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Per fare un uomo ci voglion vent’anni…

Creato il 06 settembre 2011 da Anticasta

Roulette1

Per fare un uomo ci voglion vent’anni,

per fare un bimbo un’ora d’amore,

per una vita migliaia di ore,

per il dolore è abbastanza un minuto,

per il dolore è abbastanza un minuto…

(Francesco Guccini)

Il tempo per gli uomini è lento,è più lento della vita di un uomo. Per avere l’ombra di una quercia che abbiamo piantato ci vuole tutta la nostra vita. Per accumulare ricchezza ci vuole una vita di lavoro,per essere un buon professionista anni di dedizione.

Oppure c’è sempre la rapina. Si può diventare ricchi rapidamente,basta rubare agli altri.

L’importante è non farsi prendere o rendere legale la rapina.

Dagli anni ’80 molti “liberali” si accorsero che per diventare ricchi ci si metteva troppo,anche se era nell’economia capitalista americana,i tempi erano lenti. Troppo lenti.

Quindi fu proposta con insistenza una legalizzazione,o meglio,l’impunibilità della rapina.

Il meccanismo per generare ricchezza rapidamente non si basava sul prelievo di un’unica somma grande ma nel drenaggio di piccole somme costantemente. Per farlo era però necessario avere a disposizioni grosse masse di denaro,dove il prelievo non fosse mai vistoso. Masse di denaro accumulate da altri in decenni di lavoro dovevano essere disponibili per far arricchire in pochissimo tempo i rampanti yuppies. Fondi pensione,risparmi,ma anche capitali aziendali,di associazioni e anche delle chiese vennero via via assorbiti in un nuovo sistema economico,dove il fine ultimo era il dirottamento di fondi,di capitali a nuovi personaggi che li avrebbero usati finalmente quali nuovi nababbi. L’obiettivo non era più quello liberale della fine del ’700,della borghesia attenta dell’800 e neppure dei grandi capitalisti industriali della prima parte del ’900. Non c’era bisogno di creare nuova ricchezza col frutto del lavoro,della trasformazione di beni semplici in altri più complessi,ma la semplice sottrazione di ricchezze già disponibili. Nessun capitale fu trascurato in un crescendo di coinvolgimento,piccole,medie e grandi ricchezze finirono in un immenso tesoro dove piccole e insignificante percentuali corrispondevano a ricchezze immense. Al saccheggio,dopo gli speculatori di borsa,si aggiunsero i banchieri,i manager industriali e i politici. Coloro che dovevano impedire lo sciacallaggio divennero i principali artefici dello sviluppo del sistema. I politici di ogni schieramento e partito politico,di quasi tutti i paesi del mondo,con qualsiasi sistema di governo divennero fautori del nuovo sistema. Un immenso flusso di denaro che si rincorre lasciando sul suo percorso una parte sempre maggiore della sua ricchezza. Un flusso che arriva alla fine senza risorse e che distruggerà tutta l’economia mondiale.

Infatti per fare questo gioco ciascuno deve prima comprare le fiche dal banco,deve trasformare qualsiasi ricchezza in soldi da poter giocare sul tavolo mondiale. Foreste amazzoniche,fabbriche storiche,palazzi,i servizi pubblici,compresa l’acqua,le strade. Tutto è in vendita per avere contanti da buttare sul piatto,sempre nella speranza di vincere e quindi oltre a recuperare tutto anche vivere per sempre senza più problemi. I giocatori compulsivi dell’economia sono sempre alla ricerca del colpo grosso,dell’affare sicuro. Ma i soldi non bastano mai,e anche quando vincono abbastanza non smettono. Il materasso al banco dei pegni come nella Napoli del lotto,impegnato al mattino per avere i soldi da giocare con la speranza di averne alla sera molti di più e comunque a sufficienza per riscattarlo.

