e-figlie-primo-trailer-del-film-di-gabriele-muccino-con-russell-croweL’amore di un padre e il dilemma di una figlia

Gabriele Muccino torna dietro la macchina da presa e realizza un film già visto, una pellicola, purtroppo, mediocre che assomiglia a tutte le opere precedenti del regista romano.

New York, 1989. Jake Davis è uno scrittore di successo. Quando sua moglie muore in un incidente, Jake si ritrova a dover crescere la figlia da solo e comincia ad avere crolli psicotici. Consigliato dal suo dottore, Jake si fa ricoverare in una clinica specialistica e lascia la figlia Katie alla sorella della defunta moglie e a suo marito. Venticinque anni dopo Katie è una laureanda in psicologia, che soffoca il suo dolore nel sesso occasionale. Un giorno incontra Cameron, uno scrittore fan del padre.

Quando Muccino è emigrato negli Stati Uniti si portava appresso un bagaglio cinematografico poco conosciuto alle produzioni americane. I suoi film parlavano della famiglia, degli esasperati rapporti tra moglie, marito e figli, un genere che gli americani affrontavano in forma più lieve, in modo meno opprimente. Di conseguenza l’avvento di Muccino faceva mettere in fila gli attori che avevano apprezzato L’ultimo bacio e Ricordati di me. Tuttavia dopo il commovente La ricerca della felicità, il regista italiano realizza Sette anime (un massacrante e tragico canto del cigno di un personaggio in cerca di redenzione) per poi virare in direzione della commedia drammatica con Quello che so sull’amore. Ed è così che Muccino è diventato un regista normale, come tutti, forse più mediocre di tanti altri.

Questa introduzione è necessaria per inserire a dovere, in un contesto cinematografico, un film come Padri e figlie. Difatti l’ultima opera del cineasta italiano recupera situazioni e personaggi già esistenti nella cinematografia del regista (personalità autodistruttive, rapporto tra genitori e figli, il lungo strascico psicologico che lascia un avvenimento importante) e costruisce un film che progressivamente è sempre meno interessante. Padri e figlie non disdegna una retorica spiccia (contraddistinta da una filosofia di vita banale), esibisce l’immancabile litigata (qui meno esasperata, siamo a New York mica a Roma) e una vicenda che si sviluppa attraverso flashback, che ostentano l’amore di un padre per la figlia.

Pellicola scontata e priva di emozioni reali, Padri e figlie è mediocre e prevedibile. Un film che conferma la difficoltà di Muccino nel mettere in scena una sceneggiatura coinvolgente. Infatti una delle poche cose che fa il regista è quello di copiare e incollare situazioni già viste e vissute, cercando la lacrima facile, ma trovando la risata involontaria e l’incombente noia. Non basta mettere in fila una lunga fila di attori celebri e celebrati (Russell Crowe, Amanda Seyfried, Jane Fonda, Octavia Spencer, Aaron Paul e Diane Kruger); Padri e figlie è l’ennesima prova registica senza nerbo e carattere.

Uscita al cinema: 1 ottobre 2015

Voto: **


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