E quando iniziarono i segni di crisi del sistema,vennero escogitati nuovi artifici per accaparrarsi nuovi capitali. Le squadre di calcio quotate in borsa per esempio. Come mai un giocatore di calcio può guadagnare come 100.000 lavoratori normali? Cosa produce? Come accresce l’economia facendo gol? Il punto è un altro,il calciatore deve costare tanto ma solo per poter giustificare l’ennesima raccolta di capitali per foraggiare “aziende” totalmente improduttive. Per confondere un po’i mercati si parla di investimenti pubblicitari nello sport,anche se non c’è nessuna correlazione verificabile del ritorno di tali investimenti. E talmente falso il sistema che ciascun manager non investe in pubblicità secondo logiche di mercato ma secondo la propria simpatia o passione per uno sport. L’American Cup,la F1,il calcio,sono tutti funzionali al gioco grande di accaparrarsi più soldi possibile,per quello hanno “costi” sempre crescenti,perché la distrazione di fondi a favore delle persone intorno a questi eventi non bastano mai. Sono personaggi che si conoscono appena,che giocano nell’ombra e solo qualche volta,come nel caso di Moggi,esagerano. Sono l’equivalente degli yuppies della borsa,dei manager delle multinazionali,dei banchieri. Sono funzionali al sistema di raccolta e sperpero dei capitali. Perché non si può ammortizzare lo spreco di un costo di un calciatore,il calciatore non è una macchina che ridarà indietro il capitale investito. Verrà ceduto ad un’altra squadra piangendo per i soldi perduti,lacrime di coccodrillo sui soldi di altri. Il Milan addirittura aveva panchine lunghissime,giocatori messi in attesa per pompare soldi in club diversi. Dato che i calciatori non sono schiavi,l’acquisto e la vendita di calciatori sono solo transazioni per spostare soldi e,ad ogni passaggio,ridurli a favore di banche,avvocati,procuratori e sciacalli vari.

E mentre ci vogliono centinaia d’anni ad una foresta amazzonica per assumere un valore in legname tangibile,bastano un paio di gol ad un calciatore per avere lo stesso valore.

E così che anni di studio,anni di pratica medica necessari per fare un buon dottore non sono più confrontabili con chi viene pagato molto di più per stare chiuso in una casa a parlare dei fatti suoi ripreso dal grande fratello. Ma mentre sono tutti presi dalle inutili discussioni,non si accorgono che ogni sms mandato per scegliere un Tizio o un Caio vanno a rimpolpare le casse del gioco grande. Giocando da casa molti sperano di vincere anche loro,diventare finalmente alla pari degli altri “vincenti”.

Ma nel gioco ci sono finiti anche le nazioni. Non bastava tutta l’economia privata,non bastavano più le ricchezza dei paesi dell’Est,il lavoro delle tigri asiatiche. Il sistema aveva bisogno di nuovi capitali,e chi meglio degli stati con i loro gettiti delle imposte poteva apportarli. E’stato sufficiente trasformare i politici in “manager del sistema pubblico”. I ministri più importanti sono diventati quelli dell’economia. Ministeri come gli interni,la scuola,la cultura,l’esercito,una volta centrali nella politica di un paese sono diventati piccoli ed insignificanti incarichi amministrativi. L’incarico dei nuovi ministri dell’economia e quello di sottrarre capitali da poter giocare nel grande gioco mondiale. Prima i patrimoni accumulati in generazioni,poi le proprietà pubbliche,infine il gettito corrente,tutto è finito sul tavolo,nella speranza del colpo grosso nella roulette mondiale.

Nemmeno la Chiesa è rimasta fuori dal gioco. Marcinkus l’ha fatta giocare da subito e alla grande. La grande macchina della Chiesa ha iniziato a rastrellare tutto quello che poteva. Una struttura immobile per valori e sistema di pensiero sulla vita e sulla morte è diventata velocissima con la sua banca Vaticana in territorio fuori controllo e sotto la copertura di obiettivi umanitari. Ma neppure i sacramenti ed i conventi erano più adeguati. Le nuove velocità economiche non potevano aspettare nascite,matrimoni e morti,c’era bisogno di entrare nei business sanitari e dell’assistenza umanitaria,con i Don Verzé,i banchieri e faccendieri di dio,del dio denaro. E quando non bastò più un bell’8 per mille,ridiede nuova linfa al sistema della Chiesa. Un flusso costante di denaro,un rubinetto sempre aperto per una vasca bucata.

Ora ci dicono che i soldi sono finiti,come i giocatori d’azzardo dicono a casa per farsi imprestare altri soldi. E come quelli ci fanno promesse,ce li ridaranno,basterà pazientare,li riavremo con gli interessi. In fondo è un po’colpa nostra se glieli abbiamo fatti prendere anche prima.

di Andrea Portunato

Fonte: http://domenicofiniguerra.it/?p=2720


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